Ero a Roma sabato 15 marzo, alla manifestazione “Tante città, una piazza per l’Europa”. Ci sono andato insieme a mia figlia, io in piazza per la prima volta dopo il sessantotto, lei per la prima volta nella sua vitta, nonostante non sia più una ragazzina. Abbiamo visto tanta bellezza: nei volti, nei sorrisi, nelle bandiere blu dell’Europa, nelle parole di tutti piene di desideri che le cose migliorino. Non c’è stato spazio per insultare gli avversari, per metterli in ridicolo: c’era solo tanta voglia di fare passi avanti nei diritti, nelle libertà, nella democrazia, nell’accoglienza a chi è diverso da noi, che – comunque – siamo tutti esseri umani.

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“Siamo in tanti perché siamo un popolo. Diversi ma europei”, queste le parole di Michela Serra davanti ad una piazza strapiena, secondo gli organizzatori almeno 50mila persone, senza neanche una bandiera di partito, ma solo quelle dell’Europa, infinite per tutta Piazza del Popolo. “Una piazza che unisce persone e idee diverse è uno scandalo, e questo scandalo ha un nome: democrazia. Non è molto di moda la democrazia nel mondo, ci sono luoghi in cui alle bambine non è concesso di andare a scuola, in cui si assassinano gli oppositori, i libri vengono messi al bando, le idee schiacciate, gli omosessuali o i trans sono perseguitati per legge, le persone sono sottoposte al dominio del padrone e all’arbitrio del padre. Qui no, perché siamo in Europa”. E quindi, “diamoci una mossa”. Ricordiamoci che l’Europa è la salvezza “quando ricacciamo i migranti in mare, quando pensiamo che la resistenza degli ucraini sia solo una scocciatura che ci impedisce di riposare tranquilli, ricordiamoci che le madri dell’Europa sono la libertà e la pace. Nessuna delle due può esistere senza l’altra. Nessuno può sentirsi in pace se è oppresso, invaso e sottomesso e niente sospende la libertà degli esseri umani quanto la guerra”.

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E ha concluso con parole semplici, ma che racchiudono un mondo: “Non perdiamoci di vista”, un impegno alla portata di ciascuno di noi. Poi tantissimi interventi di testimoni, di persone normali come ciascuno di noi: un progetto politico innovativo e rivoluzionario che non si rivolge al passato, ma parla del domani, parla dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ne valeva la piena: con un po’ di retorica potrei dire che sono tornato a casa contento, sorridente ma anche consapevole che il mondo sta cambiando e quella piazza ci racconta quale dovrà essere il ruolo della nostra Europa.

Tiziano Conti