Contrastare la povertà energetica, rendere attrattivo un territorio, assistere le fasce fragili, riqualificare aree in degrado e iniziare il processo di decarbonizzazione. Sono gli obiettivi che da subito si è data la Comunità energetica rinnovabile (Cer) Ecologia Integrale promossa dalla Diocesi di Faenza-Modigliana. Nata il 31 maggio di quest’anno da tredici soci promotori a cui si è aggiunta recentemente anche la Diocesi di Imola, la neonata comunità apre ora le porte alle città. “La Cer ha solo pochi mesi di vita – spiega il presidente Giovanni Malpezzi – ma l’idea è di ampliare al massimo la partecipazione. L’obiettivo è che diventi presto una cooperativa con migliaia di soci” tra privati, enti e piccole e medie imprese per contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a combattere la povertà energetica.
Nasceranno a breve due nuovi impianti nel faentino
L’energia verrà prodotta con i pannelli fotovoltaici sui tetti di strutture ecclesiali, abitazioni e stabilimenti produttivi. C’è differenza tra occupare un suolo e entrare in dialogo con il territorio che implica una restituzione di quello che ci ha donato. Come spiega Fabio Armanasco di Power Energia infatti, in questo modo “gli impianti sono situati in prossimità dei centri di consumo, soddisfacendo i fabbisogni di quella comunità locale e rendendo l’utente finale protagonista, cioè con un ruolo attivo. Solo così si crea valore per il tessuto urbano circostante e, nel tempo potrebbe diventare uno strumento per mitigare la fluttuazione dei prezzi. Se si è in tanti, si possono creare gruppi d’acquisto e avere leve commerciali”. Per il momento l’energia sarà prodotta da impianti fotovoltaici installati sui tetti, in prossimità delle zone industriali, in terreni non votati all’agricoltura. «Grazie ai soci sovventori, che hanno raccolto circa 75mila euro – prosegue Malpezzi –, abbiamo potuto coprire i costi iniziali di progettazione e realizzazione». Nasceranno a breve due nuovi impianti: uno da 590 kW su un terreno non coltivato nella zona della Bersana e un secondo, più piccolo, da 100 kW accanto alla parrocchia di Ronco. Malpezzi sottolinea l’importanza di preservare le aree coltivabili e di individuare luoghi adatti alla produzione di energia. «Abbiamo mappato diversi siti da Modigliana alla Bassa Romagna – precisa -, e lo stesso sta facendo la diocesi di Imola». Il piano di investimenti della Cer prevede circa un milione di euro, finanziati da contributi pubblici, soci sovventori e strumenti finanziari partecipativi come obbligazioni di scopo. Tra le risorse già disponibili ci sono 42mila euro per gli studi di fattibilità e 150mila euro della Regione Emilia-Romagna per la realizzazione degli impianti fotovoltaici. A questi si aggiungeranno strumenti finanziari partecipativi come obbligazioni di scopo, ma anche finanziamenti bancari.
Tra gli obiettivi lotta alla povertà energetica, riqualificazione urbana e gruppi d’acquisto
«La Cer non è solo un progetto economico, ma un percorso culturale – aggiunge Malpezzi –. Vogliamo rendere le famiglie consapevoli e protagoniste della transizione ecologica, costruendo relazioni basate sulla sostenibilità e sull’equità”. Famiglie e imprese possono partecipare direttamente, sia come produttori sia come “prosumer” (produttori e consumatori), condividendo l’energia in eccesso. Questo meccanismo permetterà alle parrocchie e ai partecipanti di beneficiare della redistribuzione di energia prodotta in loco. Tra gli obiettivi della Cer ci sono la lotta alla povertà energetica, la riqualificazione urbana e la creazione di gruppi di acquisto che garantiscano maggiore potere contrattuale per le famiglie coinvolte. La Comunità energetica potrà infatti reinvestire denaro attenuto da finanziamenti pubblici in progetti per la comunità locale. “La posta in gioco è alta – spiega Andrea Pazzi, direttore di Confcooperative Romagna, che da subito ha supportato il progetto – perché riusciremo a far arrivare sul territorio risorse che l’Ente pubblico ha previsto, ma che senza la Cer non arriverebbero”. «Una Cer funziona al meglio quando è numerosa – precisa Pazzi -. L’obiettivo è distribuire le risorse in modo equo, andando oltre il puro diritto economico e promuovendo relazioni solide e durature. Non è richiesto a nessun partecipante di fare investimenti». Diventare soci è semplice: è sufficiente compilare i moduli e versare una quota di ingresso di cinquanta euro. Si potrà divenire soci sia come persone fisiche (famiglie), sia come persone giuridiche (enti ecclesiali, circoli, aziende, associazioni). La Cer è disponibile ad organizzare presso le parrocchie e i circoli incontri semplici di spiegazione del progetto e delle modalità in cui persone singole e enti (parrocchie, circoli, piccole e medie imprese) possono partecipare scrivendo alla mail cer.ecologiaintegrale@gmail.com
Barbara Fichera