Uno spettacolo dove si paga il biglietto solo se è piaciuto. In strada l’arte rovescia gli schemi: scende, si mischia al pubblico, svincolata dal palcoscenico, è sullo spesso piano dello spettatore. Nessuna barriera, nessun divismo, nessuna distanza. Portare il proprio talento tra la gente, guardandosi negli occhi, è da sempre la mission degli artisti di strada, o buskers. Musicisti, ballerini, acrobati, giocolieri e clown che si esibiscono in strade e piazze di paesi e città, sono la versione moderna dello spettacolo itinerante del ‘900. Una realtà talvolta fragile, poco riconosciuta specie in Italia, nonostante oggi nulla venga lasciato all’improvvisazione. Mattia Verbeni, faentino, diplomato alla Escuela de Circo Carampa di Madrid come giocoliere e acrobata di coppia, è direttore artistico di Faenza Buskers, il Festival faentino organizzato dalla Croce Rossa, giunto quest’anno alla decima edizione.

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Mattia, da quanto tempo sei un artista di strada?

Sono ormai 14 anni che porto avanti la mia passione, con altri lavori in mezzo. Ho fatto un po’ di tutto, dal cameriere all’autista di ambulanze. Adesso sono artista di strada full time. Con la mia compagna Rebecca Tollardo ho fondato la Compania Ma.Re e insieme portiamo i nostri spettacoli in giro per l’Italia. Organizzo anche eventi di artisti di strada.

Come ‘funziona’ questo mestiere?

Bisogna innanzitutto comprendere che l’artista di strada è una professione a tutti gli effetti e non è un andare a raccogliere l’elemosina con il cappello. Tra di noi ci sono laureati, ingegneri che decidono di rivoluzionare la propria vita, avvocati con studi di successo che si buttano nel mondo circense. C’è chi ha imparato da solo, come autodidatta, ma nell’80% dei casi dietro ci sono fatiche, corsi, scuole di circo all’estero, perché in Italia sono ancora poche. Siamo indietro di trent’anni rispetto al resto d’Europa non solo dal punto di vista della conoscenza e diffusione, ma soprattutto per quanto riguarda la legislatura.

Quindi non avete tutele?

L’artista di strada in Italia non è tutelato in caso di maternità, malattia o infortunio. Da noi o si apre la partita Iva, oppure si lavora attraverso cooperative o agenzie. Per questo molti fanno anche un secondo lavoro per mantenersi. In Francia, invece, gli artisti di strada sono tutelati dallo Stato.

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Cosa possiamo trovare in strada?

Un po’ di tutto, il clown moderno ad esempio, non quello con il naso rosso e il vestito a pois. Poi palo cinese, acrobatica aerea con strutture autoportanti, mangiafuoco, trampolieri, maghi con illusioni in strada, con la classica donna tagliata a metà, per capirci.

Quali sono le regole da seguire?

Occupando uno spazio pubblico con strumenti, attrezzi e collegamenti elettrici, bisogna attenersi alle regole comunali che variano da città a città, anche se le linee guida sono uguali per tutti. A Faenza basta fare richiesta alla polizia municipale, che ti indica lo spazio dove puoi esibirti. Nel caso di un evento privato, ci si rivolge direttamente agli organizzatori.

I residenti si lamentano o vi accolgono bene?

Tutti felici non potrai mai fare. Qualcuno vorrebbe un centro storico più silenzioso, ma per me la piazza è il punto di ritrovo della città, è normale che ci sia vita. Stiamo comunque cercando di migliorare, facciamo tanta comunicazione attraverso i social o con i manifesti, ma non è sufficiente. Quest’anno lasceremo anche un bigliettino davanti alle case dove ci esibiremo con un recapito telefonico, in modo che i residenti siano informati. I commercianti, invece, li incontriamo direttamente e poi inviamo una mail.

Quanto si guadagna?

È difficile quantificare il budget, perché dipende da molti fattori, dall’esperienza innanzitutto. Ci sono esibizioni per tutti i prezzi. Se per caso ce n’è una un po’ più costosa, è perché si tratta di uno spettacolo rodato, con molto lavoro alle spalle.

Quanti artisti di strada ci sono nel faentino?

Non disponiamo di un albo al momento, per cui non sempre i dati sono precisi. Che io sappia siamo oltre la ventina. Va detto che è sempre difficile fare spettacolo a casa propria, per questo molti di noi sono in giro. Il mio nuovo spettacolo a Faenza arriverà solo a fine luglio, l’unica data nella città in un anno.

Qual è la proporzione fra uomini e donne?

Fino a qualche anno fa gli uomini erano sicuramente di più, ma adesso sono nati diversi spettacoli tutti al femminile molto interessanti. Da cinque anni ho nel cassetto l’idea di fare un festival di artiste di strada in rosa.

Ne vale la pena?

Come dico sempre, meglio morire poveri, ma con il sorriso. Non nascondo che sia stata una decisione difficile, prima avevo uno stipendio fisso.

Il prossimo appuntamento con Faenza Buskers quando sarà?

È già stato fissato per il 7 e l’8 settembre. Il nostro obiettivo è di fare conoscere gli artisti di strada e sensibilizzare il pubblico, perché dietro a ogni spettacolo ci sono ore di lavoro, fatica, rischi (perché ci si fa male, a volte capita) e sentirsi dire «Scusa, ma cosa fai nella vita?» dispiace. Al festival di Faenza, ad esempio vengono solo professionisti, non artisti improvvisati. Dopo anni devo dire che la gente si ferma per vedere gli spettacoli e dà spontaneamente qualcosa. Resta chiaro che l’ingresso è libero. Al termine degli spettacoli ringraziamo sempre il pubblico perché dedica del tempo a uno spettacolo dal vivo, staccandosi da tablet e smartphone.

Barbara Fichera