Il destino dei braccianti (Editore Tempo al Libro, pagg. 176, euro 12) è veramente un gran bel libro. È uscito dalla penna di Giuseppe Toschi che ho avuto la fortuna di avere come dirigente e come amico nel mio ultimo decennio di insegnamento all’Istituto Comprensivo Carchidio Strocchi. Un’amicizia la nostra, nata e cresciuta nella condivisione delle molteplici e felici esperienze didattiche che Giuseppe sapeva mettere in campo con competenza e tanta determinazione.
Le stesse doti le ho ritrovate nelle pagine di questo suo libro in un intreccio quanto mai azzeccato fra la storia dell’evoluzione del mondo operaio, bracciantile e la narrazione delle vicende di due coppie di sposi che di quel mondo hanno fatto parte.
Il tutto si svolge nella zona di Conselice, in quella che noi residenti della fascia alta definiamo la Bassa Romagna. Un angolo della Romagna in cui, forse più che altrove, lo sfruttamento, la fatica e la miseria hanno segnato il destino di tante generazioni di uomini e donne, ma che, nello stesso tempo, li hanno temprati e preparati ad uscire da quella loro condizione di emarginati ancor prima di altri. Il cammino, lungo e faticoso, affrontato non senza contrasti, ma con coraggio e determinazione dalla gente della risaia e della bonifica, rivive preciso e puntuale nel racconto di Giuseppe.
È qui, nella terra dei braccianti e degli scariolanti, che il sogno di un miglioramento sociale fa nascere, fin dalla fine dell’Ottocento, le prime forme di quelle aggregazioni sociali che coinvolgeranno poi l’intera vita di quelle comunità.
È l’inizio di un percorso che, pur fra eventi drammatici e cambiamenti epocali, porterà verso quel tanto sospirato futuro migliore. Un percorso non facile che coinvolge in pieno i protagonisti del romanzo di Giuseppe negli anni del secondo dopoguerra e della successiva ricostruzione.
Per Tonino e Verbena, Paolo e Romana si aprono in quegli anni nuove prospettive per arrivare al tanto sognato riscatto che per generazioni è rimasto ancorato al solo e duro lavoro di quella terra in cui sono nati e cresciuti.
La radicale trasformazione del modo di vivere, la modernizzazione dell’agricoltura e l’avanzare dello sviluppo industriale li portano a intraprendere, con la stessa determinazione di sempre, cammini diversi verso quello che resta però l’obiettivo comune.
Le loro scelte difficili e sofferte, che sembrano scalfire l’amicizia di una vita, Giuseppe ce le racconta in modo chiaro e realistico con la passione di chi quel mondo l’ha conosciuto bene e ne ha condiviso gli ideali.
Il destino dei braccianti è un libro tutto da leggere. Una bella testimonianza di un passato che invoglia a guardare avanti.
Grazie a Giuseppe per averlo scritto.
Mario Gurioli
P.S. Mercoledì 23 giugno alle ore 21 nel cortile della Bottega Bertaccini in corso Garibaldi 4, Giuseppe Toschi presenterà la sua fatica storico-letteraria.