La generazione di contenuti è da sempre un atto di creatività che ha visto l’uomo al centro del processo cognitivo e generativo. Lo sforzo umano “dell’immaginare” e quello seguente del “realizzare” sono stati da secoli al centro del progresso tecnologico e sociale di tutti noi. Oggi non è più così. Modelli di intelligenza artificiale chiamati “generativi” hanno la capacità di generare contenuti indistinguibili da quelli umani. Il dipinto qui sotto potrebbe essere quello che Rembrandt avrebbe dipinto se fosse stato ancora in vita. Lo stile, il tratto, il soggetto e la rispettiva posa sono frutto di sistemi probabilistici. Critici d’arte confermano il perfetto stile in linea con gli originali, ma il dipinto non è mai stato immaginato da Rembrandt.

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Vero o falso? Un quadro che può essere opera di Rembrandt ma non lo è

Un sistema artificiale, addestrato a essere come Rembrandt ha studiato il suo stile, i suoi soggetti, le luci e i colori che preferiva e ha “immaginato” questo dipinto come se fosse stato l’autore reale. Giungiamo così al momento storico in cui l’essere umano perde il proprio primato nel generare il “nuovo”, nella creazione di contenuti inediti, forse persino nell’immaginare. È evidente che siamo di fronte a un cambiamento epocale, un cambiamento tecnologico che ancora non sappiamo dove porterà. Indubbiamente i vantaggi sono enormi per ognuno di noi. Saremo più veloci e riusciremo a produrre più di quanto avremo mai fatto, riusciremo a essere più efficaci nelle attività quotidiane, dall’invio di una semplice email alla lettura di un libro fino ad una efficace difesa legale a basso costo. Ridurremo le barriere cognitive e capacitive tra popoli, aiuteremo chi ha disabilità permettendo all’intelligenza artificiale di colmare la differenza con chi non ne ha, scopriremo nuove molecole, nuovi materiali, nuovi farmaci. Sostituiremo lavori difficoltosi o noiosi con alcuni più stimolanti. Molti lavori cesseranno di esistere a favore di altri. I nostri figli saranno i primi esseri umani dell’evoluzione a condividere il pianeta con esseri artificialmente intelligenti che opereranno al loro fianco. Un pianeta non più abitato da soli esseri biologici (piante, animali ed umani) ma anche da esseri artificiali con diritti e doveri.

Che piaccia o no, questa rivoluzione è iniziata e non vi è nessun modo per interromperla. Contrariamente è un ottimo momento per iniziare a dominarla, per comprenderne l’utilizzo e per avviare il processo di regolamentazione. L’Unione europea si è mostrata molto attenta a questa tematica a tal punto di essere tra le prime organizzazioni internazionali ad avviare un processo di regolamentazione stilando già nel 2023 un primo documento condiviso con gli stati membri. Anche il governo italiano ha mostrato particolare attenzione alla tematica tanto da avviare una commissione AI (intelligenza artificiale) per l’informazione il cui presidente è oggi padre Paolo Benanti, noto esperto in ambito di intelligenza artificiale già consigliere di papa Francesco proprio sulla medesima tematica. Anche la Chiesa cattolica ha mostrato una vasta competenza e attenzione sul tema. Papa Francesco ne ha parlato in varie occasioni sottolineando la necessità di porre massima attenzione sugli aspetti etici e morali che tale tecnologia porta con sé.

La sfida di san Tommaso

L’attenzione è alta perché tecnologie di tale portata racchiudono opportunità e benefici, ma anche rischi e pericoli. Ogni strumento tecnologico può essere utilizzato per fini contrastanti. Il coltello può essere utilizzato per tagliare il pane oppure per aggredire, l’automobile per trasportare oppure per investire e l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per l’uomo o per ingannare, controllare e manipolare. La generazione di immagini o di filmati ha un potere di manipolazione altissimo. Un po’ come san Tommaso, tendiamo ad attribuire un elevato grado di credibilità a quello che vediamo. Ma oggi, proprio come nel caso di Rembrandt, non siamo capaci di distinguere immagini e filmati reali da immagini e filmati generati. Proprio per questo motivo oggi più che mai è necessario comprendere le origini del contenuto.

Marco Ramilli