Prosegue l’attività avviata nella Diocesi di Faenza-Modigliana in base alle indicazioni ricevute alla Settimana sociale dei cattolici Taranto sui temi ambiente, lavoro e futuro, dove ci sono state indicate le quattro piste di conversione e generatività per le nostre parrocchie. Una di queste vuole sviluppare il tema dell’economia circolare. Su questo argomento il gruppo giovani della Pastorale sociale e del lavoro aveva organizzato il 7 giugno dello scorso anno un incontro a Russi nella sala del Consiglio comunale. Da quell’incontro era emersa chiara, anche attraverso la testimonianza di imprese del territorio quali Caviro e la cooperativa Il Mulino, protagoniste di buone prassi aziendali in materia, che l’economia circolare, il cui ciclo è progettare, produrre, distribuire, consumare, raccogliere, riciclare ed eventualmente smaltire rifiuti residui, debba sostituire l’economia lineare che consiste nell’estrarre, produrre, utilizzare e gettare. Non possiamo più permetterci di produrre ogni anno, a livello europeo, 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti.

Nell’incontro del 7 giugno abbiamo ascoltato la testimonianza di un imprenditore di Lama di Reno (in provincia di Bologna), Claudio Tedeschi, amministrazione delegato della Dismeco, piccola azienda con 25 dipendenti ma leader mondiale nello smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) in un’ottica di economia circolare. Il gruppo giovani si è recato, sabato scorso, in visita alla Dismeco per approfondire con Claudio Tedeschi le ipotesi di lavoro emerse nell’incontro di Russi. Sono diversi gli ostacoli da superare, a partire dalla possibilità di rimettere in circolo elettrodomestici rigenerati qualora siano già stati classificati rifiuti, anche se l’obiettivo è di donarli a organizzazioni no profit che operano per fini sociali. Si stima che il 3% delle lavatrici smaltite come rifiuti possano essere rigenerate e riutilizzate.

L’attività sociale con i carcerati

«Dismeco – sottolinea Tedeschi – integra la propria attività imprenditoriale con attività sociale, accogliendo classi scolastiche in visita e collaborando con cooperative sociali». Emblematica, a questo proposito, la collaborazione con una cooperativa sociale con la quale ha realizzato un laboratorio di disassemblaggio di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche all’interno della Casa circondariale di Bologna, nel quale lavorano alcuni detenuti regolarmente assunti dalla cooperativa. Al termine del periodo di detenzione diversi di questi trovano occupazione in imprese del settore. Uno di questi è stato assunto da Dismeco. Aspetto importante di questa esperienza è che la possibilità di trovare subito un’occupazione regolare riduca di molto per i detenuti in uscita dal carcere il rischio della cosiddetta “recidiva”, cioè il ritorno all’illegalità, causato molto spesso dalla difficoltà di trovare un’occupazione con un reddito legale.
Non resta che rimboccarsi le maniche e concretizzare i buoni propositi.

Flavio Venturi
incaricato Pastorale sociale