Nel pomeriggio di sabato 23 settembre, un centinaio di persone (per metà da Brisighella, Russi e Faenza) ha affollato la sala della Pinacoteca di Ascoli per un momento di ricordo di mons. Silvano Montevecchi. Era originario di Villa Vezzano, ed è morto dieci anni fa mentre era vescovo della città marchigiana. Un pastore rimasto nel cuore dei marchigiani, come di noi romagnoli, per la sua attenzione alle persone, ai fedeli e ai sacerdoti.

Il ricordo di mons. Silvano Montevecchi

“Quando si veniva in Romagna – ci dice Michele Picciolo, che lo ha accompagnato in diverse occasioni – la prima cosa era andare al cimitero di Villa Vezzano. Poi si andava a Russi, alla Residenza per anziani A. Baccarini, per un saluto agli ospiti”. Reduce dagli incontri mediterranei di Marsiglia, mons. Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli, ha salutato i convenuti ringraziando mons. Paolo Pezzi (arcivescovo a Mosca) e mons. Mario Toso (vescovo di Faenza – Modigliana) per le loro lettere inviate nell’occasione. Poi un cenno ai diversi ascolani che di mons. Montevecchi, raccontando più aneddoti, gli hanno riferito: “Per me è stato un padre!”. Ad Ascoli, di mons. Silvano si parla ancora oggi al presente, ha detto il sindaco Fioravanti, ricordando in particolare la lotta alla povertà con la nascita dell’Emporio della Carità nel 2011, e della mensa. Un pastore “nel senso bello”, ha detto il vescovo emerito di Pesaro, l’ascolano mons. Coccia, “in mezzo alla gente, ai preti e ai religiosi”. Un pastore che serbava un ricordo bello di Russi dove era stato parroco, come ricordava con piacere l’impegno con la pastorale familiare e quella giovanile. “Operava facendo”, ha sottolineato il senatore ascolano Castelli, mentre l’ex senatore faentino, Collina, ha sottolineato come mons. Montevecchi avesse una “grande capacità di far crescere il laicato”. I coniugi Angelo Gambi e Claudia Monti hanno ricordato il grande lavoro per la famiglia nella nostra diocesi, mentre Elio Pezzi ha parlato dei tempi in cui fu parroco a Russi.

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Dopo la fase di ascolto, il vescovo Gianpiero ha presieduto la celebrazione in Duomo. Nel commentare il vangelo dei lavoratori inviati a lavorare nella vigna, ha sottolineato la chiamata del Signore e la cura nel dare a ciascuno la paga, perché ciascuno possa portare a casa il pane. E anche dagli insegnamenti del vescovo Silvano si scopre come è bello lavorare insieme nella vigna. Tanto che il cuore si allarga, si sogna, si progetta e nascono le opere. Se all’incontro qualcuno ha pure cercato di offrire un elenco delle tante opere che in Ascoli si devono a mons. Silvano, due ne segnaliamo. A partire dal recupero del monastero benedettino di Valledacqua, nel tentativo di offrirlo alla preghiera e alla formazione spirituale, su cui il “cantiere” è tuttora aperto. In Duomo, invece, grazie alle mani del maestro Goffredo Gaeta, mons. Montevecchi ha fatto collocare un pannello ceramico di grandi dimensioni in cui è racchiusa la storia del popolo di Dio fino a evidenziare diversi testimoni e martiri del nostro tempo, fra cui mons. Romero a santa Benedetta della Croce (Edith Stein), e altri. Tutti loro hanno offerto la propria vita seguendo Gesù.

Giulio Donati