La viticoltura emiliano-romagnola registra un incremento significativo nella produzione, consolidando il ruolo delle cantine cooperative. Tuttavia, emergono preoccupazioni legate ai dazi statunitensi e alle sfide climatiche.
Numeri in crescita: Emilia-Romagna terza in Italia per produzione
Con oltre 50.000 ettari di superficie vitata, pari al 7,6% del totale nazionale, l’Emilia-Romagna si conferma tra le principali regioni italiane per la produzione di uva da vino.
Una realtà in cui le cantine cooperative e sociali svolgono un ruolo determinante: più dell’80% dell’uva prodotta viene infatti conferita a queste strutture, che si occupano della trasformazione, imbottigliamento e commercializzazione, spesso sotto marchi riconosciuti del Made in Italy.
È quanto emerge da un’elaborazione di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna, basata sul focus “L’Italia del vino: superfici, costi ed export” curato da Censis-Confcooperative e presentato al Vinitaly di Verona. All’importante fiera internazionale del vino, sono presenti 12 cantine cooperative aderenti alla Federazione regionale.
Nel 2024, la produzione regionale di vino ha raggiunto i 6.903.977 ettolitri, pari al 14,4% della produzione italiana. Un dato che posiziona l’Emilia-Romagna al terzo posto a livello nazionale, dopo Veneto e Puglia, con un aumento dell’11,1% rispetto al 2023 e quasi del 20% rispetto al 2019.
A trainare la crescita sono province come Ravenna, con 2,9 milioni di ettolitri, e Reggio Emilia con 1,4 milioni. Inoltre, considerando la resa per superficie coltivata, la regione guida la classifica nazionale con 137,6 ettolitri per ettaro.
Cantine cooperative: motore della filiera
«Questi numeri confermano il ruolo fondamentale della cooperazione nel comparto vitivinicolo regionale», ha dichiarato Aristide Castellari, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna e presidente di Agrintesa, presente al Vinitaly.
«Nel Padiglione 1, dedicato all’Emilia-Romagna, è evidente la forza delle cantine cooperative e sociali, protagoniste sia in stand propri sia all’interno dei Consorzi di tutela».
Le sfide: patologie, clima e regole europee
Castellari ha inoltre evidenziato le principali priorità del comparto: da un lato, difendere le produzioni da minacce come le nuove patologie delle piante, gli effetti del cambiamento climatico e norme europee poco aderenti alle esigenze produttive. Dall’altro, ha sottolineato l’importanza di promuovere il vino emiliano-romagnolo a livello internazionale, chiedendo un sostegno concreto dalle Istituzioni, a partire dalla Regione.
Export e dazi: l’incognita USA
Non mancano però le preoccupazioni, soprattutto legate ai dazi imposti dagli Stati Uniti, principale mercato di destinazione per il vino italiano. «Il nostro settore è il più colpito – ha spiegato Castellari – e il timore è che lo scenario possa peggiorare».
Da qui l’appello all’Unione Europea affinché eviti guerre commerciali, avvii nuovi negoziati e apra canali con altri mercati.
Un appello all’Europa: meno burocrazia, più ricerca
Infine, Castellari ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: «Serve uno scatto in avanti nella difesa della competitività delle nostre imprese. Il comparto vinicolo si trova ad affrontare campagne di comunicazione denigratorie, aggravi burocratici che scoraggiano gli investimenti e risorse insufficienti per la ricerca».