Un evento culturale che intreccia arte, storia e ricerca: al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza sarà presentato il volume di Raffaella Ausenda dedicato alla produzione ceramica milanese del XVIII secolo, con interventi di studiose esperte del settore.

La presentazione al Mic Faenza con l’autrice e due importanti studiose

Venerdì 23 maggio 2025, alle 17, presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, si terrà la presentazione del volume La maiolica a Milano nel Settecento, pubblicato da Polistampa nel 2025.

All’incontro interverranno Valentina Mazzotti, conservatrice del Mic Faenza, e Oliva Rucellai, capo conservatrice del Museo Ginori, che dialogheranno sull’opera della storica dell’arte Raffaella Ausenda, che sarà anch’essa presente.

L’ingresso è libero, e l’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività culturali volte a valorizzare il patrimonio ceramico italiano e la sua evoluzione nel tempo.

Un volume di riferimento per gli studi sulla ceramica italiana

Il volume, di 416 pagine e corredato da oltre 500 immagini a colori, si qualifica come un’opera di ampio respiro dedicata a una stagione artistica significativa per l’arte ceramica italiana.

L’autrice, Raffaella Ausenda, propone una ricognizione estesa e analitica del contesto produttivo della maiolica milanese del XVIII secolo, con un approccio interdisciplinare che intreccia analisi storico-artistica, ricerca archivistica e confronto internazionale.

La stagione della maiolica fina nella Milano del XVIII secolo

In particolare, si approfondisce la nascita e lo sviluppo della cosiddetta “maiolica fina”, apprezzata per l’elevata qualità sia materica sia formale, che si proponeva come alternativa alla più rinomata porcellana.

Nel 1745, sull’onda economica favorevole dell’impero austriaco, Felice Clerici fonda la prima manifattura moderna di maiolica fina della città.

Adotterà modelli artistici innovativi elaborando forme e decori europei e orientali, e riscuoterà grande successo. Il suo miglior pittore, Pasquale Rubati, si renderà indipendente una decina d’anni dopo producendo con fortuna degli oggetti di particolare ricercatezza.

Per un breve periodo, negli anni Settanta, sarà attiva anche una terza azienda: la “Fabbrica di Santa Cristina”. A partire da un’indagine approfondita sull’imponente collezione privata MIP, Raffaella Ausenda ripercorre la storia produttiva delle tre industrie, e attraverso un confronto aggiornato con le altre manifatture contemporanee europee – italiane, francesi, austriache, inglesi – offre una panoramica esaustiva di modelli, forme e decori dell’epoca. La ricerca negli archivi milanesi ha permesso, in particolare, di portare alla luce molti documenti inediti, tra cui puntuali descrizioni delle manifatture e degli inventari da dove è stato possibile dedurre nuove informazioni produttive.