Il clima impatta anche sulla produzione di grano con le stime della trebbiatura al ribasso rispetto alla media produttiva, seppur in aumento nel confronto con un disastroso 2024.

Le stime di Coldiretti e Cai – Consorzi agrari d’Italia

La stima viene dalla Coldiretti e da Cai – Consorzi Agrari d’Italia, con il raccolto di grano duro per la pasta che dovrebbe attestarsi sui 3,7 milioni di tonnellate, mentre quello del tenero segnerà una produzione che arriverà sotto i 2,5 milioni di tonnellate, comunque su livelli qualitativi tra il buono e l’ottimo.

A causa del clima, in particolare ristagni idrici e successiva siccità, anche in Romagna, dove la campagna è praticamente conclusa, si segnala un calo produttivo medio del 10-15% rispetto al normale potenziale produttivo.

Sulle quotazioni, in ribasso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pesano ancora le importazioni selvagge – sottolinea Coldiretti – ‘alimentate’ anche dalle politiche di Trump. Proprio a ridosso del periodo di trebbiatura sono entrate in Italia ingenti quantità di grano straniero che ovviamente hanno fatto scendere le quotazioni di quello nazionale”.

Il commento del presidente di Coldiretti Bassa Romagna

“Le produzioni in provincia sono state piuttosto variabili, sia per quanto riguarda il ‘tenero’ che il ‘duro’ – afferma Domenico Calderoni, produttore cerealicolo di Bagnacavallo nonché presidente di Coldiretti Bassa Romagna e membro della Giunta provinciale. Siamo attorno ad una media di 58 quintali per ettaro rispetto ai circa 70 del 2024, quindi la contrazione c’è stata ma c’è anche la qualità, con il prodotto regionale molto buono se non ottimo.

Ora – conclude – auspichiamo che al netto delle importazioni il grano romagnolo ed italiano ottenga a livello di prezzo quella valorizzazione che merita”.

Invasione di grano duro dal Canada

Durante l’attuale campagna commerciale sono arrivati dal Canada quasi 800mila tonnellate di grano duro, oltre il doppio (+104%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti su dati della Commissione Ue.

“Una vera e propria invasione – evidenzia l’organizzazione – a conferma di un trend che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dallo stesso Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell’inondare il mercato italiano di prodotto, con gli arrivi che aumentano con l’avvicinarsi del periodo di raccolta, impattando sui prezzi. Il grano straniero viene peraltro coltivato usando spesso prodotti da anni vietati in Europa. Quello canadese, ad esempio, viene trattato in pre raccolta con il glifosato, con una modalità vietata nel nostro Paese”.

Contratti di filiera, ossigeno per i produttori

In questo quadro a tinte fosche, una boccata d’ossigeno è rappresentata dai contratti di filiera, come dimostra l’analisi dell’osservatorio di Consorzi Agrari d’Italia, che in questo strumento di valorizzazione crede fermamente.

“Agli agricoltori si è garantito fin da subito un prezzo d’acquisto certo, ed in buona parte dei casi il prezzo pagato all’agricoltore è stato superiore al prezzo medio di mercato, con punte del 25% per alcune nicchie di prodotto sul grano duro. Importante in quest’ottica è il tempismo: pur ritirando milioni di quintali ogni anno i contratti hanno infatti una capacità limitata ed è importante per l’agricoltore informarsi tempestivamente, già a partire dal pre-semina”.