Elizabeth M. Gilbert è una scrittrice statunitense contemporanea, nota in particolare per il best seller del 2006 “Mangia, prega, ama – Una donna cerca la felicità” rimasto nella classifica dei libri più venduti, stilata dal The New York Times, per 187 settimane. Dal libro è stato tratto l’omonimo film con Julia Roberts, girato anche a Roma.

Il sito www.oprah.com, di proprietà della Oprah Winfrey Network, ha ospitato un articolo di Elizabeth Gilbert, sull’esperienza vissuta alcuni anni fa a Manhattan.

Durante l’ora di punta un autobus era pieno di persone stanche, profondamente irritate l’una con l’altra e con il mondo stesso. Due uomini si sono affrontati per uno spintone, una donna incinta è salita e nessuno le ha offerto un posto a sedere: nell’aria si percepiva molta rabbia.

Quando l’autobus si avvicinò alla Settima Avenue, quella che finisce quando incontra Central Park, l’autista prese l’interfono: “Gente”, disse, “so che avete avuto una giornata difficile e siete frustrati. Non posso fare nulla per il tempo o il traffico, ma ecco cosa posso fare.

Quando ognuno di voi scenderà dall’autobus, vi tenderò la mano: mentre passate, lasciate cadere i vostri problemi nel palmo della mia mano, ok? Non portate i vostri problemi a casa dalle vostre famiglie stasera, lasciateli a me. La mia strada passa proprio vicino al fiume Hudson e quando passerò di lì più tardi, aprirò il finestrino e getterò i vostri problemi nell’acqua”.

Il fiume Hudson è quello che divide lo stato di New York dal New Jersey, diventato famoso per l’atterraggio di fortuna di un aereo lungo il suo corso, reso celebre da un film di Clint Eastwood.

Fu come se si fosse sciolto un incantesimo. Tutti scoppiarono a ridere. I volti brillavano di gioia e sorpresa. Le persone che da un’ora fingevano di non accorgersi dell’esistenza dell’altro, all’improvviso si sorridevano a vicenda come a dire: “Ma questo tizio fa sul serio?” Sì, faceva sul serio.

Alla fermata successiva, come promesso, l’autista allungò la mano con il palmo girato in su e aspettò. Uno dopo l’altro, tutti i pendolari in uscita posero la mano appena sopra la sua e mimarono il gesto di far cadere qualcosa nel suo palmo. Alcuni ridevano mentre lo facevano, altri piangevano, ma lo fecero tutti. L’autista ha ripetuto lo stesso simpatico rituale anche alle fermate successive, fino al fiume.

Viviamo in un periodo difficile: assistiamo a eventi terribili che si susseguono nei telegiornali e diventiamo sempre più chiusi in noi stessi. Nei momenti in cui tutto sembra avvolto dalle tenebre servirebbe la luce.

Un autista di autobus, uno come ciascuno di noi, uno dei lavoratori più invisibili della società ha usato quanto in suo potere per aiutare le persone che gli stavano attorno.

Non importa chi siamo, dove siamo o quanto difficile possa sembrare la nostra situazione: è sempre possibile illuminare il mondo, quello accanto a noi, lungo tutta la strada fino al nostro fiume.

Tiziano Conti