La potremmo chiamare la “trilogia dei giovani”, dopo “Adolescence” (Netflix) che ci parla delle difficoltà delle famiglie a capire i propri figli nel periodo critico dell’adolescenza e “Dieci capodanni” (Rai Play) che ci racconta il mondo dei giovani quando, usciti dall’università, costruiscono rapporti, relazioni, famiglie. A chiudere il cerchio ci pensa “Normal people” che esplora il periodo di mezzo, senza fronzoli e senza menzogne: le scuole superiori, l’università, i sentimenti di una generazione alle prese con le delusioni, le ambizioni, le frustrazioni della vita e dell’amore, gli ormoni che vanno a mille, la fatica di guardare con entusiasmo alla propria vita e al suo domani.

Normal People è tratto dal libro di Sally Rooney e la serie tv è uscita per la BBC. Ora è visibile gratuitamente su Rai Play e la visione è consigliata ad un pubblico adulto, come ci viene ricordato all’inizio di ogni puntata. In Normal People non succede nulla, ma in realtà avviene tantissimo. Sono dodici episodi da circa trenta minuti ciascuno, che scorrono in modo lieve eppure molto denso. Una storia come tante, con il mondo di Connell – lo sportivo più popolare del liceo nella contea di Sligo sulla costa atlantica dell’Irlanda – e di Marianne, ragazza strana, cinica e scostante. Ci racconta l’amicizia e poi l’amore tra questi due giovani, ognuno trincerato nelle sue paure e debolezze, che nel corso dell’esperienza al liceo e poi dell’università a Dublino incroceranno spesso le loro strade. Lo sfondo malinconico della campagna irlandese, le vite dei due protagonisti che scorrono tra gli imprevisti, le gioie e le incomprensioni che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha incontrato sul suo cammino.

Gli attori che interpretano i due protagonisti (Paul Mescal e Daisy Edgar-Jones, irlandese lui, britannica lei) con la loro performance piena di calore, di empatia, ma anche di dolore, grazie alla serie sono stati lanciati nel mondo hollywoodiano, diventando due stelle ambitissime del cinema e della tv internazionale. In Normal People non importa il finale, ma come si è arrivati al termine del viaggio: i protagonisti saranno anche il frutto della mente di una scrittrice di romanzi, ma ci somigliano talmente tanto che ci appassiona vederli, capirli, provare affetto, rabbia, frustrazione per le scelte che faranno nel corso della loro vita. Connell e Marianne di Normal People in realtà siamo noi e questo rende la visione un’esperienza indimenticabile, perché ci racconta di noi alle soglie della vita adulta, dei nostri figli, o anche dei nostri nipoti, e del desiderio di una vita che abbia un significato che vada oltre le apparenze.

Tiziano Conti