Un terremoto, di magnitudo 7,8 ha colpito questa notte, alle 4.17 ora locale (le 2:17 in Italia) la Turchia meridionale e il centro e nord-ovest della Siria.

Si registrano enormi danni ovunque nelle zone colpite: il bilancio provvisorio è di almeno 1.504 morti e migliaia di feriti, nei due Paesi colpiti dal sisma ma i numeri sono in costante aggiornamento mentre la terra non smette di tremare: una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7,5 è stata registrata infatti, nella provincia turca di Kahramanmaras, nel sud della Turchia, intorno alle ore 11.24 (ora italiana).

Il vicepresidente turco, Fuat Oktay, ha fornito un bilancio provvisorio che parla di 1.710 edifici crollati in dieci province del sud-est anatolico, con Gaziantep e Kahramanmaras come città più devastate. Anche il castello di Gaziantep, testimone di una storia millenaria, è ridotto ad un cumulo di macerie.

Le operazioni di soccorso continuano in queste ore e si stima che ci siano ancora moltissime persone sotto le macerie. 

La Farnesina intanto rende noto che nella zona vivono solo una ventina di italiani e stanno tutti bene.

La violenza del sisma ha portato il Dipartimento della Protezione civile italiana a diramare un allerta, poi revocata, per un possibile maremoto sulle coste del Sud Italia. Anche la circolazione ferroviaria in Puglia, Calabria e Sicilia, alle 6:30, è stata sospesa, a scopo cautelativo, per riprendere poi regolarmente dopo circa un’ora.

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Testimonianze dalla Siria: “Scossa tremenda, almeno 36 palazzi completamente distrutti e tante persone sotto le macerie”

“Ci sono macerie ovunque. Le prime notizie che abbiamo qui parlano di almeno 36 palazzi completamente distrutti con gente rimasta sotto le macerie. La parrocchia latina dove sono ha avuto anch’essa dei danni ma al momento non registriamo altre criticità”.

È la testimonianza resa da padre Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo, con i primi momenti subito dopo il terremoto delle 4.17.

La scossa è stata tremenda – dice il parroco con la voce provata – la gente è scesa in strada in preda al panico, almeno chi è riuscito a farlo, tanti, come dicevo, sono rimasti intrappolati. Qui piove e fa freddo ho visto persone scalze e con indumenti leggeri, in pigiama, fuggire in cerca di un luogo sicuro.

In parrocchia abbiamo aperto dei locali non danneggiati e offerto delle bevande calde e qualcosa da mangiare. Abbiamo anche pregato per chiedere la protezione di Dio.

Adesso con le prime luci dell’alba la gente sfollata sta facendo rientro nelle abitazioni per fare la conta dei danni, non c’è energia elettrica, una situazione drammatica. Aspettiamo che i soccorsi arrivino ovunque, adesso è prioritario cercare di salvare quante più vite umane possibile tirandoli via dalle macerie”.

Morti e distruzione anche nella zona di Idlib, non controllata dal regime di Assad.

A raccontare la situazione è padre Hanna Jallouf, parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte, insieme a quelli di Yacoubieh e Gidaideh. Padre Jallouf si trova ancora a Damasco ma ha raccolto la testimonianza del suo confratello, padre Louai Sbai, rimasto a Knaye, distante solo 50 km da Idlib.

“Nei villaggi del nord, nella zona di Idlib si registrano tanti danni, morti e feriti – le parole di padre Sbai riferite da padre Hanna -. Le nostre comunità sembrano essere al sicuro, lamentiamo solo danni strutturali.

Si stanno muovendo i primi soccorsi ma la popolazione sta cercando di vedere lo stato delle abitazioni e portare via ciò che è possibile. Fare un bilancio adesso è difficile se non impossibile per l’alto livello di distruzione”. 

“Confidiamo nell’aiuto internazionale, qui siamo tutti sotto shock per quanto accaduto. Non bastava la guerra, non bastava la povertà, ora il terremoto” dichiara padre Bahjat che lancia un appello alla comunità internazionale.

“Rimuovete o sospendete le sanzioni alla Siria, almeno per permettere e facilitare l’arrivo e la movimentazione degli aiuti umanitari di cui abbiamo estremo bisogno. Tantissime persone stavano cominciando a riparare le loro case distrutte dalla guerra, adesso sono di nuovo a terra, possono raccogliere sono macerie.

Una tragedia immane, non abbandonate il popolo siriano”.

(Fonte Agensir)

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Testimonianze dalla Turchia: “Centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia. Danni gravi anche ad Adana”

“La cattedrale di Iskenderun è andata del tutto distrutta, crollata. L’episcopio è totalmente inagibile ma grazie a Dio non ci sono morti. Purtroppo si registrano centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia”.

Così mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, la regione asiatica della Turchia, riferisce la situazione nell’area dopo il sisma di questa mattina.

Mons. Bizzeti è anche presidente di Caritas Turchia e in queste ore, seppur temporaneamente in Italia, sta coordinando il lavoro per portare i soccorsi nelle zone colpite. L’epicentro della scossa sarebbe stato localizzato a Sofalici, nell’area di Gaziantep, capoluogo di una delle province più colpite, con due milioni di abitanti tra i principali centri commerciali dell’Anatolia meridionale, a nord del confine siriano.

Gaziantep ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma ed è il principale punto di passaggio per il commercio con la Siria. Danni gravi anche ad Adana, importante centro industriale.

Qui sarebbe crollato un condominio di 14 piani.

(Fonte Agensir)

Si mobilita l’Unione Europa, in arrivo dieci squadre di ricerca e soccorso

L’Unione europea ha immediatamente mobilitato squadre di ricerca e soccorso a seguito della richiesta” giunta dalla Turchia “di attivare il meccanismo di protezione civile dell’Ue”.

Lo affermano Josep Borrell e Janez Lenarcic, a nome dell’Unione europea, in seguito al terremoto che ha colpito Turchia e Siria. “Dieci squadre di ricerca e salvataggio urbane sono state rapidamente mobilitate – spiegano – da Bulgaria, Croazia, Cechia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia e Romania per supportare i primi soccorritori sul campo.

Anche l’Italia e l’Ungheria hanno offerto le loro squadre di soccorso. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue è in contatto diretto con le autorità turche per coordinare ulteriore sostegno, se necessario”.

Anche il sistema satellitare Copernicus dell’Ue “è stato attivato per fornire servizi di mappatura di emergenza”. L’Ue, spiegano il responsabile per la politica estera e il commissario alle situazioni di crisi, “è inoltre pronta a sostenere le persone colpite in Siria, che ha anch’essa riportato vittime, attraverso i suoi programmi di assistenza umanitaria”.

I nostri pensieri sono con tutti coloro che hanno perso i propri cari e i coraggiosi primi soccorritori che lavorano per salvare vite umane”.

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La Cei stanzia 500mila euro come primo aiuto alla popolazione

La Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del violento terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria. Lo si legge nel comunicato di Caritas Italiana.

“A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione”, afferma il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Lo stanziamento della Cei aiuterà a far fronte alle prime necessità.

Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”.

(Fonte Agensir)