Ci sono due avvenimenti della storia del mondo che ricorrono in questa giornata simbolo e – per quanto riguarda me – un ricordo del tutto personale. 11 settembre 1973, stavo terminando il servizio militare a Tai di Cadore, 7° Reggimento Alpini. Si sparse la voce che in Cile c’era stato un colpo di stato militare, il rovesciamento del governo democraticamente eletto presieduto da Salvador Allende da parte dell’esercito e della polizia nazionale. Evento fondamentale della storia del Cile, assurto a simbolo della guerra fredda e dell’ingerenza degli Stati Uniti d’America nelle questioni interne dei paesi dell‘America Latina. Il generale Pinochet, alla guida dell’esercito, cinse d’assedio il Palazzo Presidenziale de La Moneda, attaccandolo via terra e bombardandolo dall’alto: Allende morì nel corso dell’attacco. Correva voce che gli ufficiali del nostro reggimento alpino avessero brindato all’operazione.
L’11 settembre 2001
Ventotto anni dopo, l’11 settembre 2001, ero al lavoro nel mio ufficio a Faenza. D’improvviso l’accesso a internet andò nel pallone e non riuscivo più a collegarmi sul web: uscii dall’ufficio e tra i colleghi cominciò a correre voce che era successo qualcosa fuori dal comune a New York. Andammo nell’anticamera della sala conferenze, dove c’era un televisore e assistemmo in diretta all’ora più devastante cui la nostra generazione di “baby boomers” avesse preso parte: l’attacco alla “Grande mela”, la città simbolo degli Stati Uniti d’America.
In diretta vennero giù le due Torri gemelle. Negli anni successivi avrei avuto la possibilità di visitare il “9/11 Memorial & Museum” che si trova nelle vecchie fondamenta di una delle due Torri. I sentimenti provati nel vedere le vestigia di quell’orrore e l’ascolto delle ultime telefonate a casa dei passeggeri degli aerei dirottati, consapevoli di stare andando incontro al proprio destino, li porterò sempre nel cuore.
Come la vista delle fondamenta dell’altra torre, trasformata in un laghetto artificiale con i nomi sulle pareti di contenimento delle 2.977 persone vittime dell’attentato. Questa canzone di Bruce Springsteen, eseguita in occasione del ventesimo anniversario dell’attentato, mi
riempie sempre di una grande commozione: “I see you in my dreams”. Sullo sfondo gli alberi piantati tra i due luoghi della memoria: il museo e il laghetto. Infine anche un ricordo personale: era sabato 11 settembre 1976. Al risveglio mia moglie mi disse: “E’
arrivato il momento: andiamo alla maternità”. Alla sera era nata Benedetta, nostra figlia.
Tiziano Conti