Sono trascorsi ormai 77 anni dalla Liberazione di S. Agata sul Santerno e ogni anno il 12 aprile si celebra solennemente l’anniversario di quegli eventi indimenticabili. Lo ha affermato il sindaco Enea Emiliani in un’intervista online concessa al settimanale Sette sere. “Il 12 aprile è sempre una occasione particolare per ricordare la Liberazione del nostro paese. Quest’anno, però, c’è qualcosa in più per celebrare questa importante giornata. C’è un libro, appena uscito dalla Casa editrice Stear di Ravenna: “Un paese ferito… Dalla Nuova Zelanda a S. Agata sul Santerno”.

Gli autori sono Candido Parrucci, Armanda Capucci e Decio Testi e il libro contiene tanti documenti neozelandesi

Gli autori sono Candido Parrucci, Armanda Capucci e Decio Testi che ringrazio vivamente. Alcuni anni fa l’associazione “Primola” di Cotignola presentò al pubblico un filmato proveniente dalla Nuova Zelanda sulla liberazione in Bassa Romagna, aprile 1945, da parte degli Alleati dell’8^ Armata britannica con truppe neozelandesi: ecco il perché della provenienza di quel prezioso materiale fotografico. Candido Parrucci contattò l’archivio storico centrale di Wellington, capitale della Nuova Zelanda, ricavandone notizie inedite. Il libro è fatto su documenti neozelandesi, dall’estate 1944 fino al 9-10-11-12 aprile 1945. Colpiscono le foto dei bombardamenti con le fortezze volanti B-24 Liberator che sganciarono migliaia di bombe il 9 e il 10 aprile 1945. Poi, l’11 aprile, iniziarono l’attacco sul fiume Santerno i neozelandesi Maori. Quei soldati erano, in parte, volontari venuti da una terra tanto lontana a combattere e a morire per gente quasi sconosciuta.

I Tedeschi fecero un disperato tentativo di tenere le posizioni ma fu proprio la Compagnia del 23° Battaglione neozelandese a entrare in S. Agata il 12 aprile. Importante la testimonianza del nipote di un Maori tornato nel 2015 sui luoghi del nonno, l’eroico tenente Wiro Tibble. La seconda parte del libro presenta una serie di illustrazioni che consentono ai lettori, anche i più giovani, di vedere la distruzione di un paese, con le sue modeste abitazioni ridotte in macerie. Il libro si chiude con l’elenco di ben 91 vittime della guerra. Era questo lo scopo degli autori: non disperdere le testimonianze e farne tesoro soprattutto per le giovani generazioni.

Armanda Capucci