AstraEcologia di Faenza sarà dal 7 al 10 novembre a Ecomondo di Rimini, da 26 anni la fiera di riferimento nel settore ambientale, del riciclo e dell’economia circolare. Grazie ai propri servizi integrati e agli impianti di recupero e smaltimento rifiuti il Consorzio Astra incontrerà a Ecomondo i propri clienti, fornitori e portatori di interesse. Sarà l’occasione anche per affrontare le criticità del settore: «Sul recupero e smaltimento rifiuti serve una svolta – sottolinea il direttore Stefano Gabusi – si punti di più all’autosufficienza regionale». Astra illustrerà anche la propria attività di gestione rifiuti durante l’alluvione di maggio in sinergia con Hera e le Amministrazioni locali.

Gli obiettivi della nuova edizione di Ecomondo

Direttore Gabusi, con quali obiettivi vi presentate a questa nuova edizione di Ecomondo?

Ci aspettiamo un’edizione importante. Veniamo dagli anni del Covid che hanno limitato molto Ecomondo e ora siamo entusiasti che si torni a vivere questa esperienza a pieno regime assieme ai nostri clienti, fornitori e portatori di interesse. In più vogliamo condividere con loro tutto il percorso che è stato fatto in questi mesi complessi per superare le emergenze legate all’alluvione e al successivo fortunale.

Quali sono i temi che porterete sotto i riflettori a Ecomondo?

Uno dei grandi temi è quello di sviluppare una vera economia circolare. Purtroppo se ne parla tanto, ma si approfondisce il problema sempre a metà. Spesso ci limitiamo ad analizzare il ciclo dei rifiuti fino a quando questi entrano in un impianto, e non ci interessiamo a quello che accade dopo. Sembra che sia risolto tutto lì, ma che fine fa il materiale recuperato? Deve essere rimesso sul mercato ed essere competitivo, altrimenti quella che facciamo non è una vera economia circolare e non diventa nemmeno sostenibile economicamente.

Che qualità ha il materiale recuperato e rimesso sul mercato?

Eccellente, non ha nulla da invidiare a quello vergine, per così dire. Gli impianti del nostro consorzio sono molto performanti, e il rifiuto lavorato e rimesso sul mercato viene denominato end of waste. Oggi però in Italia si fa molta fatica a ricollocare gli end of waste: la burocrazia statale spesso li penalizza, a differenza di quanto avviene all’estero. E se rimangono all’interno dell’impianto, non c’è stato recupero reale. Si è favorito molto a livello economico e politico il momento dell’entrata dei rifiuti, poco si è fatto per il dopo. E questo è un problema tanto economico quanto ambientale.

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Perché per voi è importante raggiungere l’autosufficienza regionale a livello di rifiuti?

Si collega a un altro problema: la gestione di quella piccola parte di materiale di rifiuto che non è recuperabile. Per fare un esempio, per quanto i nostri impianti siano performanti, non riusciranno mai a recuperare il cento per cento dei rifiuti che arrivano. A Imola riusciamo ad arrivare al 90%. Ecco, quel 10% che rimane deve essere inevitabilmente destinato a una discarica o un termovalorizzatore. Per favorire l’economia circolare dunque servono anche i termovalorizzatori, Se io non ho possibilità di smaltire quel 10%, ne risente anche quel 90% di end of waste che invece è virtuoso.

Che fare dunque?

Ci sono pochi impianti in Regione e in generale in Italia. E si dà, forse per volontà politica, priorità ai rifiuti urbani anziché a quelli speciali (prodotti dalle aziende), quando invece il rapporto è di uno a tre. Se non si riesce a gestire il rifiuto speciale, tutto il processo virtuoso di riciclo ne risente. Ogni regione dovrebbe essere autosufficiente a livello di impiantistica, per il principio di prossimità. Invece in Italia c’è come un turismo del rifiuto, dove questi vengono trasportati lungo tutta la Penisola se non addirittura oltre i confini nazionali. L’Italia spende un miliardo di euro all’anno per trasportare i rifiuti che non riesce a gestire fuori dai propri confini.

A che punto siamo invece sull’alluvione in Romagna?

Sono stati mesi impegnativi che ci hanno portato ora a vedere un barlume di normalità nei territori coinvolti. Tutto ciò è stato possibile anche grazie alla capacità delle singole persone, che si sono rimboccate le maniche. Non è ancora tutto sistemato, ma l’emergenza legata al rifiuto urbano è rientrata, anche se ancora oggi qualcosa viene prodotto. Teniamo conto che a luglio abbiamo dovuto affrontare anche l’emergenza del fortunale. Da questo lato però, si è fatto un gran lavoro. Sicuramente ora le priorità sono la risistemazione delle infrastrutture e i rimborsi ai cittadini: solo così si può ripartire veramente.

Samuele Marchi