Il Borgo di Faenza è tornato a rivivere il dramma dell’alluvione, per la terza volta in sedici mesi. Per tante famiglie e attività che da maggio 2023 stanno lottando per costruirsi un futuro nel quartiere, con grandi sacrifici e dando fondo ai propri risparmi è di nuovo il momento di ricominciare da capo e no, non doveva andare così, non doveva succedere di nuovo. Nella notte tra il 18 e il 19 settembre la paura ha seguito nuovamente il corso del torrente Marzeno, sceso da Modigliana gonfio d’acqua ed esondato poco prima della confluenza con il Lamone, come nei due precedenti episodi alluvionali. Da lì ha poi travolto via San Martino per proseguire la sua corsa in Borgo ed invadere la parte del quartiere compresa tra via Cimatti, Pellico, Ragazzini e D’Azeglio, dopo aver abbattuto il muretto eretto in fretta e furia, sotto il ponte della circonvallazione, per provare ad arginarlo.
Alle prime luci dell’alba di giovedì 19 settembre lo scenario che si sono trovati davanti cittadini e soccorritori era molto simile a quello successivo alla prima alluvione del 2-3 maggio 2023. Tra chi si trova nuovamente a fare i conti con una nuova alluvione c’è l’impresa edile Melandri, la più longeva della città, con sede in via Pellico 2. Abbiamo intervistato il titolare Wilmer Dalla Vecchia.
Wilmer Dalla Vecchia “Si è messo in sicurezza il centro storico, dimenticando però il Borgo e questo non è accettabile”
Dalla Vecchia, innanzitutto qual è lo stato d’animo dopo la terza alluvione?
Non riesco nemmeno più ad arrabbiarmi, il sentimento prevalente in questo momento è la delusione perché ho la netta sensazione che chi è in posizioni di responsabilità sia incompetente. Non è possibile che il Marzeno esondi per tre volte, sempre nello stesso punto, senza che qualcuno intervenga per evitarlo. Ora sto nuovamente sistemando la sede aziendale ma se piove per tre giorni il rischio è di essere punto e a capo.
Si aspettava potesse esserci una nuova alluvione o credeva che il quartiere fosse in sicurezza, come da promesse di istituzioni e struttura commissariale?
Purtroppo me l’aspettavo già dal pomeriggio di mercoledì 18 settembre, visto la situazione meteorologica in peggioramento su Modigliana. Sono sedici mesi che, come Comitato alluvionati Borgo, denunciamo che non è stato fatto assolutamente nulla per mettere in sicurezza il torrente Marzeno e ora purtroppo stiamo pagando un prezzo troppo alto per questo immobilismo. A questo punto, mi viene da pensare che probabilmente il nostro quartiere sia stato scambiato per una cassa di espansione.
Ha già fatto una stima dei danni?
Fortunatamente, visti i precedenti, siamo riusciti a salvare i macchinari, le attrezzature, i computer e tutta la documentazione. Nonostante questo la sede aziendale è stata di nuovo sommersa quindi mi trovo a dover fare i conti con un danno che va dai 70 ai 90mila euro. Senza contare che non è stata stanziata la cassa integrazione per i dipendenti, che mi stanno aiutando a ripristinare la sede aziendale ma non stanno lavorando nei cantieri e dunque anche con i vari lavori accumuleremo sicuramente dei ritardi, con conseguenti perdite economiche. Inoltre la presidente regionale Priolo ha annunciato che ci saranno nuovamente Cis (Contributo di Immediato Sostegno) e Cas (Contributo Autonoma Sistemazione) per i privati ma non ci sono, al momento, finanziamenti per le imprese colpite.
Il 17 luglio 2023 come Comitato Borgo avete proposto, per la prima volta, di realizzare un argine in terra battuta lungo la salita di via Cimatti, come primo intervento emergenziale per contenere il Marzeno. Perchè non è stato ancora realizzato? Cosa non ha funzionato?
Come Comitato fin da subito abbiamo sollecitato costantemente l’amministrazione comunale, in merito alla messa in sicurezza del Marzeno. Inizialmente abbiamo proposto di alzare via San Martino, che di fatto è l’argine del torrente ma ci è stato risposto che non era possibile. Successivamente allora abbiamo lanciato due idee: realizzare un argine lungo la salita di via Cimatti, perpendicolare a quello del Lamone, alto 4-5 metri e rinforzato con teloni e massi e chiudere, in maniera permanente, il varco sotto al ponte della circonvallazione. Sarebbero stati interventi in grado, come minimo, di ridurre la portata dei danni in Borgo ma nulla di tutto ciò è stato attuato. Credo che con l’avvento della seconda alluvione ci si sia dimenticati che ce n’era già stata un’altra. Si è dunque messo in sicurezza il centro storico, dimenticando però il Borgo e questo non è accettabile.
Il progetto di messa in sicurezza del Marzeno però è stato presentato alla struttura commissariale che ha promesso di finanziarlo con 3 milioni di euro. Vi hanno comunicato delle tempistiche?
No, non ci sono tempistiche certe per la messa in sicurezza del fiume. L’ordinanza 13 bis, che contiene il progetto relativo al Marzeno, attualmente è ferma alla Corte dei Conti e non sappiamo quando la situazione si sbloccherà. Il problema più grande è proprio questo rimpallo di responsabilità tra le varie istituzioni, con nessuno che decide. Adesso però esigiamo delle riposte concrete, è assolutamente vitale intervenire e dare sicurezza ad un quartiere in grandissima sofferenza.
Veniamo al capitolo fogne, a che punto è il potenziamento della rete fognaria di via Cimatti? Cosa non ha funzionato nella gestione delle idrovore durante l’ultima alluvione?
Il potenziamento del sistema fognario su via Cimatti non è ancora stato realizzato. I lavori dovevano partire questa settimana, dopo essere stati posticipati rispetto a febbraio 2024, data comunicata inizialmente. Si poteva dare la priorità a questo intervento, rispetto ad altri lavori svolti in questi mesi in città ma così non è stato. Per quanto riguarda le idrovore invece, il quadro cittadino è desolante: nell’Orto Bertoni è finita la benzina e l’idrovora è stata rimessa in moto dai cittadini, con una tanica perché non era presente personale, pronto ad intervenire in caso di malfunzionamento. In via Cimatti poco dopo le 2 di notte del 19 settembre l’idrovora è stata rimossa, probabilmente per il timore che potesse essere danneggiata dalla piena. E’ stata rimessa in funzione solo la mattina dopo.
In via Ponte Romano gli allagamenti da fogna sono stati sotto gli occhi di tutti, con una saracinesca assolutamente inadeguata, in plastica, che non si è chiusa ma ha galleggiato e anche via Lapi non è stata indenne dai rigurgiti fognari. Si è salvata solo la zona di via Della Valle, dove è stato realizzato correttamente l’intervento di bypass alla rete fognaria. Le responsabilità di Hera dunque, che al momento tace, sono assolutamente evidenti così come quelle dell’amministrazione che ha sottoscritto un contratto, senza penali, in caso di disservizi. Un’idrovora per quartiere, sottodimensionata e senza personale h24 dedicato non può essere una soluzione, in caso di allerte meteo importanti.
“La voglia di rimanere in Borgo c’è. È importante essere una comunità unita e battersi tutti insieme per un unico obiettivo: la messa in sicurezza della nostra città”
E’ pensabile ripartire, rimanendo in Borgo? Sta valutando di spostare l’azienda?
Vedo tante persone che stanno pensando di andare via e credo sia profondamente ingiusto, anche perché gli immobili si sono svalutati moltissimo. Non siamo noi a dover andarcene, sono coloro che non sono in grado di garantire la sicurezza dei cittadini che dovrebbero farsi da parte. L’impresa edile Melandri è stata fondata nel 1951 e vanta dunque oltre settant’anni di storia, nella sede di via Pellico 2.
Faccio parte di questa impresa ormai da 25 anni e c’è un ottimo rapporto con tante persone che vivono e lavorano in questo quartiere, senza contare che rimane una sede comoda, dal punto di vista logistico, per i dipendenti e per raggiungere i vari cantieri e con tanto spazio a disposizione, caratteristica non facile da trovare in zone limitrofe al centro cittadino. La voglia di rimanere insomma c’è anche se non si può far fronte, ogni due anni scarsi, a danni di questa portata, unicamente con le proprie risorse.
Un raggio di sole in questo quadro fosco probabilmente è rappresentato dalla solidarietà. Ancora una volta in Borgo sono accorsi tanti volontari, per aiutare le persone a rialzarsi.
Assolutamente sì però, e lo sottolineo con rammarico, abbiamo visto arrivare tante persone da tutta Italia ma pochi faentini, anche dalle vie limitrofe. Anche alla manifestazione di protesta in piazza del Popolo, domenica 22 settembre, hanno sì partecipato 300 persone, andando oltre le aspettative di noi organizzatori, però se pensiamo a cosa ha subito Faenza in questi ultimi sedici mesi, l’affluenza poteva e doveva essere molto più alta.
È importante essere una comunità unita e battersi tutti insieme per un unico obiettivo: la messa in sicurezza della nostra città ed è qualcosa che riguarda tutti, non solamente il Borgo.
Samuele Bondi