Lo psicologo e psicoterapeuta ravennate Andrea Bilotto collabora con numerose scuole in tutta Italia. È il referente per lo Sportello d’ascolto del liceo Alighieri di Ravenna, del liceo di Lugo e l’Istituto Oriani di Faenza, e a Cesena del liceo linguistico. Siede al Tavolo provinciale a cui partecipano gli psicologi delle scuole, i referenti per il benessere, i Servizi sociali e la Neuro-psichiatria infantile e, in tutta Italia, sono centinaia gli interventi e gli incontri di formazione a cui viene invitato a partecipare. Bilotto ha una vasta visione della situazione nelle scuole.
L’analisi dello psicologo ed esperto social. Violenti anche i genitori, “una scuola per loro”
Bilotto, quali sono le problematiche che gli studenti le esprimono più frequentemente?
Molti adolescenti soffrono un disagio. Non si sentono compresi e, nell’ambito familiare, vorrebbero essere ascoltati. Tra le ragazze sono aumentati i casi di ansia, di autostima e di disturbo del comportamento alimentare, difficoltà spesso legate a un rapporto sbagliato con i social. Per i ragazzi è un po’ diverso, il problema più frequente è la dipendenza da videogiochi.
Rispetto ai recenti casi di violenza nelle scuole, tra studenti o tra genitori e corpo docente, che idea si è fatto?
In tutta Italia si registrano casi di genitori che si presentano a scuola con fare minaccioso, per incontrare e attaccare docenti o dirigenti scolastici. A volte arrivano anche con avvocato al seguito. Purtroppo sono sempre più numerosi, perché la scuola ha un po’ perso il suo ruolo di riferimento.
Come vede la scuola?
Il sistema scolastico è fragile e noi psicologi, con gli sportelli d’ascolto, cerchiamo di dare un supporto. Negli ultimi tempi sono aumentate, in maniera consistente, le richieste di incontro da parte del personale Ata, che spesso si trova in difficoltà, proprio a causa degli atteggiamenti di alcuni alunni e genitori.
I genitori sono peggio dei figli?
A volte sì. Spesso scaricano sulla scuola il ruolo educativo genitoriale e poi la attaccano quasi a volersi liberare da un senso di colpa. In alcuni casi i genitori non riescono a rapportarsi con i figli, né con il dialogo né dedicandogli il tempo necessario. Spesso ad avere le reazioni più eccessive sono genitori che durante tutto l’anno scolastico non hanno mai partecipato a un colloquio con i docenti. Poi, di fronte ad un brutto voto o a una nota, all’improvviso esplodono, con comportamenti inaccettabili.
L’alleanza scuola-famiglia è in crisi?
È un’alleanza di fondamentale importanza, ma dove viene messa in crisi non si ottengono risultati utili. Il dialogo docente-genitore è sempre necessario, per essere uno di supporto all’altro.
Quali possono essere le soluzioni?
Ritengo che servano più spazi di dialogo per i ragazzi. Spazi dove possano sentirsi liberi di esprimersi senza sentirsi giudicati, bensì capiti. Per quanto riguarda i genitori, solitamente suggerisco alle scuole di organizzare un incontro dove viene presentato lo sportello d’ascolto. Spesso i genitori non sanno che esiste questo supporto, per gli studenti e per loro. Sarebbe importante pensare a incontri per i genitori, una scuola per genitori, strutturata in modo che gli adulti possano informarsi su quelli che sono i problemi attuali dei giovani, che sono molto diversi dai problemi degli adolescenti di 30 anni fa.
SP