Il Circolo Legambiente Lamone Faenza interviene nel dibattito in corso da diverse settimane in città e affrontato a più riprese in consiglio comunale su tanti temi aperti dopo l’alluvione: dalle soluzioni per riuscire a risarcire famiglie ed imprese fino a tutti gli investimenti necessari affinché un disastro del genere non si ripeta più.
“Nel Consiglio Comunale di Faenza di mercoledì 12 luglio – affermano dall’associazione _ dopo una serie di interpellanze sull’emergenza alluvione (alcune per la verità un po’ sconclusionate) è emerso un grande spirito di “unità nazionale”, in specifico sulla mozione “Richiesta di azzeramento del pagamento delle bollette e avvisi pagamenti utenze” e sull’Ordine del giorno “Pulizia e tutela dell’officiosità idraulica degli alvei dei fiumi”, votati all’unanimità da tutti i presenti.
E’ certamente importante che di fronte alle emergenze ci sia il massimo di convergenza, ma ancora più importante è il merito su cui si converge. Proprio sul merito rileviamo diversi limiti (forse dovuti proprio a questa ampia convergenza).
Naturalmente – prosegue Legambiente Faenza – condividiamo pienamente l’impegno, contenuto nella mozione, a battersi per l’azzeramento delle bollette per le circa 10.800 utenze colpite dall’alluvione (richiesta che abbiamo avanzato da subito, sostenendo che deve essere coperto dai ristori al 100% dichiarati dal Governo).
Utile pure lo “stimolo” al patto di sindacato di Hera affinché metta a disposizione risorse dovute a extraprofitti in solidarietà a cittadini e imprese, ma noi crediamo che a Hera vada chiesto soprattutto altro.
Ad esempio, se ormai è evidente che gli allagamenti non sono venuti solo dalle esondazioni e dalle rotture degli argini ma, ancora prima, dalle fogne che hanno rimandato l’acqua in senso contrario, forse è stato, almeno in parte, dovuto anche a paratie che non hanno funzionato a dovere (se vi sono responsabilità di Hera, come è avvenuto anche in passato, dovrà farsene carico).
Il problema più rilevante però è che il sistema fognario, specie in alcune zone, è sottodimensionato: questa sarà una questione da approfondire e per la quale chiedere che anche Hera contribuisca con i necessari investimenti.
Per quanto riguarda l’Ordine del giorno sull’officiosità idraulica dei fiumi, a noi sembra sia carente per diversi motivi.
“Pulizia dei corsi d’acqua necessaria ma bisogna approfondire i progetti relativi a sistemi di laminazione e bacini d’espansione. Necessario anche bloccare edificazioni in aree a rischio esondazione”
Si mette un’enfasi esagerata – commentano dall’associazione – quasi esclusivamente sulla pulizia dei corsi d’acqua, in linea con una tesi diffusa, ma falsa, che un po’ di vegetazione sul fiume sia la causa di tutti i danni.
La pulizia è naturalmente necessaria, ma con le opportune modalità, i fiumi sono realtà naturali vive, non da trasformare in tubi lineari.
L’accenno a sistemi di laminazione e bacini di espansione dovrà essere approfondito, riprendendo e aggiornando anche vecchi progetti commissionati dalla Regione e che riguardavano i bacini del Lamone e del Marzeno, rimasti solo sulla carta.
La descrizione è circoscritta ai soli Comuni dell’URF, quando invece i bacini idrografici vanno considerati nella loro interezza, l’acqua viene da monte e infatti i tanti fenomeni franosi lo dimostrano e hanno poi effetti anche in pianura.
Per questo serve un coordinamento di tutti gli enti preposti coinvolgendo anche la regione Toscana oltre che i Comuni forlivesi e di Marradi, per quanto riguarda il percorso del Marzeno.
Poi c’è una mancanza particolarmente rilevante, non si fa cenno al necessario blocco delle edificazioni non solo a meno di 150 – 200 metri dai corpi idrici, ma in tutte le zone, vecchie e nuove, classificate a rischio di esondazione.
Questa sarà una questione – prosegue il Circolo Legambiente – da mettere nel conto per quanto riguarda i futuri Piani Urbanistici Generali, sia quelli già fatti e da rivedere, sia quelli ancora da fare, affermando sul serio che non si può ricostruire come prima, ma va completamente cambiata la gestione del territorio e il rapporto con la natura.
I riferimenti ai “Contratti di fiume”, per coinvolgere la cittadinanza e l’associazionismo, oltre che l’impegno delle istituzioni, sono importanti, è da molto che se ne parla, purtroppo ancora con scarsi risultati.
Su tutto questo, non bastano evidentemente documenti più o meno precisi e documentati, servono riflessioni approfondite con la messa a confronto delle varie competenze tecniche e scientifiche, oltre che delle istituzioni, per riprogettare un diverso rapporto con la natura.
Come Legambiente tenteremo di organizzare incontri con persone competenti per riportare la discussione, entro un ambito documentato, su quanto l’accaduto ci interpella in merito a ciò che dovremo fare nei prossimi anni per ridare sicurezza ai nostri territori.”