Entrato nel Consiglio di Amministrazione de La Bcc ravennate forlivese imolese nel 2010, dopo sei anni di vice presidenza, il 62enne Giuseppe Gambi il 29 aprile scorso è stato confermato nel nuovo Consiglio di Amministrazione e scelto per guidare l’istituto di credito nel triennio 2022-24. Quella faentina è una delle maggiori banche di Credito cooperativo italiane e, nella recente scelta di campo cui si è arrivati a livello nazionale, ha optato per il gruppo Iccrea. Laureato in Economia e Commercio, ha ricoperto ruoli amministrativi e gestionali in più realtà, acquisendo esperienza non appena contabile, quanto di leadership.

Intervista a Giuseppe Gambi

Dottor Gambi, nel suo curriculum leggiamo di un intenso impegno in campo contabile e amministrativo a più livelli. Un’eredità familiare?

Sì. Ho fatto ragazzo di bottega nello studio di mio padre Orsolo. Ma il mestiere è diventato anche passione. E se in una cosa riesci bene, poi prosegui al punto che lavori con passione.

Lei ha svolto anche il ruolo di insegnante per alcuni anni, poi è arrivata la scelta di impegno aziendale nel mondo della cooperazione.

Una volta laureato, venivo dall’Agesci e stare con i ragazzi mi piaceva. Per anni ho fatto l’animatore di comunità capi nel gruppo Faenza 2. Quindi ho una formazione che mi ha completato l’idea del servizio. Mi dissi perché non provare anche il mondo della scuola e l’ho fatto in diverse realtà, Ragioneria in particolare. Una bellissima esperienza seguita dall’impegno nella cooperazione.
E quando la cooperazione è fatta bene, diventa un modo per esercitare attività in comune con la partecipazione di altri. Era tutto in linea con i miei ideali e da subito ho iniziato come capo contabile in una società cooperativa. Un’esperienza gratificante.

Nel mondo bancario è entrato dodici anni fa. Inserito nel Consiglio, dal 2016 è vice presidente. Dunque, impegno pieno anche in banca?

Certo, nella banca e nella cooperazione. Una cosa conseguente. In pratica io ero uno dei tanti nel mondo della cooperazione e mi sono ritrovato a proseguire in banca un’azione di lavoro condiviso.

Fra i tanti, nella cooperazione come in banca, lei ha incontrato anche Secondo Ricci, faentino come lei. Che effetto le fa aver ricevuto da lui il testimone di questo servizio?

Secondo Ricci è un uomo che ha sempre creduto nello sviluppo della cooperazione come strumento per contribuire alla crescita del territorio e al benessere delle persone. Durante il periodo di collaborazione ho potuto apprezzare la sua onestà, il suo equilibrio e la tenacia che gli ha permesso di sostenere i suoi ideali che sono gli stessi riportati anche nello statuto della nostra Bcc, che si possono sintetizzare nel contribuire alla crescita del bene comune.
Sono quindi onorato di poter proseguire nella direzione da lui indicata e credo che, con la collaborazione del Consiglio di Amministrazione e dei dipendenti, sapremo affrontare le sfide che ci attendono.

Dal 2019 lei è entrato anche nel Consiglio di Iccrea, vivendo dall’interno lo sviluppo dei grandi cambiamenti di questi ultimi anni. Con il mondo delle banche di credito cooperativo che ha finito per optare fra due cordate. Poteva essere meglio un gruppo solo?

Di certo si è trattato di un cambio epocale. L’amarezza è che questo sia stato fatto in conseguenza di una legge. Perché era da tanti anni che l’idea di fare insieme stava crescendo. Nel cuore dei più c’era la voglia di farlo, e invece no. La legge ci ha anticipati. Poi è arrivata anche la scelta tra due gruppi.

Una sconfitta?

Tra il bicchiere mezzo pieno e quello mezzo vuoto, io vedo quello mezzo pieno. L’importante è essere capaci di stare nel territorio e fare l’interesse dei soci. Di certo, nell’interesse dei più bastava un solo gruppo.

Un passo per il futuro?
Probabile.

Territorio e rapporto con il socio restano le grandi sfide.

Assolutamente sì. Per noi le persone sono al centro della Banca di comunità. E dentro le comunità vivono le persone.
E ogni singola persona va curata. Proprio nel caso della crisi Covid-19, mentre le grandi banche nazionali hanno comprato pagine promozionali per dire vi diamo i soldi che volete, noi abbiamo allertato i dipendenti che ascoltassero i soci. In base al decreto Cura Italia, come Gruppo Iccrea, abbiamo concesso più di 21 miliardi di moratorie (98% di richieste soddisfatte) e con il Decreto Liquidità (piccoli prestiti da 25 a 30 mila euro) abbiamo erogato oltre 8 miliardi di euro di prestiti. La nostra non è stata una promozione annunciata, ma diretta nel rapporto banca – socio: dall’ascolto dei soci al fare.

In Romagna, La Bcc è decisamente la sorella maggiore dei tanti istituti che ancora ci sono. L’ingresso a Cesena come sta evolvendo? Fra l’altro, anche Ccr ha rinnovato il Consiglio con cambio di direttore. Si aprono spiragli di possibile collaborazione?

Tutto è possibile. Ma prima di tutto Ccr deve capire cosa significa questo nuovo corso espresso dall’assemblea.
Nel momento in cui vince la logica della massima attenzione ai soci, che si concretizza nell’incrementare i servizi ai soci stessi, possiamo anche progettare un cammino insieme. Se vinceranno altre logiche, magari quelle di campanile… Una cosa è certa, qui nessuno fa pressioni, Iccrea nemmeno. Un cammino comune lo si può intraprendere solo se c’è una convinzione comune.

a cura di Giulio Donati