Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sventolato e letto in Senato il testo del fax con cui l’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, autorizzava il rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, ambasciatore Maurizio Massari, a firmare la ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. “Questa firma – ha poi aggiunto – è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia, con il favore delle tenebre. Capisco il vostro imbarazzo ma dalla storia non si esce, questo foglio dimostra la poca serietà di un governo che mentre faceva gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo”. Aggiungendo poi che l’Italia ha dato con il governo Conte “il suo assenso un giorno dopo essersi dimesso, senza mandato parlamentare. La propaganda si può fare ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla”. Ma le affermazioni di Meloni, anche lei in estrema difficoltà sul tema visto che l’Italia è l’unico paese dei 27 a non aver ancora “ratificato” (non utilizzato, quella è un’altra questione) il trattato, sono se non discutibili, qualcosa di più grave.

L’accordo sul Mes: tutti i passaggi

L’accordo sulla riforma del Mes venne trovato dall’Eurogruppo (centro di coordinamento dell’Unione europea che riunisce i Ministri delle finanze dei venti Stati membri che adottano l’euro) del 30 novembre 2020: “Gli adeguamenti concordati oggi svilupperanno ulteriormente l’insieme di strumenti del MES. Procederemo ora alla firma del trattato, prevista in gennaio, e avvieremo le procedure di ratifica a livello nazionale”, queste le parole di allora di Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo. Prima di andare a Bruxelles, l’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri informò il Parlamento che l’accordo si sarebbe concluso con la firma del nuovo trattato, prevista per il 27 gennaio.  Prima, però, era necessario un ulteriore passaggio politico: il vertice (Euro summit) dell’11 dicembre 2020 con i capi di stato e di governo dell’Eurozona. E prima del Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2020 c’è stato il consueto passaggio parlamentare, esattamente come quello concluso da Giorgia Meloni nei giorni scorsi in Parlamento prima del Consiglio europeo di giovedì 14 dicembre 2023. E’ in quell’occasione, nel dibattito parlamentare del 9 dicembre 2020, che c’è stato il passaggio parlamentare che ha dato a Giuseppe Conte il mandato di firmare la riforma del Mes.

L’approvazione dell’accordo è stata data alla luce del sole

 Vennero approvate due risoluzioni, sia alla Camera che al Senato che impegnavano il presidente del Consiglio “a esprimere il sostegno dell’Italia alla riforma del Mes deliberata dall’Eurogruppo”. Questo Meloni dovrebbe ricordarlo, perché fu autrice di un animato intervento alla Camera contro la firma del nuovo trattato che iniziava così: “Considero gravissimo, presidente Conte, che noi siamo chiamati a dare un mandato al governo circa la modifica del Mes…”. E’ vero, come dice Meloni, che il governo Conte – come tutti i governi europei – formalmente firmò il trattato del Mes il giorno dopo le sue dimissioni, avvenute il 26 gennaio 2021: ma la data del 27 gennaio era stata decisa all’Eurogruppo del 30 novembre 2020 e il consenso politico dell’Italia era già stato dato all’Euro summit dell’11 dicembre, dopo aver ricevuto il mandato dal Parlamento il 9 dicembre. Un’ultima chiosa, per chiudere: nel fax sventolato in Parlamento si vede chiaramente che è stato protocollato dal MAE (Ministero Affari Esteri) in data 20 gennaio 2021: l’”avvocato del popolo” era pienamente in carica. Tutto farebbe pensare che l’approvazione venne data alla luce del sole, senza il favore delle tenebre.

Tiziano Conti