L’emergenza, l’imprevisto, ciò che non ci aspettiamo. Gli eventi che non sono nei piani creano difficoltà a tutti, ma per chi vive ogni giorno con l’autismo creano un vero e proprio senso di vuoto. Senza uno schema nella giornata è come se venisse a mancare l’aria per respirare. Questo è quel che hanno provato i ragazzi dell’associazione Autismo Faenza Aps, che hanno però trovato ossigeno nel progetto Tempo per noi, per ricominciare. Sono stati i professori delle scuole medie e superiori di Faenza a mettersi a disposizione dei ragazzi dopo aver frequentato il corso di formazione Così uguali, così diversi per fare attività con loro durante le due settimane in cui per via dell’alluvione le scuole sono state chiuse. In quei giorni difficili il Seminario diocesano ha concesso i suoi spazi a circa venti ragazzi dai 4 ai 19 anni che si sono trovati con 16 insegnanti, che hanno scelto di essere lì per loro in quel momento, a fare attività insieme.
In tutto 16 docenti di sostegno hanno aiutato una ventina di ragazzi e ragazze con autismo
Non angeli del fango, ma angeli custodi, docenti di sostegno per vocazione. Anche il vescovo monsignor Mario Toso ha avuto il piacere di incontrarli nei giorni scorsi. «Per me questo è stato il primo anno come docente di sostegno – dice Riccardo del liceo Torricelli-Ballardini – e questa esperienza mi ha insegnato molto. Facevamo attività ludiche, giochi con le parole, con la palla per potenziare la memoria e la manualità».
Un’esperienza importante che ha permesso ai ragazzi di non dover vivere un’altra emergenza nell’emergenza e di trovare un po’ di serenità. Tutto questo ha dato respiro non solo ai ragazzi ma anche agli insegnanti. «Sono a Faenza da fine agosto – racconta Ludovica, prof di sostegno alle medie Cova Lanzoni -; anch’io abito in una zona colpita dall’alluvione e quando è arrivata la notizia dell’iniziativa non potevo non mettermi in gioco. Le persone con disabilità risentono tantissimo dell’emergenza perché improvvisamente vengono a mancare tutte le strutture di riferimento come la scuola e i centri diurni. Venire qui da loro è stato bellissimo, mi ha permesso di respirare. Sono stati più un aiuto loro per me che il contrario».
Essere parte di una comunità educante
Così, mentre i genitori erano impegnati a spalare o aiutare vicini e amici, i ragazzi hanno avuto un tempo per loro insieme a educatori e insegnanti, molti provenienti da fuori Faenza, che si sono riscoperti parte di un’unica comunità. Il senso di unità è stato infatti il filo rosso di queste settimane complesse per la nostra città e per il nostro territorio. Anche Giovanni, insegnante di sostegno del Persolino-Strocchi, viene da fuori Faenza e si è subito messo in gioco per i ragazzi: «Frequentare questa associazione è stato un modo per noi insegnanti fuori sede di sentirci più parte della comunità faentina ed è stato per me anche occasione di entrare in contatto con ragazzi di fasce d’età diverse da quelle con cui mi rapporto quotidianamente a scuola». Tante sono le immagini che ognuno si porta dietro dei momenti più difficili che abbiamo vissuto e tante saranno probabilmente quelle che ci porteremo dietro nei prossimi mesi, ma ne vogliamo fissare una, quella che ha colpito Giovanni: «Ho ancora davanti agli occhi un ragazzino che correva sempre, che aveva proprio bisogno di spazi immensi. E allora io correvo con lui, per gioco, e lui nel vedermi correre rideva. Rideva tantissimo. E io ridevo con lui. Questa risata liberatoria è l’immagine che mi porto dietro da questa esperienza». E proprio con il coraggio di una risata che sembra un po’ fuori dal tempo, che sembra un po’ stonare ma che è perfettamente in sintonia con l’impegno degli educatori e degli insegnanti, il progetto va avanti durante l’estate con EstAut, per offrire attività ai ragazzi anche in questi mesi. Per avere un tempo per loro. Per ricominciare.
Letizia Di Deco