Il 10 giugno 1998 moriva nella sua casa di Russi monsignor Gian Domenico Gordini, sacerdote, docente di storia della Chiesa, preside dello Studio Teologico Accademico bolognese, nonché giornalista, direttore del settimanale della Diocesi di Faenza-Modigliana e scrittore. Il 18 giugno scorso (nel venticinquesimo anniversario della scomparsa: 1998-2023), la Parrocchia di Russi lo ha ricordato con una Messa celebrata nella chiesa Arcipretale da don Maurizio Tagliaferri, dal 2013 ordinario di storia della Chiesa medievale, moderna e contemporanea alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, e dal 2014 relatore presso la Congregazione delle Cause dei Santi della Santa sede. È quindi seguito, sempre in Arcipretale, un incontro sulla vita e l’opera di Don Gordini, vissute all’insegna del fatto che la vita ha un scopo, anzi che “la vita è un compito”. Durante l’incontro hanno portato i loro saluti l’arciprete di Russi don Luca Ravaglia e la vicesindaco Anna Grazia Bagnoli, a cui sono seguite le testimonianze dello stesso Don Tagliaferri, del giornalista, già nostro direttore, Giulio Donati, del sottoscritto, della parrocchiana Santina Arfelli e di Teresida Gordini, nipote di Don Gian Domenico.

Le testimonianze

gian domenico gordini

Don Tagliaferri ha ricordato “il professore”. Gian Domenico Gordini, dopo l’ordinazione sacerdotale, la laurea in storia ecclesiastica conseguita alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e quella in filosofia all’ateneo di Bologna, ha infatti insegnato, come accennato poc’anzi, storia della Chiesa nel seminario regionale di Bologna, di cui è stato anche preside dello Studio Teologico Accademico. Ha altresì collaborato alla “Bibliotheca sanctorum”, compilando oltre cinquecento voci, pubblicato numerosi studi storici su riviste e libri, e presiedendo anche il Centro Studi Antica Provincia Ravennate. Don Gordini ha diretto altresì, per venticinque anni (dal 1972 al ’97), “Il Piccolo”, settimanale della nostra Diocesi. Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo, in particolare, Storia di pellegrini, briganti e di anni santi (Genova, 1974), Russi nel Settecento, scritta insieme a Pier Giorgio Bentini, Girolamo Fabbri, Guido Laghi, Gemma Pezzi Furlano e Antonio Savioli (Castelbolognese, 1988), Storia e vita della Chiesa (Bologna, 1993) e Fonti e documenti e culto delle beate Margherita Molli e Gentile Giusti, scritta con Mons. Giorgio Orioli, (Cesena, 1996).

Donati ha ricordato invece il suo impegno giornalistico al “Piccolo”, i suoi editoriali, che consegnava puntualmente il lunedì mattina di ogni settimana, nonché lo studio, la scrittura e la forza della redazione, tutti aspetti che curava con rigore e passione. Morto nel 1998, a un anno dal convegno del centenario di vita del Piccolo, don Gordini ha trasmesso l’attenzione alla vita ecclesiale diocesana, senza dimenticare gli aspetti della vita sociale e civile e l’esigenza di una stretta collaborazione fra settimanali riuniti nella Fisc, la loro federazione nazionale..

Il sottoscritto ne ha ricordato l’opera educativa a favore dei giovani (universitari, delle superiori e lavoratori), ma “anche i momenti di gioco e svago, |..| la sua mano pesante a “palla avvelenata”, la risata contagiosa, il gusto per la battuta, non di rado velata di sottile ironia, anche nei confronti di un certo clericalismo, ecclesiale o “laico” che fosse, la condivisione dei “piaceri” della tavola, le discussioni sul calcio – era un fine intenditore, tifoso del Bologna e del Russi, amico personale di Perani e di altri calciatori del “mitico” Bologna di Bernardini – e l’amore per la lettura”.

Santina Arfelli ha sottolineato la sua testimonianza di fede e l’amore per la comunità di Russi, mentre la nipote Teresida, figlia del fratello Fiorenzo, scomparso cinque anni prima di Don Gian Domenico, ha evidenziato il suo “avergli sempre voluto bene”, ma senza dimenticare che, da bambina prima e da giovane donna poi, il rapporto con lo “zio prete” non sia sempre stato tutto “rose e fiori”, prima di tutto per essere stata un’adolescente “vivace ed esuberante”, ma anche, dicendolo sorridendo, una “femminista” che non andava quasi mai d’accordo con lo zio Gordon, come lei e anche non pochi russiani chiamavano amichevolmente Don Gordini. L’incontro è terminato con un aperitivo allestito nell’adiacente sala intitolata proprio a “Don Gordini”.

                                                                                                                                  Elio Pezzi