Dal 1 gennaio, 57esima Giornata mondiale della Pace, al 4 febbraio, Giornata della Fratellanza umana – in cui la Diocesi di Faenza-Modigliana promuoverà una marcia in città a Faenza -, passando attraverso la Veglia di preghiera ecumenica per l’unità dei cristiani preparata dalle chiese del Burkina Faso. Un percorso a più tappe in cui il punto di partenza è il Messaggio di papa Francesco. Quest’anno il Papa ci invita a riflettere sulle forme di intelligenza artificiale e le loro implicazioni per la pace, mentre constatiamo le loro ricadute sulla guerra.

Papa Francesco: “Sapere è porsi le domande giuste”

Un monaco Claudio Ubaldo Cortoni (classe 1976, bibliotecario e archivista al monastero di Camaldoli e professore di Storia della teologia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, è stato obiettore di coscienza al servizio militare e ha svolto il suo servizio presso la comunità di Sasso Montegianni a Marradi) ha scritto un libro insieme a Davide Dattoli (classe 1990, imprenditore della formazione digitale, fondatore di Talent Garden, la più grande scuola di formazione e networking in Europa) dal titolo Sapere è potere. Da Aristotele a chat gpt, perché il futuro dipende dalla nostra formazione, (2023, ed. Rizzoli). Sfogliando l’indice e percorrendo i titoli si colgono alcuni spunti utili a rileggere il messaggio del Papa: «Sapere è porsi le domande giuste», è «cogliere ciò che è davvero rilevante», è «un percorso» e «non raggiunge mai un punto di arrivo». «La curiosità muove il mondo», occorre «provare, sbagliare, riprovare», «non temere il confronto» perché «la vera conoscenza è condivisa» e «i cittadini del futuro» necessitano della «bussola della formazione». Scrivono gli autori nel primo capitolo: «Il sapere è l’unica bussola in grado di condurci attraverso le incertezze, diventando discernimento; ovvero, la capacità di collocarsi in uno spazio e in un tempo determinato, scegliendo la propria prospettiva con i sensi e l’intelletto, imparando a non confondere l’informazione con il sapere». Raccontano: «A prima vista si potrebbe pensare che non esistano esperienze e mondi più lontani dei nostri, invece a unirci c’è un tema comune: la certezza che investire sulla propria formazione sia il modo più efficace per capire la realtà che ci circonda e costruire il futuro su solide basi. A partire da ciò, nei nostri rispettivi settori ci siamo interrogati sulla stessa questione: come trasformare le informazioni – abbondanti, ampissime, che siano in una biblioteca oppure online – in autentica conoscenza».
Afferma il Papa nel Messaggio per la Giornata dell’1 gennaio (n.2) :«La dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana devono stare alla base dello sviluppo di nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego, in modo che il progresso digitale possa avvenire nel rispetto della giustizia e contribuire alla causa della pace».

Le parole di padre Patton

In una recente intervista a Vatican news il custode di Terra Santa padre Francesco Patton riportava all’attenzione di tutti il documento di Abu Dhabi del 4 febbraio del 2019, data che poi è diventata giornata della fratellanza umana. Ne riporto uno stralcio.

«Dal mio punto di vista i leader religiosi possono fare e devono fare quello che hanno fatto papa Francesco, il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, nel 2019, quando hanno sottoscritto il documento di Abu Dhabi. Cioè, i leader religiosi devono avviare, direi, un multilateralismo in cui aiutano i propri fedeli a fare una interpretazione e, in alcuni casi, una reinterpretazione dei testi sacri, orientando questa reinterpretazione a una cultura della fraternità e della pace. Questo è, dal mio punto di vista, assolutamente fondamentale. In quel documento c’erano delle cose straordinarie, come il riconoscimento della cittadinanza piena per i cristiani e per i fedeli di qualsiasi religione, anche in contesti a maggioranza musulmana, dove sappiamo che, per diritto musulmano, i cristiani sono tollerati, non sono pienamente cittadini. Allora, i leader religiosi devono andare in quella direzione e devono trovare il modo di far passare le idee principali dal vertice alla base. Cioè, bisogna che ci sia anche una educazione, una predicazione, che aiuti a fare, direi, una interpretazione in direzione della fraternità e della pace dei testi religiosi. Questo è necessario, perché tutti i testi religiosi, ma proprio tutti tutti, contengono, ahimè, anche espressioni che, lette in maniera fondamentalista, costituirebbero invece una incitazione alla violenza. Allora, bisogna che i capi diano l’esempio, bisogna che i capi pongano gesti, bisogna che i capi sottoscrivano anche documenti e dichiarazioni. Bisogna che lo facciano e non semplicemente a due, ma a tre, a quattro, a cinque, allargando sempre di più. E bisogna che questo tipo di orientamento poi passi da un magistero che rimane per specialisti ad una predicazione che invece va a toccare le persone. Allora non avremmo più masse che appoggiano iniziative che fanno fare corto circuito alla dimensione politica, con forme di nazionalismo violento, e alla dimensione religiosa, con forme di fondamentalismo religioso».

a cura di don Mirko Santandrea