Premessa: Villanova di Bagnacavallo è il paese più generoso che esista al mondo, e molto attivo in tutti i campi. Ci sono una miriade di iniziative culturali, sociali, di volontariato, anche se in questi due anni causa quel vermiciattolo malefico chiamato Coronavirus i rapporti si sono molto diradati. E siccome domenica è la Giornata mondiale dei nonni e dell’anziano ho pensato di raccontarvi l’esperienza della Casa dei nonni.

Piccolo intermezzo: rispetto ad anziano, a me piace più la parola vecchio. Anziano mi fa venire in mente quelle donzelle con le labbra a canotto, e sofferenti di intestino pigro e incontinenza urinaria come la pubblicità ci propina regolarmente all’ora dei pasti. Hai mai sentito dire che bell’anziano? No. Ma davanti ad una persona con tutte le sue rughe che vogliono dire vita vissuta e non sempre facile, con le mani deformate dal lavoro, ma con tutta la sua dignità salute permettendo, ti viene spontaneo dire “Che bel vecchio!”. Ho divagato come sempre.

L’inizio dei lavori, per volere di don Domenico Monti

Dunque La Casa dei Nonni è stata fortissimamente voluta da don Domenico Monti, deceduto il 10 dicembre 2019. Torniamo indietro. Nel 1962, pretino novello è stato mandato nella Bassa di cui i soliti pelagalline dicevano cose orrende, come cappellano di due preti monumento: don Allegro Allegri e don Giovanni Melandri. In breve il pivello si è conquistato la fiducia dei due vecchi sacerdoti che ha amato profondamente fino alla fine. Ci voleva un posto per i ragazzi? Ok! Facciamolo. E un salone per le varie manifestazioni, il posto c’era, ma soldini pochi. E qui sono arrivati per la prima volta i Soci Costruttori un’associazione europea di volontariato, che spendevano le loro ferie in cambio di vitto e alloggio, dando il loro contributo di lavoro. I primi ad arrivare sono stati i Belgi con Willy in testa e in breve tempo con l’aiuto dei villanovesi è stato tirato su un capannone con il pavimento in terra battuta e un palco molto rustico. Però è stato in quel capannone che si sono svolte le attività migliori. Adesso è tutto in regola, è il Ricreatorio.

Ma poteva mancare una casa in montagna dove portare i ragazzi durante le vacanze? Tralasciamo la faccenda dell’acquisto del terreno, e sono sorte Le Casine. Nel frattempo morti i due vecchi sacerdoti, don Domenico aveva due assi in mano: don Giacomo Minelli e don Pellegrino Montuschi, il nostro Don Pino. Ragazzi che  trio! Tre uomini di fede, di intelligenza, di amore verso il prossimo, lavoratori instancabili, li rivedo ancora portare sulle spalle un paranchino come fosse una sciarpa di seta. Queste righe non sono un melò sentimentale per don Domenico e don Giacomino e i tantissimi volontari che sono nelle braccia del Signore, ma vogliono semplicemente dire quanto sia grande il cuore dei villanovesi. Perché la Chiesa aveva bisogno di essere messa a posto, pavimento e compagnia cantando. E vai! Sono arrivate tantissime offerte da coprire del tutto i costi del lavoro.

Ma c’era un tarlo che non dava pace al don. Una casa per vecchi, affinchè chi non era più in grado di stare a casa sua potesse vivere gli ultimi anni nel suo paese dove si conoscono tutti e hai più contatti che forse lontano non ci sarebbero. Era il vecchio sogno dell’arciprete don Melandri che però non riuscì a realizzare per una serie di inghippi anche economici.

Ma nel 1987 iniziò l’avventura. E’ stata una cosa commovente perché Villanova ancora una volta dimostrò la sua generosità con offerte e mano d’opera volontaria. Dai geometri, a tutti gli artigiani villanovesi parteciparono in massa. C’era il vecchio asilo ormai utilizzato saltuariamente, da rifare completamente. E arrivarono ancora i Soci Costruttori: prima un gruppo di olandesi e poi i soliti belgi con Willy e Gerard con mogli e figli. Per non gravare su di noi avevano spedito prima  una grossa quantità di viveri, tra cui una marea di scatolame che somigliava vagamente al nostro Kit e Kat, però subito abbandonate per le loverie romagnole che naturalmente Villanova forniva ogni giorno. E malgrado la torrida estate i lavori proseguivano, grazie ai tantissimi volontari che ci vorrebbe un elenco telefonico a nominarli tutti. Uno su tutti, Stefano Tramonti. Ha dato veramente la pelle, il primo ad arrivare l’ultimo ad andarsene dopo aver messo a posto gli attrezzi. Non voleva mai essere nominato, ma tutta Villanova sapeva, quanto si dava da fare per tutte le attività parrocchiali, Albero compreso.

Ci sono stati anche momenti di scoramento, di qualche delusione, ma si vede che i Signore degli incoscienti ci ha tenuto una mano sopra. Ricordo una sera. Il giorno dopo scadeva un pagamento di 4 milioni e 800 mila lire. Avevamo dato fondo al barile. Alcuni amici ci avevano già prestato dei soldi che sono stati tutti regolarmente restituiti, la banche si sa ti danno i soldi se ne hai, e Don pensava di ipotecare Albero. Suonano alla porta, è una vecchia conoscenza di Don, che senza tanti complimenti chiede di scusarlo se non si è fatto vivo prima, ma voleva dare il suo contributo. Un assegno di 5 milioni di lire. E voi non avreste pianto>? Un altro episodio con protagoniste le donne,  non voglio dire, ma quando il gioco si fa duro, le donne entrano in campo e non le batte nessuno. E’ il giorno della Segavecchia. Sabbatani e Minghì volevano a tutti i costi finire la gettata di cemento nella parte nuova. Ma mancavano gli scariolanti. Dov’è il problema? Chiamo a raccolta le magnifiche, che per tutto il pomeriggio hanno caracollato con le carriole cariche. A sera, finito il lavoro, sbraciolate ma soddisfatissime, e Sabbatani malvagio chiede loro: “Donne, stasera festeggiate la Segavecchia?” Risponde per tutte l’Iride: “No stasera no, Don Meng ci ha segato ben bene….” Questa è Villanova.

casanonnivillanova

La Casa dei Nonni oggi: persone, non numeri

E ora dopo 32 anni, La Casa è ancora in funzione. Ospita trenta vecchi, che per noi è il numero giusto anche se tutti chiedono di ampliarlo. No, dove ci sono tanti ospiti, diventi un numero, noi  vogliamo chiamarli per nome e cercare di capire le loro esigenze. Non avremo fatto tutto bene, ma forse nemmeno tutto male perché le domande fioccano e i tempi di attesa sono sui due anni. Complice anche la retta la più bassa in assoluto. Quante lotte con Don per un aumento. La sua solita tiritera: Sei così braghira e non riesci a far quadrare i conti…” E io ingiaguarita: “Senta carino, io conosco un unico  tizio visssuto 2000 anni fa che moltiplicava i pani e i pesci, ed è finito pure male…”. E’ che con Don Marco continua la faccenda, pare che io voglia cavare ai nostri nonni un litro di sangue  al giorno. Un plauso al personale che la sente cosa sua, soprattutto in questi due anni schifi che ha dato il massimo. Una piccola soddisfazione, non c’è stato nessun ricovero per Covid e nessun nonno è finito in un sacco nero. Terribile morire in solitudine senza il conforto dei tuoi cari.

Il progetto delle Case Fiorite: mini-appartamenti per vecchi autosufficienti

E’ finita qui? Ma quando mai. Villanova è un paese prettamente agricolo, e quando si diventa vecchi e magari non hai più la patente e non ti fidi di andare in bicicletta, i figli sono lontani non vuoi obbligare i vicini per fare la spesa o andare dal dottore e allora? Allora Don ha pensato di fare un villaggetto di miniappartamenti per persone ancora autosufficienti, soprattutto di testa. Si chiama Le Case Fiorite, è composto di 14 appartamenti: soggiorno, cucina, bagno 1 o 2 camere da letto, e un casotto da sgombraroba. Le Case sono collegate tramite campanelli alla Casa dei Nonni per un’eventuale emergenza, è chiaro che non forniamo assistenza 24 ore su 24, però siamo sempre disponibili. Il bello delle Case Fiorite è che essendo in centro, basta che le persone attraversino la piazza e hanno il supermercato, i dottori, l’anagrafe, la posta, il mercato del venerdì, sono vicino al cimitero per andare a trovare i loro cari, la banca, il bar, la farmacia e perché no? Anche la Chiesa.

Un altro sogno Don non è riuscito a realizzare. Una palestra per la riabilitazione sempre per le ossa un po’ vecchiotte. Questo è quanto offre la parrocchia di Villanova. Abbiamo anche la fortuna di avere don Marco Farolfi, che oltre a seguire altre due parrocchie si occupa dei ragazzi e delle nostre attività.

Angela Teston