Casa del Giovane, Pavia, dove la solidarietà è di casa. Così si legge nel sito di questa associazione di fedeli nata alla fine degli anni sessanta per opera del servo di Dio don Enzo Boschetti. Ed eccone un gruppo intervenire in Romagna sotto la guida di don Dario Crotti. Sacerdote con tredici anni da direttore della Caritas diocesana; da cinque anni cappellano del carcere di Pavia, che però frequenta fin dal tempo in cui era semplice seminarista. Lui che quest’anno ha festeggiato 25 anni di sacerdozio.

Arrivo in canonica a Russi all’ora di cena. «Buona sera!», qualcuno sta preparando la tavola, qualcuno è ai fornelli. Fra questi ultimi c’è don Dario Crotti che lascia le consegne e accetta di scambiare due parole su questo gruppo arrivato lunedì per aiutare gli alluvionati romagnoli, a partire da Faenza. «Siamo venuti lo scorso anno per un paio di giorni – mi dice – Fu una scelta casuale, ma positiva, e quest’anno siamo tornati. Ho in mente da allora don Emanuele (Casadio, direttore della Caritas diocesana ndr) e Claudio (Violani ndr), e la celebrazione con i volontari di quei giorni, che in giugno facemmo in san Domenico».

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L’intervista a don Dario Crotti

Cos’è la Casa del Giovane?

Un ente ecclesiale di diritto canonico, con fratelli, sorelle e sacerdoti. Accogliamo persone con problemi di dipendenza. In passato abbiamo visto genitori portare i loro figli; oggi, ci sono figli che portano i genitori. L’ultimo arrivo è di un settantenne affetto da ludopatia. Fra gli accolti ci sono minori e adulti, uomini e donne, affetti da disagio mentale, tossicodipendenti, senza fissa dimora. Curiamo la vita di fraternità, ma curiamo anche la formazione dei volontari che operano con noi, anche con esperienze residenziali per ragazzi e per ragazze.

Quindi tu vivi in una casa di accoglienza?

Si. Ne abbiamo diverse. Con me, in casa ci sono quindici ospiti e sei educatori. Questi sono dipendenti e si turnano con altri, sempre nelle nostre case, e rispondono ai criteri di accreditamento posti dalle istituzioni.

Qui hai accompagnato ospiti delle vostre case?

Certo, alcuni di quelli che sono già avanti nel percorso di recupero. Siamo stati a Faenza e Cotignola. Oggi, che pioveva, siamo rimasti qui a Russi, ma abbiamo aiutato don Emanuele in alcuni lavori in parrocchia. L’impatto dei ragazzi con gli effetti dell’alluvione è stato positivo. Quando attraversi un territorio ferito, quello che vedi e incontri ti tocca. In particolare i ragazzi sono stati contenti di aver incontrato gli anziani e di averli ascoltati e aiutati. In questo non c’era nulla di creato a tavolino. Come nell’incontro con don Luca e don Emanuele che ci hanno accolti in casa loro. I ragazzi si sono sentiti a casa. Sono esperienze educative.

a cura di Giulio Donati