Accompagnare un ragazzo con disabilità, aiutare i bambini con i compiti o gli stranieri con l’italiano, ripulire gli argini dei fiumi o tinteggiare le aule della propria scuola, sono solo alcuni dei lavori socialmente utili che gli studenti sospesi devono sostenere a seguito della decisione presa dal ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara lo scorso ottobre. A Faenza, però, non è una novità. «Il nostro obiettivo era proporre una risposta educativa. Nella nostra scuola di fatto già da anni avevamo adottato misure simili – spiega Paola Falconi, dirigente del liceo Torricelli-Ballardini -, dove gli studenti aiutavano i collaboratori scolastici nella manutenzione degli spazi comuni o affiancavano compagni con disabilità».

“Le infrazioni legate a comportamenti inappropriati, ma la sospensione è l’ultima spiaggia”

I ragazzi sospesi frequentano regolarmente la scuola al mattino mentre al pomeriggio ecco che, a seconda del ‘reato’ commesso e delle inclinazioni, scatta il lavoro presso una delle associazioni messe a disposizione del comune. Le infrazioni che portano alla sospensione sono spesso legate a comportamenti inappropriati, come atti di vandalismo, scherzi pesanti ai docenti, violenza verbale o fisica verso i compagni. Tra le ’violazioni’ anche l’uso di un linguaggio aggressivo. «Il problema più grande è l’eccesso nei comportamenti, soprattutto nei confronti di docenti e compagni. Su questo siamo molto severi: è fondamentale che i ragazzi comprendano che certi atteggiamenti o un linguaggio violento non sono accettabili. La sospensione, però, arriva come ultima risorsa – precisa Falconi – , dopo aver provato con il dialogo e, in alcuni casi, il supporto di uno psicologo». Il tempo da dedicare all’attività varia in base alla gravità della sanzione: una sospensione di un giorno, ad esempio, viene convertita in cinque ore di attività, che possono essere svolte anche un’ora alla settimana per cinque settimane.

L’assegnazione delle attività in base alle inclinazioni e all’infrazione commessa

«L’idea – continua Falcone – è di non penalizzare il ragazzo sul piano dell’apprendimento, ma di aiutarlo a sviluppare una maggiore consapevolezza sociale, lavorando su valori come solidarietà, empatia e responsabilità. Deve comprendere che ogni comportamento ha delle conseguenze, positive o negative». L’assegnazione delle attività non è casuale: viene valutata attentamente dal consiglio di classe, insieme alla famiglia dello studente. «I genitori accettano la conversione della sospensione e scelgono insieme al ragazzo l’attività più adatta – spiega Falcone –. La decisione finale viene presa in base alla storia personale dello studente e al tipo di infrazione commessa». Se uno studente ha difficoltà in alcune materie, difficilmente verrà inserito in un’attività di supporto compiti. Al contrario, se ha abilità pratiche o una predisposizione alla leadership, verrà coinvolto in un contesto che possa rafforzare la sua autostima e metterne in luce le capacità. I risultati sono incoraggianti. «I ragazzi tornano più maturi e consapevoli – conclude Falconi –. Il nostro non è un approccio punitivo, ma educativo».

Barbara Fichera