Di fronte all’ennesima estate segnata dall’abbandono degli animali, i numeri parlano chiaro: decine di migliaia di cani lasciati ai bordi delle strade, nei parcheggi, lungo le statali. Un fenomeno che si ripete ogni anno e che rappresenta non solo un’emergenza etica, ma anche sociale e culturale. Ne abbiamo parlato con Veronica Berardi, educatrice e istruttrice cinofila che collabora con l’associazione Attivamente Cane Faenza e da anni lavora con cani di ogni razza, età e provenienza.

Superficialità, scelte impulsive e sopravvalutazione della propria capacità di gestione

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Veronica Berardi istruttrice cinofila presso il centro Attivamente Cane


«Quello dell’abbandono è un tema molto sentito da chi ama gli animali – spiega – ma c’è ancora una grande superficialità nella scelta di prendere un cane. Alla base c’è una finta conoscenza: tutti pensano di sapere cos’è un cane perché lo hanno visto a casa di un parente, di un vicino… Questo porta a sottovalutare l’impegno che comporta e a sopravvalutare le proprie capacità di gestione». Berardi evidenzia un problema di fondo: la mancanza di cultura cinofila di base, che spesso si accompagna a scelte impulsive. «Spesso si adotta pensando: “Se ce l’ha quella persona, posso farcela anch’io”. Ma ogni cane ha esigenze specifiche. Prima dell’adozione, sia un meticcio o un cane di razza, serve consapevolezza: conoscere le caratteristiche dell’animale, capire se si è in grado di garantirgli l’ambiente e l’equilibrio emotivo di cui ha bisogno».

«Prima si trova una soluzione per il cane, poi si prenotano le ferie»

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Una delle domande che più spesso riceve riguarda proprio l’estate: “Se vado in vacanza per dieci giorni, il cane si dimenticherà di me?” «Domande del genere – spiega – mostrano una scarsa conoscenza del cane da punto di vista cognitivo. I cani sono dotati di memoria eccellente . Il punto non è se si dimentica di noi, ma se siamo capaci di programmare la sua estate prima della nostra».
Ed è qui che arriva l’appello: «Prima si trova una soluzione per il cane, poi si prenotano le ferie». Perché oggi le alternative non mancano: dalle pensioni cinofile alle strutture turistiche pet friendly, passando per la rete di dog sitter qualificati. «Certo, bisogna organizzarsi in tempo – precisa Berardi – ma le possibilità ci sono. E poi ricordiamoci sempre: il cane non è un obbligo. Se non siamo disposti a metterlo al centro della nostra vita, è meglio non prenderlo».

L’ abbandono è quasi sempre frutto di una scelta sbagliata all’origine


Nel suo lavoro quotidiano con cani di ogni età, Veronica sottolinea quanto le adozioni – soprattutto quelle dai canili – debbano essere affrontate con attenzione e realismo. «Adottare è un gesto bellissimo, ma non basta dire “l’ho salvato”. Bisogna creare attorno al cane una struttura di vita adeguata, un ambiente sereno e coerente. Avere un giardino o un altro cane della stessa razza non garantisce il benessere dell’animale». Ci sono ancora molti pregiudizi. «Ogni caso è a sé e l’età non è garanzia di nulla. Il cucciolo richiede tanto tempo, ma anche il cane adulto può avere bisogni particolari, soprattutto se proviene da una situazione difficile: ecco perchè si fanno delle valutazioni soggettive». Alla fine, l’abbandono è quasi sempre il frutto di una scelta sbagliata all’origine. Per questo, Berardi insiste sull’importanza di affidarsi a professionisti prima ancora di portare un cane a casa. «Anche una semplice consulenza iniziale con un educatore può aiutare a capire se siamo pronti davvero».

Samuele Marchi