II Domenica Pasqua Quasimodo 11/4/2021 Anno B
Come bambini appena nati, desiderate il latte spirituale: vi farà crescere! Così l’antifona d’ingresso di questa II Domenica di Pasqua ci apre a un nuovo modo di essere e di porci in questo mondo. Come bambini appena nati. Fermiamoci un attimo su questo invito: come sono i bambini appena nati? Pensiamo alla loro fiducia infinita, alla condizione innata di ricevere tutto, e ai bisogni che non sanno non esprimere, con tutto il loro essere: piangono, gridono, si fanno sentire con insistenza, non solo per ricevere attenzione, ma soprattutto per il fine, per la meta: la crescita. Devono, dobbiamo crescere, devono, dobbiamo vivere.
Anche la prima lettura ci parla di bisogni: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune […] Veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. (At 4,32) Colpisce questa descrizione delle prime comunità dei cristiani, dipinta degli Atti degli Apostoli. Credere e testimoniare attraverso la condivisione dei beni e nel poter esprimere e riconoscere i bisogni reciproci, ecco la concretezza di ogni percorso di fede vera e incarnata.
Nel Vangelo colpisce l’opposizione tra la chiusura, le porte chiuse, le paure e dall’altra parte la dinamicità, il movimento della venuta di Gesù, suo “stare in mezzo”, le sue parole di vita, l’effusione dello Spirito, un altro dono di cui i discepoli e noi con loro abbiamo bisogno per crescere e per ricominciare. Oggi Signore aiutaci a porci queste domande: Quali fallimenti, delusioni, sofferenze, rancori e ferite mi hanno fatto chiudere le porte del mio cuore? Ti permetto di venire in questo luogo cupo e oscuro delle mie paure e rassegnazioni, dei miei dubbi? Gesù, tu non ti scandalizzi dei dubbi di Tommaso, ma ti avvicini ancora e tendi quelle mani ferite, aperte. Signore, educaci a questa libertà interiore di Tommaso, a dissentire con coraggio e verità, quando personalmente sentiamo il bisogno di fermarci, di mettere in questione ciò che non abbiamo ancora sperimentato nel cuore. Sarà al momento giusto per me, che dal mio cuore sgorgherà la confessione di fede bella e unica, come quella di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”