«La pace non è un fatto dei cattolici. Dobbiamo rilanciare il dibattito pubblico, in questo momento storico in cui ci stiamo avvicinando al baratro della guerra totale. Portiamo nei dibattiti e ricordiamo al Governo le conseguenze che l’uso delle armi atomiche potrebbe avere in particolar modo sulle città».

La Rete delle realtà cattoliche ed ecumeniche contro le armi atomiche nei conflitti ha incontrato sabato 18 febbraio, a Bologna, il presidente della CEI, Matteo Maria Zuppi.

Così i portavoce della rete: «alle persone che legittimamente chiedono protezione e difesa non possiamo stancarci di proporre soluzioni alternative all’accentuarsi dei conflitti. Sosteniamo la campagna #ItaliaRipensaci, per chiedere al nostro Paese la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.

Non possiamo accettare nemmeno il riferimento ad armi nucleari “tattiche”, quasi fossero un male minore.

La riflessione di oggi del presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, che rilancia gli interventi di Papa Francesco, va portata dai cristiani nelle diocesi e in tutte le parrocchie. L’Italia deve avere un ruolo guida sulla politica del disarmo e della costruzione della pace».


Così, durante il dibattito, il cardinale Matteo Maria Zuppi:

«Se c’è il diritto ad una legittima difesa, va anche considerato legittimo il diritto alla difesa della pace. Per questo Papa Francesco per la prima volta ha condannato il possesso delle armi nucleari, definendolo immorale.

Senza la pace davvero è tutto perduto; la guerra è la madre di tutte la povertà».

«Rispolveriamo il passato, perché la rilettura della storia è la più alta consapevolezza nel mondo in cui stiamo vivendo e che viene minacciato».

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Il card. Matteo Maria Zuppi, presidente CEI



«Politica e profezia: servono entrambe. Essere nella profezia serve per spingere la politica ad essere all’altezza. Vi ringrazio perché molte delle vostre realtà stanno sul campo. La pace può sembrare da ingenui. Non siamo così stupidi: penso che al contrario anche parlare di disarmo e indicare un grande futuro ci aiuti a misurarci sul contingente».

«Ad un anno dall’inizio della guerra non dimentichiamo che c’è una vittima e un occupante; non facciamo finta che sia tutto uguale. Ma bisogna cercare disperatamente le vie della pace. Bisogna fare uno sforzo gigantesco, contemporaneo alla legittima difesa. 

Le realtà sovranazionali come l’Onu costituiscono vie per la democrazia e la pace. “Non bisogna permettere – diceva Henry Kissinger – che l’uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi, non solo per il risultato immediato ma per le conseguenze”».

«Facciamo nostro l’appello di Papa Francesco del 2 ottobre, per non abituarci alla guerra.

Diceva, in quell’occasione il Pontefice: “il mio appello si rivolge al presidente della Federazione Russa supplicandolo di fermare questa spirale di violenza e di morte. E faccio altrettanto appello al presidente dell’Ucraina che si apra alle proposte di pace.

E aggiungo ai responsabili: chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle proprie responsabilità per porre fine alla guerra in corso senza farsi coinvolgere in pericolose escalation».