Le problematiche idrogeologiche dell’Emilia-Romagna richiedono una visione unitaria e una gestione tecnica che sappia affrontare le sfide di un territorio complesso. Il presidente Paride Antolini fa il punto sulla situazione.
Un territorio da gestire nella sua interezza
«La collina è collegata alla valle e al mare. È un tutt’uno e come tale dovrebbe essere gestito». Con questa riflessione, Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, evidenzia l’importanza di una visione unitaria nella gestione del territorio.
I problemi idrogeologici toccano ogni parte della regione: frane in montagna, mareggiate lungo la costa e la necessità di continue opere di manutenzione nelle aree, bonificate nei secoli passati, della pianura. Al centro, i fiumi giocano un ruolo cruciale, strettamente connessi a queste criticità.
«Purtroppo, la gestione territoriale si è spesso concentrata sulle emergenze locali, perdendo di vista una soluzione globale. La scienza conosce il problema, ma nella pratica ci siamo un po’ persi», sottolinea Antolini, richiamando l’attenzione sulla necessità di un approccio integrato.
Perché dopo le alluvioni del 2023 arriva più acqua a valle
Dopo il 2023, anno segnato da eventi estremi, il territorio dell’Emilia-Romagna continua a subire le conseguenze delle alluvioni. «A valle arriva più acqua di prima. Questo è dovuto a fattori naturali, come l’aumento delle piogge intense che superano spesso i 100 mm in poche ore», spiega Antolini.
«Ogni evento estremo, intenso, non fa altro che alimentare i nostri fossi, torrenti e fiumi di impetuosi flussi d’acqua che “puliscono” i corsi d’acqua dai detriti, asportando vegetazione, sabbia, ciottoli, diminuendo quindi la scabrezza delle “vie” dell’acqua.
Di conseguenza sono diminuiti i tempi di corrivazione (tempo che impiega una goccia d’acqua caduta in un punto estremo del bacino ad arrivare in una determinata sezione a valle). In tutto questo, in determinate circostanze, il “tormentone” dei cittadini ad incitare il taglio degli alberi nei fiumi ha aiutato l’arrivo di maggiori volumi di acqua in minor tempo verso valle»
Antolini fa chiarezza sul tema “pulizia” al centro sempre più spesso di polemiche
Antolini ha poi puntualizzato ulteriormente, in materia di taglio degli alberi e pulizia nei fiumi.
«In determinate circostanze è stato giusto tagliare e sfoltire la vegetazione, in altre un po’ meno. Eliminare qualsiasi ostacolo lungo la corsa della piena è nei principi dell’idraulica un assunto perfetto.
Peccato che non viviamo in un canale perfetto, perché dalla sorgente alla foce ci sono mille ostacoli, ci sono sezioni di varia geometria ed ampiezza, ci sono sinuosità e varie problematiche impediscono alla piena di defluire liberamente, con conseguenze che ben conosciamo. Dobbiamo avere la forza di gestire il territorio seguendo quelle che sono le indicazioni tecniche e non indirizzate dai mal di pancia.»
Chi è responsabile della gestione dei corsi d’acqua?
Per mettere ordine nel complesso sistema di gestione del territorio, Antolini elenca i principali attori coinvolti:
- Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po: responsabile della pianificazione e della difesa del suolo;
- Regione: gestisce la manutenzione dei beni del demanio idrico;
- Consorzi di Bonifica: si occupano dei corsi d’acqua minori e di interventi idraulici e ambientali;
- Cittadini: sono responsabili della manutenzione di fossi e corsi d’acqua privati.
«L’Autorità di Bacino è finanziata dallo Stato, mentre i consorzi ricevono contributi dai cittadini e possono partecipare a bandi nazionali ed europei. È già un sistema complesso, e l’idea di un nuovo soggetto unico di riferimento rischierebbe solo di creare ulteriore confusione», conclude Antolini.