Ogni anno, noi del clan L’Arcolaio del gruppo scout Faenza 3 con sede a San Marco (una comunità di ragazzi dai 16 ai 20 anni), ci interessiamo a tematiche rilevanti per la nostra fascia d’età, che in particolar modo riguardano la salute mentale e tutte le sue sfaccettature. Per farlo, scegliamo un argomento da trattare durante il corso dell’anno chiamato “capitolo”. Il capitolo è un modo di mettersi in gioco nel territorio e in ambito sociale, ma allo stesso tempo per mettere in campo le proprie abilità e competenze. Quest’anno abbiamo scelto come argomento il gioco d’azzardo e la ludopatia, ritenendo che potesse essere un argomento importante ma soprattutto interessante da trattare, in quanto ci sembra un fenomeno sempre più comune e frequente anche tra i giovani.

Ci siamo interessati a come le persone che soffrono di tali patologie si comportano, a tutti coloro che entrano in gioco in questi casi, e a dove siano situate sia le strutture che sono la causa di questo fenomeno sia quelle che aiutano le persone affette da questa dipendenza patologica. Per approfondire queste tematiche ci siamo inizialmente divisi in piccoli gruppi, in modo da poterci suddividere l’ampio tema e presentare al resto del clan alcuni approfondimenti sull’argomento svolti da noi. Tuttavia, ci sembrava che il tema fosse fin troppo vasto per poterlo comprenderlo in maniera esaustiva: era necessario consultarsi con persone che lavorano all’interno del settore medico. Il passo successivo era contattare queste persone: durante una nostra riunione settimanale, abbiamo incontrato una psicologa e un’educatrice del SerDP di Faenza, che offre un servizio totalmente gratuito ed anonimo per aiutare persone in difficoltà con la dipendenza da scommesse e gioco d’azzardo.

“Ci siamo resi conto che anche noi siamo sotto una continua influenza di meccanismi e distorsioni cognitive”

Le due dottoresse, che ringraziamo per il loro intervento, ci hanno illustrato le caratteristiche più tecniche del fenomeno, le motivazioni che portano una persona a scommettere, e ci hanno spiegato le tecniche utilizzate da chi guadagna sulla salute delle persone tramite il gioco, per indurre l’individuo a scommettere di più o a farlo continuare. Ci siamo resi conto che anche noi siamo sotto una continua influenza di meccanismi e distorsioni cognitive, spesso scaramantiche, che pur non influenzando direttamente l’esito delle nostre azioni ci inducono a credere il contrario. Inoltre, ci ha stupito l’immensa mole di denaro che ogni anno, solo in Italia, viene movimentata tramite il gioco: quasi 150 miliardi di euro; a questa cifra contribuiscono anche i giocatori in Italia che non soffrono di dipendenza patologica.

Arrivati alla conclusione del nostro capitolo, possiamo dire con certezza che le nostre conoscenze su questo problema si sono notevolmente ampliate: il fenomeno della dipendenza patologica dal gioco è spesso sottovalutato dalla società e non ci si rende conto di quanto esso possa radicarsi velocemente anche nelle persone attorno a noi, in particolare nei giovani, sempre più frequentemente colpiti da questa vera e propria malattia.

Gabriele B., Gaia C., e tutto il clan L’Arcolaio (Faenza 3)