Una frontiera ogni giorno meno distante. Lo dimostra 2NDSpace, startup della new space economy che sviluppa nano-satelliti e sistemi spaziali. La base di questo progetto non è Houston, ma Faenza. La startup è nata nel maggio dell’anno scorso e vede tra i fondatori Stefano Naldi, faentino di 37 anni che assieme a Niccolò Bellini e Davide Rastelli, tutti emiliano-romagnoli, ha trasformato il proprio sogno, nato sui banchi dell’università, in realtà. E oggi, nella realtà incubata a Romagna Tech, si tengono i piedi ben piantati a Faenza, ma lo sguardo è lassù, oltre il cielo.
Intervista a Stefano Naldi, co-fondatore di 2ndSpace
Naldi, il vostro motto è “Rendiamo veloce l’accesso allo spazio senza compromessi”. Cosa intendete?
Lo spazio è una frontiera che si è avvicinata sempre più a noi e che apre tanti scenari. 2NDSpace produce nano satelliti per aziende. A differenza dei grandi satelliti utilizzati, per esempio, nell’ambito telecomunicazioni e che necessitano di enormi budget e tempistiche lunghe per la messa in orbita, i nano satelliti hanno strutture più agevoli e tempi più rapidi di produzione.
La necessità delle aziende è quella di ridurre la filiera, velocizzare i test, rendere l’iter più snello. E prima arrivi in orbita, prima fai il salto di qualità. C’è dunque tanta richiesta. A oggi i satelliti vengono venduti come prodotti realizzati ad hoc per il cliente. Noi vogliamo ampliare questa impostazione offrendo invece un vero e proprio servizio a 360 gradi.
Che caratteristiche hanno i vostri nano satelliti?
Sono composti da vari sottosistemi e da componenti come la struttura, i pannelli solari e sistemi avionici. In sostanza: forniamo l’intera piattaforma all’interno della quale viene ospitato il payload del cliente, che può essere una telecamera o sensori per la raccolta dati. A vederli sono oggetti relativamente piccoli, possono essere presi in mano e pesare da uno a trenta chili, ma dietro di essi c’è la massima tecnologia. Devono resistere all’ambiente ostile per eccellenza: lo spazio.
Per cosa vengono utilizzati?
Principalmente per la raccolta dati in tempo reale. Gli ambiti sono disparati: dalle comunicazioni all’osservazione terrestre fino all’internet of things ai test in messa in orbita. Quello della gestione dei dati in tempo reale è già ora un settore chiave, attorno cui si stanno muovendo grandi investimenti.
Quanto ci vuole per realizzare un nano-satellite?
Dall’ideazione alla realizzazione ci possono volere dai 12 ai 18 mesi, ma il nostro obiettivo è quello di abbattere questi tempi di produzione e consentire così alle aziende una sorta di “accesso allo spazio immediato”, in pochi mesi. Abbiamo però idee per ottimizzare ancora fino ad arrivare a offrire un servizio.
Parlando di spazio, immagino abbiate una clientela globale.
Abbiamo rappresentanti da ogni continente. E collaboriamo anche con varie startup del settore in Italia che stanno nascendo.
Perché lo spazio affascina sempre tanto?
L’uomo per sua natura è fatto per esplorare, oltrepassare i confini e i propri limiti. Lo spazio nell’immaginario collettivo ha sempre rappresentato il futuro. A livello pratico, spazio è sinonimo di innovazione, e tante invenzioni sono nate a partire da esperimenti spaziali. È l’ambiente non ospitale per eccellenza: i macchinari devono resistere a stress termici elevatissimi, il vuoto… È sfidante. Un altro aspetto importante è il fatto che oggi viviamo in una società fatta di dati e i satelliti sono fondamentali nel creare connessioni e monitoraggi in tempo reale. Lo spazio influisce già ora concretamente sulle nostre vite.
Come per tanti, una passione nata fin da piccolo?
Rispetto a quello che si potrebbe pensare, non è nata da bambino, ma da più grande, già all’università. Con Niccolò e Davide con cui ho fondato 2NDSpace ci siamo conosciuti alla facoltà di Ingegneria aerospaziale a Forlì. All’epoca la mia vera passione era il volo e l’aeronautica. Poi nel 2013 ci siamo cimentati in un bando regionale che permetteva di realizzare un’idea imprenditoriale legata allo spazio. Questo ci ha fatto scattare la passione per l’imprenditorialità e la voglia di realizzare qualcosa di nostro.
E dalle parole ai fatti: avete fondato una vostra impresa.
C’è voluto tempo. Dopo l’università ciascuno di noi ha lavorato nel settore aerospaziale per diversi anni, poi dall’anno scorso abbiamo deciso di metterci in proprio e realizzare il nostro sogno. Avevamo un’età per cui non si poteva più attendere, anche se avviare un’impresa significa davvero partire da zero, senza certezze. Inoltre devi curare tanti aspetti esterni alla tua professionalità stretta: il marketing, il rapporto coi clienti, il saper intercettare bandi di finanziamento, su questo Romagna Tech ci sta aiutando molto.
Non è facile.
La burocrazia in Italia è tremenda, ma noi non abbiamo mai mollato.
La nostra forza in questo anno è stato il sostenerci a vicenda.
E la soddisfazione di lavorare in un campo in cui tutto è da inventare è sempre bellissima.
E avete deciso di restare in Italia.
Quando abbiamo fondato 2ndSpace la nostra idea era precisa: rimanere su questo territorio. Non è una scelta solo di cuore: qui le opportunità ci sono. C’è in quest’area della Romagna una filiera legata all’automotive, ai materiali compositi e alla motor valley altamente specializzata, in cui l’ambito aerospaziale si integra alla perfezione. Ma c’è di più.
Cosa?
C’è un tessuto imprenditoriale fatto da Pmi che ci supporta molto. Produrre satelliti richiede qualità e precisione, ma in altri territori industrializzati, in cui sono presenti grandi aziende, si richiedono anche grandi numeri di produzione.
Qui invece abbiamo delle Pmi con cui è possibile avere più flessibilità nella produzione, e possiamo muoverci più agevolmente. Questo è fondamentale per un settore in continua evoluzione. Un altro vantaggio è quello di poter intercettare talenti e professionalità dalla facoltà di Ingegneria aerospaziale sia locale sia nazionale, e dargli la possibilità di trovare soddisfazioni in questo settore, prima che vadano all’estero. Abbiamo già ora diversi collaboratori.
Come evolverà il settore?
Tra i temi di oggi c’è l’esplorazione umana dello spazio. Credo che in un futuro non lontano l’uomo tornerà sulla Luna, si andrà su Marte. Poi c’è il tema più commerciale: c’è un continuo di lancio di razzi in orbita, a volte anche a distanza di pochi giorni. Da qui ai prossimi anni aumenteranno notevolmente e lo spazio sarà sempre più a portata di mano. Questo porterà anche a una regolamentazione più dettagliata. Non credo che si arriverà al fatto che ognuno di noi avrà un proprio satellite nello spazio come oggi abbiamo uno smartphone, ma si andrà verso qualcosa di simile.
Samuele Marchi