Un cammino scolastico accidentato quello che si trovano a concludere i maturandi del 2024. Il loro ingresso alle superiori è stato segnato quasi da subito dalla pandemia: uno shock che ne ha bruscamente interrotto il percorso ancora prima di cominciare. Due anni di frequenza a singhiozzo tra Dad, restrizioni, divieti e paura che hanno bruciato parte della loro adolescenza. Poi, finalmente, il rientro in classe con la fatica di dover recuperare non solo parti del programma andate in fumo, ma relazioni di fatto mai iniziate, esperienze, gite, gemellaggi che per alcuni indirizzi sono parte integrante del programma. Un lento ritorno alla normalità con identità ed equilibri singoli e di classe tutti da costruire per poi arrivare, alla fine del quarto anno, con la ferita dell’alluvione. Lezioni interrotte un mese prima della chiusura naturale e giornate passate ad aiutare (nella migliore delle ipotesi) amici, parenti e compagni di classe. Chi non ha vissuto il trauma in prima persona si è trovato a offrire non solo braccia, ma soprattutto supporto, consolazione, sostegno. Li abbiamo chiamati ‘angeli del fango’ e hanno riscritto un evento terribile con il linguaggio della solidarietà, restituendo speranza ad adulti sconfortati e inermi. Oggi si trovano ad affrontare l’esame di maturità. C’è da chiedersi a quale prezzo e in che condizioni.

La professoressa Tison: «Giovani delusi e feriti da carichi troppo grandi»

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«I nostri alunni sono delusi e feriti – spiega Carla Tison, docente di filosofia e storia al Liceo Torricelli–Ballardini di Faenza -. Pandemia, disastri climatici, guerre e contraddizioni hanno generato insicurezza e ansia che aumentano specialmente nei ragazzi più sensibili e consapevoli. A questi giovani viene chiesto di farsi carico di un mondo che abbiamo generato noi. La cosa incredibile – precisa Tison – è che delusione e fragilità non sono esplose in rabbia. Non c’è contestazione nei confronti delle generazioni precedenti, ma un rifugiarsi nei “desideri minori”, momenti da dedicare a sé stessi come hobby, passioni e relazioni personali». Una soluzione immediata a fatiche e disagi probabilmente non c’è, ma secondo Tison «la scuola ha e deve avere un ruolo centrale nell’accompagnare i giovani nel dialogo fra e all’interno delle generazioni. Nessuno può pensare di affrontare le sfide che ci attendono da solo».

Oggi la seconda prova, per l’Esabac terzo scritto martedì prossimo

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L’esame di Stato diventa allora un tassello di un percorso molto più complesso. Dopo il tema di italiano, i ragazzi si apprestano oggi alla seconda prova di indirizzo: greco per il classico, matematica per lo scientifico, terza lingua per il linguistico, mentre i ragazzi dell’Esabac (che consente di conseguire due diplomi con un solo esame – l’Esame di Stato italiano e il Baccalauréat francese) avranno una terza prova scritta martedì 25 giugno. Per tutti si conclude con l’orale, un colloquio in chiave interdisciplinare. Tra le novità introdotte quest’anno la piattaforma digitale unica con il curriculum dello studente che finirà direttamente nelle mani della commissione e il Capolavoro, un documento personale con le competenze acquisite nell’arco dei cinque anni, che non sarà materia di esame. Una formula simile all’anno scorso, anche se nelle zone alluvionate i maturandi affrontarono la sola prova orale. «Il Capolavoro, al di là dell’infelice scelta lessicale – spiega la professoressa Tison che si occupa anche dell’orientamento in ingresso e in uscita – non è stato un compito in più da svolgere, ma una scelta tra ciò che l’alunno ritiene significativo per la propria crescita individuale. È un’occasione di riflessione personale che rientra nell’autovalutazione formativa dello studente». L’esame di maturità resta comunque impegnativo e «sposta molto il peso sull’esame rispetto alle formazione dei cinque anni», conclude Tison. Dei 100 crediti massimi complessivi, 40 arrivano dal percorso scolastico dei cinque anni, mentre 60 vengono attribuiti con l’esame con venti punti per ciascuna prova.

La parola agli studenti: Federico Passaretti, 5°AS Scientifico

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L’esame di maturità è un rito collettivo, ma il modo di viverlo varia da studente a studente. Tra chi si sente relativamente tranquillo, c’è Federico Passaretti, della 5°AS scientifico tradizionale che è anche rappresentante di Istituto. «Non ho l’ansia da esame – afferma – e, a differenza di tanti miei colleghi, mi spaventano di più gli scritti. Mi preoccupa il fatto che non so cosa mi troverò davanti di preciso. La prova di matematica specialmente è la più incerta. Ovviamente ci siamo preparati in classe, ma possono esserci un’infinità di quesiti e variabili e sarà più facile trovarsi in difficoltà». Per Federico la prova orale presenta meno incognite perché «si svolge su argomenti del programma. Credo di essere in grado di gestire il discorso e di condurre il dialogo con la commissione abbastanza tranquillamente». Promosso il Capolavoro su cui ci sono pareri discordanti. «All’inizio ero un po’ scettico, non ne capivo l’utilità – precisa Federico – . Nel Capolavoro ho inserito la mia esperienza come rappresentante di Istituto e mi sono reso conto che è stata un’opportunità per guardare indietro e fare un bilancio. Mi ha aiutato a riflettere sulle cose fatte, sul senso che hanno avuto, su cosa ho imparato, un ottimo spunto di riflessione». Anche sul suo futuro ha le idee chiare. «Mi sono già iscritto a Scienze politiche a Bologna – conclude -. Lo scientifico mi ha mostrato la mia avversione per la matematica. Forse anche per questo sono così tranquillo».

Barbara Fichera