“La differenza rispetto a un anno e mezzo fa è questa: la gente non è scoraggiata o arrabbiata, è rassegnata”. Nel centri di accoglienza allestiti per dare riparo alle persone colpite nuovamente dall’alluvione in Romagna è questa l’aria che si respira. Lo spiega Flavia Sansoni, segretario dell’associazione di volontari di Protezione civile Mistral. Con i suoi volontari coordina l’accoglienza degli sfollati al Pala de Andrè di Ravenna. Sono una trentina lì e arrivano da Traversara di Bagnacavallo, dove ieri il Lamone ha rotto gli argini e ha travolto il paese. Tutti, circa 700 persone, hanno dovuto lasciare le loro case, alcuni sono stati salvati con l’elicottero. Due persone sono disperse, travolte dal crollo della loro casa per a forza del fiume.
La Romagna si ritrova fragile. Di nuovo. Di nuovo al centro di un incubo che nessuno aveva dimenticato ma che tanti speravano di non dover rivivere. E invece, nella notte tra mercoledì e ieri, centinaia di m millilitri di pioggia si sono riversati prima in collina e poi sui fiumi, esondando in diversi punti. Poche le rotture arginali ma il fiume Lamone è esondato in vari punti, determinato allagamenti devastanti in collina, a Modigliana, Marzeno. Nel quartiere Borgo a Faenza l’omonimo torrente Marzeno è esondato, ancora una volta. E poi lungo a Traversara e Boncellino, dove una grossa “diga” di tronchi di alberi tagliati in collina ha fermato l’acqua determinando anche qui una rottura arginale che a prodotto allagamento a Lugo dove l’ospedale è stato evacuato e l’acqua sta arrivando in centro proprio in queste ore. Tutta la giornata di ieri è stata vissuta con angoscia e preoccupazione nel Centro operativi comunali e al centro di coordinamento dei soccorsi allestito in Prefettura a Ravenna: si temeva che anche la rete dei canali di bonifica potesse non reggere l’urto dell’acqua, com’è successo a maggio 2023, con una minaccia anche per il centro di Ravenna. Così non è stato. Ora, a Ravenna, si ripristina la viabilità si riaccompagnano nelle loro case le persone evacuate a scopo precauzionale e ci si rimbocca le maniche per dare una mano alle popolazioni dei comuni vicini.
Poco più di due settimane fa, in occasione della Giornata del Creato, le diocesi di Ravenna-Cervia e di Faenza-Modigliana avevano organizzato una “biciclettata consapevole” lungo il fiume Lamone. Momenti di preghiera e di riflessione sul fiume per toccare ferite che ora tornano a sanguinare. Dobbiamo prepararci molto di più a eventi di questa portata – spiega l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni -. Le nostre politiche dovranno tenere conto e affrontare i cambiamenti del clima e dell’ambiente”.
Dal canto suo la Chiesa di Ravenna-Cervia è disponibile a dare una mano. “Ho sentito i vescovi di Imola e Faenza – prosegue-. Ci teniamo in contatto con le Caritas delle diocesi della Romagna per il ripristino delle situazioni più difficili. Siamo vicini alle famiglie colpite”. Caritas che si sono già messe in moto soprattutto nel faentino.
La Caritas a Faenza si mobilita
Anche questa volta, per riemergere dal fango, si riparte dai volti e dalla voglia di aiutare dei tanti giovani armati di stivali e badili, proprio come un anno fa. I primi ragazzi e ragazze faentini, coordinati dalla Caritas, sono infatti partiti già il 19 settembre. Un furgoncino li ha portati nella frazione di Marzeno, una delle aree poco fuori Faenza che ha subito più i danni dell’alluvione, con l’esondazione dell’omonimo fiume. Per tutta la giornata hanno così dato il loro contributo nel ripulire il fango dalle case e dalle strade. Ma oltre all’aiuto materiale, è la presenza di qualcuno che ti aiuta e non ti lascia solo a fare la differenza, come ha ribadito anche il vescovo, monsignor Mario Toso, nella sua lettera alla popolazione.
Lo sguardo va già poi al domani e al dopodomani. La Caritas di Faenza è pronta a rispondere all’ennesima emergenza che ha colpito il territorio. Il centro operativo della Caritas che, dopo un anno di intensa attività a supporto della popolazione alluvionata nel maggio 2023, è stato chiuso il 30 aprile 2024, è stato riaperto. Operatori e volontari saranno al fianco dei cittadini per supportarli nelle attività di pulizia dal fango, ripristino delle abitazioni, etc. “In tanti hanno preso contatti fin da subito per chiedere aiuto – conferma Emanuele Casadio, direttore dalla Caritas -. Come la volta precedente, infatti, il centro operativo intende coordinare gli aiuti dei molti volontari, operando in rete con gli enti pubblici che fronteggiano l’emergenza e collaborando con le altre realtà della Chiesa (Comunità Papa Giovanni XXIII, Agesci e Operazione Mato Grosso) impegnate nella solidarietà e nell’assistenza”.
Centrale sarà la distribuzione di macchinari (pompe, gruppi elettrogeni, idropulitrici,…) e di materiali (stivali, pale, tiracqua,…) per riqualificare gli edifici colpiti dall’alluvione. Mentre per la distribuzione di prodotti per le famiglie, quali quelli per l’igiene o viveri, sarà fondamentale l’apporto delle Caritas parrocchiali. Queste sono attive fin dalle prime ore dell’emergenza e si prendono cura delle relazioni che già si erano instaurate durante lo scorso anno. Il centro operativo, che ha sede alla parrocchia di San Domenico a Faenza, funzionerà da punto di raccolta di prodotti che, poi, verranno ridistribuiti dalle Caritas parrocchiali.
di Daniela Verlicchi e Samuele Marchi