Legambiente Lamone Faenza e Faenza Eco-logica esprimono forti critiche sul progetto del biodigestore di Granarolo Faentino, evidenziando numerosi aspetti critici legati all’impatto ambientale, territoriale e alla sostenibilità dell’impianto.

Le criticità del progetto secondo Legambiente

Il Circolo Legambiente Lamone Faenza ha accolto con favore le recenti dichiarazioni dell’amministrazione comunale, che hanno espresso dubbi sulla compatibilità del biodigestore con il territorio di Granarolo Faentino.

Tuttavia, l’associazione ribadisce che il progetto della BYS Società Agricola Impianti S.R.L., in collaborazione con SNAM, presenta problematiche che ne rendono insostenibile la realizzazione.

Legambiente non è contraria agli impianti di biogas e biometano se «fatti bene», ovvero progettati in modo opportuno, alimentati con scarti di zone limitrofe e situati in aree a basso impatto ambientale.

Non è però questo il caso di Granarolo, dove:

  • Si prevede una nuova costruzione, che amplierebbe di una volta e mezzo la superficie attuale.
  • L’area è soggetta a vincoli territoriali e rientra tra quelle allagate durante l’alluvione di maggio 2023, per cui il Piano Speciale ne esclude nuove costruzioni.
  • L’aumento delle biomasse utilizzate passerebbe da 22.190 tonnellate/anno a 49.600, con un consumo aggiuntivo di 6.000 tonnellate/anno di acqua.

Il traffico previsto è un’altra grande preoccupazione. Il progetto parla di oltre 6.000 mezzi pesanti all’anno, che transiteranno su strade non adeguate, come via Fabbra, larga appena 2,75 metri e parte integrante della storica centuriazione romana.

Il punto di vista di Faenza Eco-logica

Anche Faenza Eco-logica sottolinea l’insostenibilità del progetto e invita la cittadinanza a partecipare al dibattito pubblico, da loro organizzato per sabato 11 gennaio, alle 16.30, presso la sede del quartiere in piazza Manfredi 2 a Granarolo.

All’assemblea interverranno il biologo Gianni Tamino, membro del comitato scientifico di ISDE (Medici per l’Ambiente), e Maria Grazia Bonfante, esperta in rischi connessi alle centrali a biometano.

Tra i principali punti critici del progetto, Faenza Eco-logica evidenzia:

  • L’impermeabilizzazione del suolo, che raddoppierebbe o triplicherebbe la superficie occupata, aggravando il rischio alluvioni e l’arrivo quotidiano di 150 tonnellate di biomasse e reflui zootecnici, trasportati da TIR, con conseguente aumento dell’inquinamento e del traffico locale.

Inoltre, Faenza Eco-logica lamenta la scarsa trasparenza nel processo decisionale. Gli atti relativi al progetto sono stati resi disponibili solo due giorni fa, rendendo impossibile un’analisi approfondita prima della Conferenza dei Servizi. L’associazione critica anche l’assenza di un’assemblea pubblica organizzata dal Comune.