Definirei il libro del vescovo Mario Toso come un potente antidoto contro la stupidità. E mi riferisco alla teoria elaborata dal teologo protestante Dietrich Bonhoffer, imprigionato e messo a morte dai nazisti, secondo cui per il Bene la Stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità, perché rende le persone incapaci di pensare e di agire responsabilmente. In questo modo lo stupido si trasforma in uno strumento senza volontà e sarà capace di qualsiasi malvagità, non essendo più capace di riconoscerla come tale. Il libro Chiesa e Democrazia invita pertanto a riflettere, a pensare e ad agire secondo i dettami della coscienza cristiana.
Papa Francesco ci ha ricordato a Trieste che il beato Giuseppe Toniolo, che ha dato avvio alle Settimane sociali nel 1907, affermava che la democrazia si può definire «quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori».
L’amore della Chiesa per la democrazia nasce dalle tragedie del XX secolo. È un secolo terribile che si apre con uno stato italiano laico, se non laicista e anti-clericale, che partecipa alla Prima Guerra mondiale (che scoppia nonostante i moniti di papa Benedetto XV), uscendone vittorioso, ma a un prezzo altissimo. Si aprì poi una fase molto tormentata per l’Italia caratterizzata dall’avvento del totalitarismo fascista, con gli omicidi di Don Minzoni e di Matteotti, la sottoscrizione del Concordato, le guerre di Mussolini in Etiopia e in Spagna, le leggi razziali e lo scontro tra i totalitarismi fascismo, nazismo e comunismo. Papa Ratti, Pio XI levò più volte la sua voce contro il nazismo, che considerava una religione pagana e morì mentre stava per condannare ufficialmente anche il fascismo. Il suo successore papa Pacelli Pio XII si trovò a dover gestire un peso enorme in un mondo dove erano presenti contemporaneamente Mussolini, Hitler e Stalin e una guerra mondiale caratterizzata da una ferocia e da una volontà di sterminio e annientamento che l’Europa aveva conosciuto solo 300 anni prima, nella Guerra confessionale dei Trent’anni. Nel messaggio di Natale del 1942, Pio XII, intravvedendo la fine del fascismo e del nazismo ebbe un ruolo decisivo nel costruire la Democrazia italiana, chiamando a raccolta gli studiosi cattolici, che poi diedero vita al Codice di Camaldoli, che è scritto, per usare le parole del cardinale Zuppi, con lo stesso inchiostro con cui è scritta la Costituzione italiana. Senza questa intuizione decisiva, il destino dell’Italia sarebbe stato molto più incerto, per non dire peggiore.
Recita l’art. 7 della Costituzione «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».
La riflessione sul presente
Il cardinale Zuppi a Trieste si è chiesto qual è il contributo che la Chiesa può fornire all’Italia oggi? È quello di ricordarle che l‘umanesimo e la centralità della persona sono la vera identità dell’Italia e devono essere la strada maestra per la soluzione dei tanti problemi: inverno demografico, crescita delle disuguaglianze, percentuali di abbandono scolastico, astensionismo e disaffezione sempre più numerosa alla partecipazione democratica, transizione ecologia e accoglienza ai migranti, necessità di trattamento di umanità che ogni persona, anche il carcerato condannato per i reati più gravi, deve ricevere. Diceva Konrad Adenuaer, cattolico, tedesco e romano di Colonia, cancelliere tedesco e uno dei cofondatori, insieme a De Gasperi e Schumann dell’Europa: «Lo sforzo per il superamento dello stato di bisogno verso la giustizia sociale sarà la nostra più alta stella polare del nostro comune lavoro».
Il Presidente Mattarella, sempre a Trieste, ha ricordato che non ci si può accontentare di una democrazia a “bassa intensità”, con una bassa partecipazione, che rende imperfetta la democrazia e lede la libertà. La partecipazione serve a rafforzare la condivisione intorno a valori supremi di libertà e democrazia è il collante, irrinunciabile, della nostra comunità nazionale e presupposto per il perseguimento dell’unità ed integrazione europea. Nel suo recente discorso a Marsiglia, il Presidente Mattarella ha messo in guardia dal pericolo che regimi dispotici e illiberali possano essere ritenuti una forma di governo più efficace rispetto alla democrazia. Sempre citando Adenauer: «la democrazia è soprattutto una questione di comportamento degli esseri umani delle loro relazioni interpersonali».
È importante notare che la piazza di Colonia dove si trova il Duomo si chiama dal 1971 Roncalliplatz, in onore di San Giovanni XXIII, autore dell’enciclica Pacem in Terris, che, come ha osservato il cardinale Parolin, costituisce il suo testamento. Sempre Parolin ha evidenziato che «quelle parole così intense di Roncalli sono un patrimonio da custodire e far crescere, ciascuno assumendosi le proprie responsabilità». La Pacem in Terris è una delle encicliche fondamentali in tema di democrazia.
Nella società italiana emergono preoccupanti segni di stanchezza causati, come ha affermato il cardinale Delpini, nel dicembre 2024, dagli incidenti sul lavoro, dalla mancanza di lavoro per i giovani, da una burocrazia ossessiva e fine a se stessa, da una politica rissosa e inconcludente, da una gestione miope (per non dire altro) della cosa pubblica e da molti altri problemi. Spetta anche ai cattolici dare il proprio contributo alla risoluzione di questi problemi con un impegno quotidiano, a favore di giustizia sociale, ecologia integrale, e pace, impegno che sia costruttivo e che cerchi sempre di trovare dei punti di convergenza.
Papa Francesco, sempre a Trieste, ha affermato che sull’esempio di Giorgio La Pira, i laici cattolici devono avere la capacità di «organizzare la speranza», attraverso l’organizzazione di progetti di pace e di buona politica, divenendo artigiani di pace e democrazia, e testimoni contagiosi di partecipazione. Sempre papa Francesco afferma che «il ruolo della Chiesa è coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Senza speranza, saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del futuro».
Il libro del vescovo Mario ci invita a riflettere su questi temi così importanti e ad agire per il Bene comune. E per questo, come per il suo instancabile impegno sempre profuso per la nostra Diocesi, e particolarmente in circostanze eccezionali, come Covid, alluvioni e terremoti, gliene siamo e saremo sempre grati.
Paolo Castellari