Il pellegrinaggio giubilare della diocesi di Faenza-Modigliana a Roma è stato un’esperienza di profonda spiritualità e comunione. Oltre agli aspetti organizzativi, ciò che ha prevalso è stata la consapevolezza di vivere un vero evento di fede, come racconta don Tiziano Zoli, delegato diocesano per il Giubileo e presidente di Opero. «Dal punto di vista organizzativo è andato tutto bene – racconta don Tiziano, che è anche parroco di Solarolo – ma la cosa più bella è che è stato un vero pellegrinaggio giubilare».

Il sacerdote sottolinea come non fosse scontato che l’esperienza mantenesse il suo carattere spirituale. «La tentazione di lasciarsi sopraffare dai problemi organizzativi o dai piccoli disagi era dietro l’angolo. Invece, la soddisfazione spirituale dei pellegrini ha prevalso su tutto». Un ruolo importante lo ha avuto la cura della liturgia, valorizzata dalla bellezza delle basiliche romane e dal coro Laudate Dominum, un gruppo interparrocchiale, guidato da Rosa Ricci e Daniela Peroni. Un servizio che ha reso ancora più intensa l’esperienza di preghiera e canto durante il cammino giubilare. Ma cosa resta nel cuore dopo questa esperienza? Don Tiziano non ha dubbi. «Oltre ad aver partecipato a un evento di Chiesa universale, abbiamo riscoperto quanto sia importante, nei nostri luoghi e comunità, essere seminatori di speranza».

Il sacerdote richiama le parole del vescovo Mario Toso, pronunciate durante l’omelia della messa conclusiva. «È fondamentale che la nostra Romagna non chiuda le porte a Cristo. Sarà una disgrazia se diventerà indifferente rispetto al suo amore appassionato». Un monito che diventa anche un invito a guardare avanti con rinnovato impegno. E ora? Quale sarà il passo successivo dopo il pellegrinaggio? «Adesso viene il bello – afferma don Tiziano – perché siamo chiamati a condividere la speranza e la gioia della fede con chiunque, senza limitarci agli elementi celebrativi del Giubileo». Non si tratta di un evento concluso, ma di un impegno che continua. «Dobbiamo essere testimoni – afferma don Tiziano – portare il Vangelo anche davanti alle tante porte chiuse che incontriamo nella nostra quotidianità. Se ci sono quattro Porte Sante aperte, attorno a noi ne troviamo tante chiuse. Chiedetelo ai sacerdoti impegnati nelle benedizioni pasquali». Un messaggio chiaro: il pellegrinaggio non si esaurisce con il viaggio a Roma, ma continua nella vita di ogni giorno, nelle nostre comunità, dove siamo chiamati a portare la luce della fede e della speranza.