L’emergenza sanitaria sta dimostrando ancora una volta, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che non esistono alunni e genitori di serie A e alunni e genitori di serie B, ma solamente cittadini che hanno diritto a scegliere quale educazione ricevere. Questa l’analisi di Virginia Kaladich, presidente della Fidae, la Federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie. Dopo un’iniziale assenza che rimarcava ancora una volta questa disparità, nel decreto Sostegni bis sono finalmente previsti 50 milioni di euro per le scuole paritarie che serviranno per contenere il rischio epidemiologico all’avvio dell’anno scolastico 2021/22.
Un provvedimento frutto del lavoro di squadra messo in campo dalle associazioni della scuola paritaria cattolica tramite l’Agorà della parità, ma il cammino per una reale parità scolastica è ancora lungo.
L’intervista alla presidente Fidae Virginia Kaladich
Presidente Kaladich, come ha vissuto il mondo della scuola paritaria questi mesi?
Quando parliamo di effetti della pandemia, non dobbiamo mai dimenticarci che parliamo di quello che hanno vissuto le persone. Parliamo di alunni, in primis, ma anche genitori e docenti. Siamo stati messi di fronte a una realtà a cui non eravamo preparati, ma a cui dovevamo dare delle risposte. Eppure, come scuole, non ci siamo trovati tutti sullo stesso piano. Come scuole cattoliche siamo stati sorpresi come, già dal primo decreto Cura Italia dell’aprile dello scorso anno, la scuola paritaria non fosse presente, creando così una forte disparità che colpisce gli alunni, genitori e docenti che abitano queste scuole e sono cittadini italiani alla pari degli altri.
Quali soluzioni avete messo in campo?
Non ci siamo arresi. Le strade sono diverse: fare rete tra scuole cattoliche ed essere presenti nei tavoli di confronto per raccontare il valore delle nostre realtà. Fare rete non significa sminuire le singole specificità. La tradizione Fidae ci ha educato a pensare che il bene comune lo si raggiunge quando si è capaci di superare particolarismi e condividere idee e buone pratiche per collaborare alla generazione di un mondo più giusto, più vero, più bello: quello che san Paolo VI chiamava la civiltà dell’amore.
La Fidae in questi mesi ha promosso l’Agorà della parità, formata dai rappresentanti delle associazioni della scuola paritaria cattolica e d’ispirazione cristiana no profit. È stata costituita una Commissione per apportare un contributo unitario che contiene una lettura della situazione e alcune proposte frutto di un prezioso lavoro condotto da Agesc, Cdo Opere educative, Ciofs Scuola, Cnos Scuola, Faes, Fidae, Fism e Fondazione gesuiti educazione.
Che risultati ha prodotto questo cammino?
Già ad aprile dello scorso anno abbiamo realizzato un dossier, presentato al Ministero, per raccontare tutto quello che è stato messo in campo nelle scuole paritarie in Dad contenute in una Prassi di riferimento elaborata con l’Uni, ente italiano di normazione. Abbiamo lavorato fornendo linee guida che sono state adottate non solo dalle paritarie, ma da tutte le scuole, anche a livello internazionale. Nel decreto Sostegni bis, dopo un’iniziale assenza, siamo riusciti a ottenere lo stanziamento di 50 milioni. Proseguiamo a dialogare con tutte le forze politiche per garantire la libertà di scelta educativa alle famiglie, e andiamo avanti in questa direzione. Dal 2000 c’è una legge che non ha ancora trovato compimento, e l’Italia è fanalino di coda nel garantire la libertà di scelta educativa alle famiglie.
Come mai questo ritardo?
Sono trascorsi 21 anni, cambiano i colori politici al governo, ma sia tra le persone comuni sia tra chi siede ai tavoli istituzionali, c’è ancora tanta ignoranza su cosa sia realmente la scuola paritaria. L’obiettivo è quello di saperci raccontare nella società, sostenuti in particolare dalla Chiesa locale. È fondamentale in questo riscoprire la dimensione ecclesiale della scuola cattolica, che è espressione della carità educativa. A volte questo aspetto non viene sottolineato abbastanza. Su questo la Cei ci ha sempre sostenuto e lavoriamo su tavoli di confronto costanti. Ha stanziato borse di studio fondamentali per garantire ai giovani di studiare durante la Dad, ma il contributo non si limita al lato economico, è sostanziale nella carità educativa.
Samuele Marchi