La sorprendente – e inaspettata per tutti i commentatori politici – vittoria dei democratici al Senato per le elezioni di midterm americane è completa. Ma soprattutto è completa la sconfitta di Donald Trump, che nel giorno in cui ha visto una giuria di New York condannare la sua compagnia per frode fiscale, ha dovuto anche accettare la vittoria in Georgia del senatore in carica Raphael Warnock contro Herschel Walker, che lui aveva scelto personalmente per sfidarlo. Il democratico ha prevalso, seppur di misura, dando al suo partito la maggioranza di 51 seggi alla Camera alta. Ciò avrà grande importanza per i lavori parlamentari, e soprattutto per la conferma dei giudici federali. Al ballottaggio di ieri, previsto nello stato della Georgia se nessuno al primo turno supera il 50 per cento, erano arrivati il democratico Warnock, senatore in carica e pastore della chiesa di Atlanta dove predicava Martin Luther King e il repubblicano Walker, ex stella del football. Entrambi neri, perché il Partito Repubblicano aveva capito dal principio che con un candidato bianco non avrebbe avuto possibilità di vincere, in questo Stato che ormai si avvia a prendere il posto della Florida come grande stato “in bilico” del Sud.

Warnock ha vinto con un vantaggio di poco superiore all’1% quando il governatore repubblicano della Georgia Brian Kemp era stato confermato a larga maggioranza nella consultazione dell’8 novembre, mentre martedì Walker è finito dietro al suo avversario, il tutto a distanza di un solo mese. Obama è andato a fare comizi per Warnock, ma soprattutto ha giocato un ruolo anche la relativa impopolarità di Trump, che durante le elezioni del 2020 si era schierato apertamente contro il governatore Kemp e il segretario di Stato Brad Raffensperger, chiedendo loro di trovargli da qualche parte gli 11.000 voti di cui aveva bisogno per battere Biden. Walker, lo sconfitto, è un’emanazione diretta di Trump e ha pagato un prezzo per questo. La Georgia poi sta cambiando dal punto di vista demografico, con l’arrivo di parecchie famiglie giovani, che l’hanno trasformata da Stato solidamente repubblicano in territorio aperto per entrambi i partiti.

Sul piano politico, conquistare un altro seggio (51 a 49, più la vice presidente Kamala Harris il cui voto è decisivo in caso di parità) vuol dire avere la maggioranza nell’assemblea legislativa più importante degli Stati Uniti. Il risultato di ieri conferma e rafforza anche la sconfitta personale di Trump, perché molti dei candidati battuti alle elezioni di midterm erano fedelissimi scelti personalmente da lui, come Walker. Dal 2016 in poi, Donald ha perso e fatto perdere al Gop (“Grand Old Party”, il Partito Repubblicano americano) tre elezioni: le midterm del 2018, le presidenziali del 2020, e ora le midterm del 2022.

Restano aperte due questioni. La prima è se Il Partito repubblicano vuole rischiare di perdere ancora con lui la Casa Bianca fra due anni e l’altra, più importante, se sarà possibile ricondurre il dibattito americano nell’alveo della democrazia e non vedere più scene come l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio dell’anno scorso, per impedire che un Presidente eletto potesse insediarsi regolarmente.

Tiziano Conti