La musica torna finalmente a riecheggiare in via Silvio Pellico, come riprenderà il via vai di studenti e docenti. A distanza di sedici mesi dall’alluvione che ha completamente distrutto la sede di Artistation, finita sotto oltre cinque metri di acqua e fango, la scuola di musica riprende la regolare attività nella storica sede. Gli strumenti in realtà non hanno mai smesso di suonare, perché le attività si sono svolte tra le aule delle scuole Carchidio-Strocchi, le sale di musica di Sant’Antonino, del Pavone d’Oro e presso il circolo “I Fiori”.
Artistation School of Arts aveva raccolto intorno a sé la solidarietà di insegnanti, allievi, famiglie e cittadini, mentre la sua storia era rimbalzata sui network nazionali. Ora la bella notizia: mentre sono già ripartite le attività di segreteria, da lunedì 9 settembre prenderanno il via le lezioni nell’edificio oggi completamente ristrutturato. Sarà anche l’occasione per un open day gratuito lungo cinque giorni, mentre l’inaugurazione ufficiale è prevista per fine mese con concerti di musica non-stop. Ad accogliere gli studenti saranno le sale colorate e la grande hall di ingresso nuova di zecca.

Insegnanti, famiglie e studenti hanno continuato a credere nel progetto

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I lavori presso la sede di Artistation in via Silvio Pellico a Faenza

Mattia Lucatini, direttore di Artistation, ha lavorato instancabilmente su tutti i fronti per sedici mesi. «La sede non è ancora pronta al 100% – racconta mentre imbianca le pareti -, ma stiamo lavorando duramente per fare in modo che lo sia per la grande festa di inaugurazione, di cui annunceremo tutti i dettagli a brevissimo». Attorno ad Artistation si era mossa la solidarietà dell’intera città. Gli insegnanti, ad esempio, avevano scelto di non abbandonare la scuola e di continuare a credere nel progetto, mentre studenti e famiglie si erano resi fin da subito disponibili a lavorare per il ripristino dei locali.

“Un danno da 600mila euro e dallo Stato nessun aiuto”

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Mattia Lucatini, direttore di Artistation School of Arts

La scuola aveva lanciato anche una raccolta fondi che non è riuscita a coprire, se non in minima parte, le spese. «Stiamo parlando di un danno da 600mila euro – racconta Mattia –. Siamo una semplice associazione non un’attività commerciale, per noi è una cifra importante». E gli aiuti? «Per adesso dallo stato non è arrivato neanche un euro, ma sono fiducioso». A spostarsi dal Borgo Mattia non ci pensa nemmeno. «Nonostante tutto, questa location è perfetta per le nostre esigenze: cinquecento metri quadrati di spazi che si prestano tantissimo alla nostra attività. E poi la posizione: vicina alle scuole e al centro storico, facilmente raggiungibile dalla circonvallazione. Per questa ragione, in undici anni di attività abbiamo investito sulla struttura. Ho acquistato lo stabile solo venti giorni prima dell’alluvione, accendendo un mutuo in banca». Adesso però è tempo di guardare al futuro: la scuola conta oggi circa cinquecento allievi, una trentina di docenti e dodici band attive. «Puntiamo però a incrementarne il numero – precisa Mattia -. Siamo un’attività ancora molto giovane, undici anni sono pochi rispetto al scuole con storie decennali». L’alluvione ha inevitabilmente cambiato il volto dell’attività e non necessariamente in peggio. «Dopo maggio dell’anno scorso abbiamo avuto tante richieste – spiega Mattia -. In parecchi ci hanno chiamati per ascoltare la nostra musica. Ci tengo a ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato e sostenuto: la dirigente delle Carchidio-Strocchi Saragoni, don Marco Ferrini, don Massimo Geminiani e Paolo Giovannini in primis. Senza di loro non avremmo potuto continuare a tenere le lezioni in questo anno. E poi i ragazzi, le famiglie e i tantissimi faentini che in modo spontaneo hanno offerto il loro aiuto. Abbiamo creato una chat per i lavori e non passa giorno che qualcuno non si renda disponibile a dare una mano. Siamo diventati, nostro malgrado, uno dei luoghi simbolo dell’alluvione. Sento il dovere di lanciare a tutti un messaggio di speranza. Riaprire la scuola significa per noi dare un segnale di ripartenza alla città. Si può sempre ricominciare».

Barbara Fichera