La spallata che le acque del fiume Lamone hanno inferto al ponte delle Grazie la mattina del 17 maggio scorso ha provocato la “morte operativa” del ponte in cemento armato studiato dall’ingegnere capo del Comune, Giovanni Antenore, per la sostituzione dello storico ponte di ferro tra Faenza e il suo Borgo Durbecco: ponte di ferro fatto saltare dai tedeschi in ritirata il 23 novembre 1944.

L’antico ponte di ferro

Progettato dall’ingegnere Gilbert Neville e giunto dall’Inghilterra via mare attraverso il porto di Ravenna, dal 1865 il ponte di ferro sostituì il ponte romano che, a partire dal medioevo manfrediano, era difeso da due torri: una di 24 metri sulla pila lato Borgo, l’altra, più alta, sulla terraferma a ulteriore baluardo dell’accesso a Faenza lato Forlì. Nell’estate del 2011 sul greto asciutto del fiume gli appassionati faentini – tra i quali, in primis, il compianto Giuliano Bettoli (borghigiano, prima che faentino!) – avevano portato alla luce la base della pila borghigiana del ponte più antico (quella della torre) e tracce dell’iscrizione romana del ponte. In occasione degli attuali lavori di pulitura del fiume dalla vegetazione interarginale anche di alto fusto (finalmente!) e di risagomatura degli argini è tornato alla luce anche il basamento in laterizio del ponte di ferro, sotto il ponte delle Grazie lato Faenza. Nonostante i recenti, lunghi e molto costosi interventi di restauro funzionale condotti a più riprese quasi ogni anno a partire dal 2017 (ed erano in programma ulteriori “aggiustamenti viari”), il ponte non ha retto alla pressione delle acque contro l’impalcato e dovrà essere completamente riedificato.

L’attuale ponte

L’attuale ponte a fine vita “Ricostruito a spese dello Stato su progetto dell’architetto Antenore”, come ricorda una delle iscrizioni latine opera dell’indimenticato professore e preside del Liceo Classico “Torricelli” Vittorio Ragazzini, fu inaugurato il 16 dicembre 1951 dal sindaco Pietro Baldi e dall’arcivescovo Giuseppe Battaglia, alla presenza del prefetto di Ravenna. Le medesime Autorità il successivo 16 giugno 1852 accoglieranno il presidente della Repubblica Luigi Einaudi e consorte in visita al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, rinato dopo le ingentissime distruzioni belliche.

Gian Paolo Costa