Ricostruire la relazione con gli ospiti, rilanciare il turismo, puntare sulla propria specificità per restare al passo. Dopo un anno che ha segnato un prima e un dopo nel settore alberghiero, con Bruno Randi, titolare dell’Hotel Vittoria – realtà che prima del Covid registrava 16mila presenze annue – facciamo il punto sulle strategie messe in campo da quella che è una porta d’ingresso per i turisti alla città.

Intervista a Bruno Randi, titolare dell’Hotel Vittoria

Come è cambiata la vostra attività dal marzo dell’anno scorso?

Prima del Covid eravamo a pieno regime e le camere occupate da mesi. Con l’arrivo della pandemia in Italia nel giro di dieci giorni tutte le stanze si sono svuotate, è stato un colpo durissimo e non potevamo aspettarci tutto questo. Da allora a oggi, siamo stati chiusi a periodi alterni in totale per circa due o tre mesi, ma abbiamo cercato di continuare a offrire il nostro servizio anche solo per due o tre camere. Questo non tanto per un guadagno economico – i costi fissi infatti sono rimasti gli stessi – ma per cercare di mantenere il rapporto con la clientela, che nel nostro settore è fondamentale.

Che impatto ha avuto tutto questo sul vostro lavoro?

Quest’anno abbiamo fatto il 45% del fatturato dell’anno prima, ma con costi fissi identici, e siamo stati costretti a mettere in cassa integrazione parte dei nostri dipendenti. In questi mesi molte aziende e clienti, nostri ospiti da tanti anni, hanno limitato i loro spostamenti. Il turismo d’affari e di lavoro, su cui da sempre puntiamo molto, è stato colpito fortemente, e ora bisogna vedere come evolverà la situazione con lo smart working: diverse aziende infatti si limitano oggi a fare gli spostamenti solo necessari.

Il turismo di business è il vostro target principale?

In realtà abbiamo un target vario a 360 gradi. È vero, c’è molto turismo di business legato alle fiere. Anche le manifestazioni principali del territorio portano un grande afflusso di persone. Riguardo queste ultime cito la 100 Km, Argillà, la Gran Fondo Cassani. C’è anche una clientela più varia: penso ad esempio alle compagnie teatrali, finalmente tornate in scena, e anche gli invitati ai matrimoni. Negli ultimi anni poi a Faenza è cresciuta anche la presenza turistica di piacere. Un turismo in crescita è anche quello legato alle biciclette: ospiteremo infatti turisti americani che faranno un tour sulle nostre colline con percorsi culturali ed enogastronomici.

Che misure avete applicato per rispondere alle normative?

Ci siamo subito adoperati contattando una ditta specializzata e abbiamo steso un protocollo sanitario per i clienti. Le camere sono sanificate tutti i giorni con prodotti specifici e certificati.

Tutto questo porta una maggior distanza con gli ospiti?

Sì. Al tempo stesso, essendoci meno ospiti, abbiamo modo di costruire una relazione più specifica con loro. Hanno capito tutti la situazione complessa in cui ci trovavamo.

Anche se ci sono state limitazioni nel servizio, nessuno si è mai lamentato. Al di là degli aspetti tecnici, è fondamentale creare un rapporto con il singolo cliente per trovare assieme le soluzioni migliori. Qualche giorno fa ci ha contatto una signora anziana, vaccinata, ma molto timorosa di tornare a viaggiare. Nonostante le nostre rassicurazioni sulla sanificazione, non voleva che nessuno entrasse nella sua stanza. Abbiamo così concordato che nella sua camera non entrerà nessuno durante il pernottamento, e così si è rassicurata.

Nonostante le difficoltà, dovete comunque guardare al futuro. Come rimanere al passo nel vostro settore?

Se non offri un servizio perfetto, un certo tipo di clientela non viene. Periodicamente poi bisogna investire.

Negli ultimi anni abbiamo fatto importanti investimenti per ammodernare l’albergo e le camere. Si deve poi sempre puntare sulla cordialità: se i clienti sono “coccolati” tornano. Un altro aspetto su cui vogliamo puntare è la caratterizzazione dell’hotel in ottica ceramica: ospitiamo opere di Carlo Zauli, Leandro Lega, Guerrino Tramonti, e anche vetrine con ceramiche di artisti contemporanei.

a cura di Samuele Marchi