A conclusione di una intensa mattinata al Convegno di Comunità Democratica a Milano, Pierluigi Castagnetti è intervenuto con una dichiarazione preliminare rivolta soprattutto ai numerosi giornalisti presenti con la quale ha voluto smentire e definitivamente cancellare qualsiasi ipotesi del mondo cattolico democratico laico di voler costruire un nuovo partito di centro. “Non abbiamo alcuna intenzione di creare né un nuovo partito popolare né una Margherita 2.0 ma abbiamo la volontà di ridare voce, anche politica, alla vivacità e alla forte presenza del mondo cattolico”.

In effetti, il dibattito della mattina, animato da importanti interventi del sindaco di Milano Giuseppe Sala, di Ernesto Maria Ruffini, di Maria Pia Garavaglia, aveva sottolineato l’assenza del mondo cattolico nel dibattito e nell’impegno politico militante. Maria Pia Garavaglia, già Ministro della Repubblica, aveva affermato che da tempo l’area cattolico democratica si era impegnata nel prepolitico, come il volontariato, la cooperazione, la Caritas, l’accoglienza e in altre esperienze di cui la società civile richiedeva un forte impegno. “Tuttavia oggi si è capito che è necessario e importante l’impegno militante con programmi per l’economia, per le imprese, per la transizione ecologica, dando risposte politiche attraverso un percorso condiviso con le realtà presenti nel partito democratico”.

Tutti gli intervenuti hanno sostenuto che il punto non è quello di costruire nuovi partiti e neppure aree all’interno di un Partito, ma coinvolgere nuovi elettori andando a cercarli in quella metà di popolazione che ha smesso di affidare alla politica le proprie speranze, strappandoli via da quell’astensionismo che è la più grande forza politica di questo Paese, se solo trovasse il modo di essere coinvolta in un processo e in un cammino. La crisi della democrazia e i pericoli per questa non sono i rigurgiti fascisti o il populismo ma il progressivo allontanamento dall’esercizio democratico del voto di gran parte della popolazione. Fondamentale diventa quindi riportare all’esercizio democratico i milioni di persone che hanno visto i partiti instaurare progressivamente un modello neofeudale con “feudatari” che difendono i privilegi. Gli oratori hanno quindi unanimemente sottolineato la necessità di una nuova presenza forte, ben visibile, comprensibile sui temi più importanti della società civile.  

Nel pomeriggio, alla riapertura del Convegno, Romano Prodi ha ribadito un concetto che ha dominato il dibattito, a Milano ma anche a Orvieto, dove in contemporanea si svolgeva un altro dibattito con la presenza di Enrico Morandi, Paolo Gentiloni, affermando di essere stati troppo a lungo silenti in politica e all’interno del Partito Democratico, l’unica forza politica che possa progettare il futuro. Prodi ha sottolineato che “noi riformisti dobbiamo ascoltare e aggregare le tante realtà sociali esistenti nel Paese, dai sindaci ai sindacati, all’associazionismo diffuso al volontariato militante e proporre forti obiettivi politici per i diritti sociali, l’economia, il ruolo della migrazione, l’evasione fiscale e una forte politica estera, europea, che comprenda l’abbandono dell’unanimismo, una difesa comune oltre che bancaria e fiscale”. Sulla difesa comune Prodi ha rilevato come l’insieme delle spese militari di tutti i Paesi Europei ammonta a circa la metà di quella degli Stati Uniti e supera quella cinese per cui solo unitariamente potrà essere costituita una efficiente difesa europea.

A conclusione del convegno è stato sottolineato da molti oratori l’importanza della data del 18 gennaio, giorno e mese nel quale fu lanciato l’appello di Don Sturzo ai liberi e forti e nel 1945 si concluse la liberazione di Milano, dando avvio alla fase democratica e costituente della Repubblica.

 Pietro Baccarini