Venite in disparte a riposarvi un po’. È il messaggio che lanciano monasteri, eremi e santuari della collina, soprattutto in questo tempo di fatica e precarietà. Croci sulle vette, segnate anch’esse delle ferite dell’alluvione e dalle frane, che riescono ancora a ristorare l’anima e aprono l’orizzonte. Fonti di spiritualità lo sono sempre stati, come tutti i santuari nel mondo. Come il santuario di santa Maria in Porto a Ravenna, della Madonna del Pino a Cervia o della Celletta ad Argenta. Ma qui, tra le strade interrotte dalle frane, nei borghi che sono stati isolati per giorni, oggi si può cogliere un senso di vicinanza e ripartenza, almeno spirituale. «Sono luoghi popolari, della fede semplice – spiega don Tiziano Zoli, incaricato della Ceer per il turismo, sport e tempo libero -. In questo tempo complicato ci dicono che le difficoltà ci sono ma c’è anche la possibilità di riposare, abbeverare l’anima, per guadare al futuro. Userei l’immagine della fionda: un gioco umile, che può lanciare in avanti per molti metri un sasso. Ecco, questi luoghi sono così: spazi per ritrovare lo Spirito e anche sé stessi. È il settimo giorno, che poi dà senso e il valore a tutti gli altri».

Come stanno, dunque, questi luoghi dopo l’alluvione? «Nessuno è stato colpito pesantemente nella diocesi di Faenza-Modigliana. Diverso è il discorso dei Cammini che stavano prendendo piede e che invece ora vanno rivisti perché alcuni tratti sono interrotti». Anzitutto il Cammino di Sant’Antonio, tra Borgo Tossignano e Monte Paolo e nel tratto fino a Modigliana; in parte anche il Cammino di San Vicinio e la Viae Misericordia, da Gamogna a Faenza e da Fognano a Marradi.

Don Tiziano: “Eremi e cammini, spazi per ritrovare lo Spirito e anche sé stessi”

La ferita più grossa sulle colline romagnole è appunto quella del Santuario di Monte Paolo, nella diocesi di Forlì-Bertinoro, chiuso ai fedeli e isolato a causa delle 27 frane che lo circondano. Le clarisse che lo curavano sono sfollate e sono state accolte al Seminario di Faenza, dove celebreranno la patrona, il prossimo 11 agosto, lontano dal loro monastero. L’eremo di Gamogna è stato isolato per diversi giorni ma ora è raggiungibile, così come i monasteri di Marradi, Fognano e Modigliana. «Il Santuario del Monticino di Brisighella era già chiuso da tempo per crepe e dei problemi di stabilità », prosegue don Tiziano. Ancora, c’è il Santuario della Madonna della Fognana, sopra Castel Bolognese si trova sul Senio, proprio in corrispondenza della rottura del suo argine: «È aperto saltuariamente ma non ha subito danni». Così come il Santuario della Madonna della Salute, di cui è parroco lo stesso don Tiziano, a Solarolo: «La chiesa ha avuto cinque centimetri di acqua e fango che sono stati rimossi. Mentre in paese il 90% delle case è stato allagato. Ora è aperta e, anzi, ho notato anche un buon afflusso di persone. Ho messo in una cappella l’immagine della Madonna del Fango, con una preghiera semplice a Maria e i santini vanno via come il pane. In questo periodo ci dà l’occasione di fare memoria di un evento che certamente segnerà la nostra storia, collettiva e individuale».

Daniela Verlicchi