C’è un cauto ottimismo sul futuro dell’azienda faentina Costruzioni Apistiche Lega, nota in tutto il mondo per la produzione di materiale destinato al mondo dell’apicoltura: arnie, smielatori e tute. L’azienda, fondata nel 1937, da qualche anno sta attraversando una fase difficile e lo scorso autunno è mancata la liquidità per le attività aziendali ordinarie, facendo scattare lo stato di agitazione sindacale e la ricerca di un nuovo acquirente. Dopo il presidio dello scorso aprile, all’esterno dell’azienda, ci sono state diverse manifestazioni d’interesse e la speranza di sindacato e lavoratori è che si possa arrivare al più presto a una svolta.
Sono rimaste in corsa un’azienda faentina e una straniera
«Le aziende interessate ad acquisire Lega – dice Andrea Mingozzi, segretario generale Fiom Cgil Ravenna – sono state dodici, ma la stragrande maggioranza di esse non ha dato seguito alla manifestazione d’interesse, per tanti motivi, primo tra tutti la stagionalità del settore, con il 90% del fatturato che si fa tra gennaio e luglio e dunque un 2024 ormai compromesso. Sono però rimaste in corsa – prosegue – per rilevare l’azienda due realtà, una faentina e una straniera. In questo momento, quest’ultima, che opera nello stesso settore di Lega, è quella che sembra più intenzionata a concretizzare l’acquisizione e la trattativa sta procedendo, seppur un po’ lentamente, trattandosi di un’azienda estera». Potrebbe dunque non calare il sipario su una storia lunga quasi 90 anni, partita con l’apicoltore dilettante Armando Lega che iniziò a fabbricare le prime arnie e telai nella periferia di Faenza. «Abbiamo incontrato l’azienda interessata lo scorso 17 luglio e siamo moderatamente ottimisti – spiega Mingozzi -. Speriamo che a settembre il futuro di Lega e dei suoi dipendenti possa essere più chiaro. Come sindacato la preoccupazione principale è salvaguardare il livello occupazionale che deve rimanere lo stesso». Il numero dei lavoratori all’interno dell’azienda si è infatti assottigliato in questi mesi, passando da 45 a 18 dipendenti mentre l’attività di Lega prosegue, nell’ambito di un concordato in continuità che vede un commissario, nominato dal tribunale fallimentare di Ravenna, vigilare sull’attività ordinaria e sulle procedure legate alla manifestazione d’interesse. A settembre «la speranza è che si possa ripartire con gli stessi dipendenti e un nuovo management, possibilmente con una certa esperienza nel settore, in grado di invertire la rotta e porre rimedio ad alcune scelte aziendali sbagliate e che hanno portato alla situazione attuale, con l’ultimo bilancio in utile chiuso nel 2017».
La voce ai lavoratori
Intanto i lavoratori continuano a recarsi in sede ogni giorno e a vivere una situazione di stallo, che dura ormai da quasi un anno. «In questi mesi abbiamo sempre ricevuto lo stipendio e bisogna dare atto di questo all’attuale vertice aziendale, dichiarano alcuni dipendenti. Ora siamo in una situazione di attesa e speriamo che a settembre ci siano novità e si possa davvero ripartire con nuovi investitori». Gli ordini continuano ad arrivare, anche in questa fase e ci sarebbe dunque la possibilità di fatturare ma non si riesce a produrre, per l’impossibilità di acquistare materie prime. «Abbiamo, attualmente, circa 400mila euro di ordini ma è necessaria una nuova proprietà, che immetta liquidità e ci consenta di portare a termine questi lavori. Intanto il fatturato è calato da una media di 7/8 milioni annui a circa 2 milioni. Sicuramente – proseguono i dipendenti – hanno inciso il covid e difficoltà proprie di un settore così di nicchia, come la concorrenza sleale dei mercati esteri e la situazione globale sempre più complicata per le api ma purtroppo alcune scelte aziendali, come l’affidarsi a determinate consulenze, hanno pesato molto». I dipendenti però credono ancora nell’azienda per cui lavorano e nella possibilità che si possa ripartire, pur tra tante difficoltà. «Il nostro marchio – dicono – è uno dei migliori al mondo e può essere perciò molto interessante per altre realtà che operano in questo settore. Certo, in questo momento mancano alcune figure chiave come un responsabile di produzione però gli ordini, come detto, ci sono e pensiamo sia possibile trovare un investitore solido e rilanciare l’azienda. Non vogliamo pensare che la trattativa fallisca e l’azienda salti perché vorrebbe dire disperdere un patrimonio di competenze davvero prezioso per Faenza, con ripercussioni pesanti per tutto l’indotto degli apicoltori locali che già ora non sanno a chi rivolgersi per trovare gli strumenti necessari per la loro attività. Sono infatti poche le aziende, in Italia e nel mondo, in grado di produrre materiale di qualità per l’apicoltura».
Samuele Bondi