“Alle 7.35 il vescovo di Roma Francesco è tornato alla casa del Padre”. Lo ha annunciato il cardinale Farrell, “con profondo dolore”. “La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa”, ha proseguito il cardinale annunciando la notizia ai fedeli. “Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio uno e trino”.
Le parole del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei
“È un momento doloroso e di grande sofferenza per tutta la Chiesa – ha detto, ricevuta la notizia, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente dalla Cei -. Affidiamo all’abbraccio del Signore il nostro amato Papa Francesco, nella certezza, come lui stesso ci ha insegnato, che tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre. Chiedo a tutte le Chiese in Italia che siano suonate le campane delle chiese in segno di lutto e che siano favoriti momenti di preghiera personale e comunitaria, in comunione tra di noi e con la Chiesa universale”.
Il pontificato di Francesco, una guida nel buio della storia
La Chiesa è in lutto. Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre all’età di 88 anni. Il suo pontificato, durato dodici anni, ha segnato profondamente non solo la vita ecclesiale, ma anche il cammino dell’umanità nel tempo della complessità e della crisi globale. Tra le immagini che resteranno scolpite nella memoria collettiva, ce ne sono due che parlano da sole. La prima è quella del Papa che, il 15 marzo 2020, percorreva da solo e a piedi una Roma silenziosa e deserta, diretto alla chiesa di San Marcello al Corso, per pregare davanti al Crocifisso miracoloso e invocare la fine della pandemia. L’altra è quella, ancora più iconica, del 27 marzo 2020: un uomo solo in una piazza San Pietro vuota e battuta dalla pioggia, sotto lo sguardo della Salus Populi Romani. Davanti a quel Crocifisso, Francesco si è fatto voce di un’umanità impaurita e smarrita. In silenzio, ha gridato la fede, la speranza e la compassione della Chiesa.
Un pastore universale
Il pontificato di Francesco si è svolto in un tempo difficile, segnato dalla pandemia da Covid-19, dalle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, dalla crescente crisi climatica, dalle migrazioni e da un mondo attraversato da nuove povertà e tensioni. Eppure, in questo scenario, Francesco ha scelto di essere un pastore vicino, mite e profetico. Ha indicato nella fraternità, nella cura del creato e nell’annuncio della misericordia il cuore del Vangelo.
Le parole scritte, i gesti vissuti
Il magistero scritto di Papa Francesco è ricco e profondo. In dodici anni ha donato alla Chiesa quattro encicliche: Lumen fidei, Laudato si’, Fratelli tutti e Dilexit nos – testimonianza di una fede luminosa, di una coscienza ecologica, di una fraternità universale e dell’amore che Dio ci dona per primi.
A queste si aggiungono sette Esortazioni Apostoliche, tra cui la programmatica Evangelii gaudium e la famigliare Amoris laetitia, pietre miliari di una Chiesa chiamata alla gioia dell’annuncio e alla prossimità delle relazioni.
Una Chiesa in cammino
Francesco ha fatto della “Chiesa in uscita” uno stile, e non solo uno slogan. Lo raccontano i numeri dei suoi viaggi: 47 Viaggi apostolici internazionali in 66 Paesi e 40 Visite pastorali in 49 città italiane. Il mondo ha incontrato il Papa nei luoghi più periferici e sofferenti, ma anche nei grandi eventi ecclesiali, come le quattro Giornate Mondiali della Gioventù a cui ha preso parte: da Rio de Janeiro a Cracovia, da Panama a Lisbona. Nel corso del suo pontificato, ha creato 163 cardinali in 10 Concistori, tra cui 133 elettori. Ha canonizzato 942 nuovi santi, segno di una santità che non è lontana ma quotidiana, incarnata, possibile.
Un’eredità che ci interpella
Francesco ha ricevuto 328 capi di Stato e dignitari, dialogando con il mondo politico e civile senza rinunciare alla profezia evangelica. Ha aperto ponti, costruito dialoghi, allargato gli orizzonti della fede fino a includere tutti: poveri, migranti, malati, carcerati, credenti di altre religioni. Oggi, mentre lo affidiamo al Signore, ci resta il compito di custodirne l’eredità: una Chiesa che cammina insieme, che ascolta, che consola, che si sporca le mani con la vita vera. Come ha ricordato il nostro vescovo Mario Toso, “in questo momento di dolore, lasciamoci guidare dalla Speranza. La Croce resta il nostro punto fermo: lì dove Francesco ha sempre rivolto lo sguardo, lì dove anche noi dobbiamo imparare a ripartire”.