Dal 2015, in Burkina Faso, uno degli Stati della regione del Sahel, il contesto di sicurezza si sta sempre più degradando e il Paese affronta una recrudescenza di attacchi terroristi e colpi di stato, rapimenti di persone. Questo fenomeno di insicurezza si è amplificato nel 2019, e riguarda ora più della metà del territorio. Da aprile 2022, è sconsigliato recarvisi, anche nella capitale Ouagadougou. Il Comitato di Amicizia – gruppo di Modigliana, nato dal 23 maggio 2015, su iniziativa del parroco don Massimo Goni, ha sempre mantenuto l’amicizia con don Pierre Kiema, 51 anni, prete originario di Diabo, nella diocesi di Fada N’Gourma, nell’est del Burkina Faso. Il gruppo modiglianese, tramite l’operato dei suoi volontari, ha sempre aiutato don Pierre, sia finanziariamente (aiuti a cooperative di donne per orti e istruzione, realizzazione di pozzi e manutenzione dighe, costruzione di scuole e sale polivalenti) che materialmente (invio di container con macchinari agricoli e macchine da cucire, indumenti…).
Attualmente don Pierre è parroco a Diabo, è un sacerdote molto amato e molto attivo nella sua parrocchia, composta da molti giovani (l’aspettativa di vita in Burkina Faso è di poco inferiore ai 50 anni; l’età media degli abitanti è 17 anni…).
Diabo è un dipartimento del Burkina Faso classificato come Comune, situato nella provincia di Gourma, facente parte della Regione dell’est, 43mila abitanti, contava 64 villaggi nelle elezioni del 2012. Il primo sindaco eletto nel 2006 è Jean-Marie Soubeiga. La diocesi di Fada N’Gourma è una delle più grandi del Burkina Faso. Copre una superficie di 47.600 km². Questa diocesi soffre di gravi problemi dovuti all’insicurezza, ma anche di cattive condizioni climatiche (siccità, cui seguono forti piogge che causano inondazioni – avanzata del deserto) e di tare socio-culturali legate alle tradizioni locali (matrimoni forzati, rapimenti e violenze sessuali, matrimoni precoci, mutilazioni, conversioni religiose forzate dei giovani…). Don Pierre ha soggiornato dal 2015 varie volte per diversi mesi a Modigliana. Finalmente, dopo quattro anni – dovuti anche al periodo della pandemia -, il vescovo Pierre Claver Malgo della diocesi di Fada N’Gourma gli ha concesso di tornare in Italia per due mesi, per riposarsi. Ospitato nella canonica del Duomo di Modigliana, lo abbiamo intervistato.
Intervista a don Pierre Kiema
Com’è la situazione a Diabo e più in generale in Burkina Faso?
A Diabo, in parrocchia sono da solo, c’è molto lavoro da fare. Ma il problema più grave è dovuto all’insicurezza… è come essere in guerra… Ci sono i terroristi che causano problemi alla popolazione, vogliono conquistarsi il territorio solo per loro… forse anche perché il Burkina è un paese ricco di giacimenti di oro… Poi ci sono i continui rapimenti di civili, preti e donne consacrate.
Don Joël Yougbaré, prete del Burkina, è stato rapito il 17 marzo 2019, nel nord del Paese. Pare sia ancora in vita, ma in mano a rapitori. Si parla di gruppi estremisti religiosi provenienti dal vicino Mali. Al nord ci sono stati vari attacchi nel maggio 2020. Ci sono stati almeno 50 morti e una ventina di feriti. Un piccolo villaggio è stato completamente sterminato dai terroristi. Le violenze mirano sia la popolazione civile che le forze dell’ordine, i preti, consacrati e i luoghi di culto. Ad aprile scorso, una consacrata di 83 anni di nazionalità americana, suor Suellen Tennyson, è stata rapita e portata in un luogo sconosciuto. Era in servizio a Yalgo dall’ottobre 2014. Prima di fuggire, i rapitori hanno vandalizzato i locali e sabotato l’automezzo della comunità che avevano tentato invano di rubare. Dal 2016 al 31 dicembre 2021, gli attacchi dei terroristi, secondo dati delle forze di sicurezza, hanno fatto più di 2mila morti, fra cui 600 gendarmi e militari. Secondo il Governo, al 28 febbraio scorso, si sono registrate ben 1.814.243 persone costrette a fuggire dagli attacchi terroristi. Famiglie intere con bambini che scappano senza portarsi nulla da mangiare e neppure acqua… Inoltre, i gruppi estremisti hanno minato molte strade del Paese, per cui è diventato molto pericoloso, spostarsi, andare a lavorare, a scuola…
Com’è la vita in Burkina, ora?
La vita è molto cara, i prezzi sono aumentati. Per colpa dei terroristi e delle strade minate le persone non possono recarsi a lavorare e nemmeno a coltivare per paura anche solo di farsi rapire. Ci sono più di mille scuole chiuse, ma anche moschee, chiese… Sempre per colpa dei terroristi…
E il virus Covid in Burkina?
Non ci sono stati segnalati casi di persone contagiate da Covid-19 nella diocesi di Fada N’Gourma. Si racconta di qualche caso, non accertato, nella capitale di Ouagadougou. Il nostro virus, in Burkina, sono i terroristi…
Quale messaggio si sente di dare ai nostri lettori?
Vorrei ringraziare i volontari del Comitato di Amicizia di Faenza e di Modigliana, per tutto il lavoro che hanno svolto e continueranno a fare per aiutare me e la parrocchia di Diabo. Ringrazio anche don Massimo Goni che mi permise, per la prima volta tanti anni fa, di venire in Italia. Grazie, oggi, a don Marco Corradini e don Stefano Rava per l’ospitalità in canonica. Saluti e auguri di buon compleanno al vescovo Mario Toso (2 luglio, ndr). Un ringraziamento anche a don Massimo Monti, a tutti gli amici di Faenza e Modigliana per il supporto morale e finanziario. Invito tutti i modiglianesi e tutti gli italiani a coltivare la pace. La pace è molto importante. È fondamentale nella comunità, nella società. Senza la pace non funziona più nulla.
Tutto si ferma.
Roberta Tomba