Oriente e Occidente si incontrano ogni anno, quando Ravenna e Faenza ospitano artisti giapponesi che parlano più linguaggi. Si spazia da quello ceramico a quello musicale – come nel caso del concerto del 4 dicembre scorso a Faenza dedicato al salesiano monsignor Vincenzo Cimatti – passando per l’arte e la moda. L’Ottobre Giapponese, questo il nome del festival che quest’anno ha compiuto i suoi primi vent’anni. Un’edizione ricchissima che si è conclusa qualche settimana fa, ma che ha seminato già nuove idee per il prossimo anno.
Abbiamo chiesto all’organizzatrice Carla Benedetti, presidente dell’Associazione per i gemellaggi con il Comune di Faenza, di raccontarci un po’ di questa iniziativa e lanciarci qualche anticipazione per il futuro.
Intervista a Carla Benedetti: “Vorremmo rendere il concerto dedicato a monsignor Cimatti un appuntamento fisso”

Innanzitutto che cos’è e come nasce l’Ottobre Giapponese?
Nasce a Ravenna dalla mente del professor Marco del Bene, fondatore di Ascig Ravenna, l’associazione che si occupa di scambi culturali italo-giapponesi. Abbiamo iniziato a collaborare per queste iniziative, dal momento che Faenza è gemellata con Toki, città di tradizione ceramica. Proprio alla ceramica è stato sempre dedicato l’Ottobre Giapponese che quest’anno è arrivato alla sua ventesima edizione con un programma fittissimo di eventi e di linguaggi che hanno dato spazio anche alla musica e al repertorio giapponese dal 900 a oggi.
Quali sono state le soddisfazioni più grandi di questi 20 anni?
Una è sicuramente quella del pubblico che ci segue in un settore culturale che è piuttosto di nicchia. L’altra soddisfazione enorme è quella di aver incontrato degli artisti e delle persone giapponesi con le quali abbiamo realizzato varie iniziative che vanno dal cinema alle mostre di ceramica, dalle presentazioni di libri alla cerimonia del tè alla vestizione del kimono. Si tratta di collaborazioni che hanno poi creato dei veri e propri legami di amicizia. C’è un riconoscimento che va al di là di quello del Ministero degli Affari Esteri giapponese ricevuto lo scorso anno dall’artista Tomo Hirai «per aver contribuito ad accrescere la comprensione reciproca e l’amicizia tra i due Paesi nell’ambito della ceramica d’arte, nonché a formare generazioni di giovani ceramisti e a promuovere ricchi scambi culturali». L’Ottobre Giapponese è diventato ormai un appuntamento consolidato; le persone aspettano quest’occasione di incontro e di cultura.
Si sono stretti dei legami particolari tra Faenza e il Giappone?
Assolutamente. I primi legami sono tra i ceramisti Tomo Hirai da oltre 50 anni a Faenza, allievo del Ballardini e poi artista. Le relazioni si sono poi consolidate con concorsi e appuntamenti diventando patrimonio della città di Faenza. Non solo Ravenna, anche Faenza è una città dal taglio internazionale. La presenza di così tanti artisti che danno nuove idee su come organizzare momenti culturali è una soddisfazione enorme che ci permette di allargare la conoscenza con altri artisti. Avendo noi declinato l’ottobre in particolare sulla ceramica, abbiamo artisti che hanno addirittura donato le loro opere al Mic facendo diventare la loro presenza una presenza costante. Gli artisti di Toki vengono in occasione dell’Ottobre, ma alcuni di loro hanno fatto anche la residenza e lasciano le loro opere qui. Quella tra Faenza e Toki è una relazione costante e solida, che grazie a tutto questo fa nascere una vera e propria amicizia.

Qualche anticipazione sul programma del prossimo anno o su progetti futuri?
Per quello che riguarda Faenza oltre al concerto vorremmo che si confermasse la giornata dedicata al cinema giapponese, l’anno prossimo sarà probabilmente dedicato all’ultimo film di Mijazaki, vorremmo fare a Faenza, alla Galleria Molinella, una mostra di kimono, abbigliamento giapponese che ha però anche ispirato la moda italiana. A partire dalla mostra, vogliamo però fare collegamenti con il presente. Abbiamo pure un occhio particolare verso i giovani.
Grande successo anche per il concerto dedicato a monsignor Vincenzo Cimatti. Si replicherà?
Sì, in questa ricerca sul repertorio musicale giapponese abbiamo anche trovato monsignor Vincenzo Cimatti, padre salesiano, che partito da Faenza per andare in missione in Giappone si è servito della musica per evangelizzare. Abilissimo compositore, abilitato all’insegnamento in canto corale e direttore dell’oratorio di Torino. Ci ha lasciato un repertorio di circa 950 composizioni tra cui 18 messe cantate, un’opera lirica e ben 48 operette. Riscoprire monsignor Cimatti ha significato non solo ricostruire un pezzo di storia giapponese legata alla nostra città ma anche riportare alla luce una figura affascinante, figlio di una famiglia di santi anche se poverissima. Grazie al supporto del vescovo monsignor Mario Toso vorremmo in futuro rendere il concerto un appuntamento annuale in occasione dell’Ottobre Giapponese. Abbiamo lanciato il concerto e abbiamo visto che è stato molto apprezzato.
Monsignor Vincenzo Cimatti, la vita

Vincenzo Cimatti nacque a Faenza il 15 luglio 1879 da Giacomo e Rosa Pasi, genitori di modesta condizione economica. Perdette il papà all’età di tre anni. Fu in quell’anno che la mamma, sollevandolo sulle braccia, gli additò don Bosco, presente a Faenza nella chiesa parrocchiale: «Vincenzino, guarda, guarda don Bosco». Di questo provvidenziale incontro Vincenzo Cimatti conservò il ricordo per tutta la vita. A nove anni entrò nel collegio salesiano di Faenza e si rivelò subito un ragazzo brillante. Vi restò sette anni e poi scelse di diventare Salesiano. Percorse le varie tappe formative fino al sacerdozio che gli fu conferito nel marzo del 1905. Venne inviato come capo-spedizione in Giappone a fondare la missione e l’opera salesiana. Vi lavorerà 40 anni. Conquista il cuore dei Giapponesi con la sua finezza, con il suo talento artistico (dirige concerti musicali con strepitoso successo) e più ancora con la sua bontà. Va ai più poveri, ai bimbi, ai vecchi, ai malati. Morì il 6 ottobre 1965.
Letizia Di Deco