Passo dopo passo, cento chilometri di fatica e sudore. Oggi, come cinquant’anni fa, lo stesso percorso, le stesse tappe, la stessa pettorina con il numero 70. A cambiare è l’età: 20 anni nel 1973 e 70 nel 2022, ma il protagonista è sempre lui. Claudio Bettoli, faentino, è tornato a correre la 100km del Passatore. Fu tra coloro che parteciparono alla prima edizione nel 1973 e a distanza di 50 anni, per una scommessa con gli amici, ha deciso di rimettersi in gioco.

Claudio Bettoli ha sempre collaborato, come volontario, alla 100km del Passatore

«Due anni fa – racconta -, durante il periodo più difficile della pandemia, è partita questa scommessa con il mio amico Piero Pagliari: l’obiettivo era fare la Cento di passo, perché per un infortunio al tendine non riesco più a correre lunghe distanze. Volevo anche omaggiare il 50esimo anno della 100 km e, a livello personale, festeggiare i miei 70 anni». Bettoli ha dedicato la propria vita al podismo a livello amatoriale. Da sempre tesserato nell’Atletica 85, socio Cai, si è cimentato in diverse maratone, per poi, dopo un infortunio nel ‘98, dedicarsi ad altre discipline come il ciclismo. Al di là delle partecipazioni effettive alla corsa del Passatore nel 1973 e nel 1974, ha sempre collaborato, come volontario o accompagnatore di altri atleti, all’organizzazione della Cento. Una passione nata proprio con quella prima edizione.

“La 100km è prima di tutto una gara con se stessi”

«A differenza di oggi, partii con gli altri alle 9 di sera – ricorda – e arrivai 27esimo dopo 11 ore e un quarto. Qualche giorno dopo partii a fare il militare. L’anno dopo non riuscii ad allenarmi molto, per cui come tempo ci misi un’ora in più». Cinquant’anni dopo si torna a fare la Firenze-Faenza, questa volta portata a termine in 17 ore e 37 minuti. «È stata, come allora, un’esperienza intensa e gratificante. Soprattutto poter condividere il cammino con un gruppo di amici che mi ha seguito in bici e che mi ha sempre sostenuto. Alcuni di loro non avevano mai vissuto in questo modo la gara che, fondamentalmente, è un’impresa pazza. Il divertimento e condividere la fatica sono il segreto per arrivare in fondo. La 100 km è prima di tutto una gara con se stessi».

“Il segreto della Cento? Lo spirito che unisce le persone”

A stupire Claudio, a 50 anni di distanza, è stata la sua capacità di affrontare le dure salite dell’Appennino. «Con Paolo abbiamo avuto un ottimo passo nelle salite dopo Borgo San Lorenzo: lì non ci ha superato nessuno; anzi, fino alla Colla, con l’umidità pazzesca, abbiamo superato diversi altri atleti, che ci hanno però ripresi successivamente. Al di là di questo, l’obiettivo della corsa era divertirci e arrivare». Tra le cose che forse possono essere migliorate nella corsa, “i punti ristoro dalla parte Toscana, che non erano proprio il massimo”. Qual è il segreto di questa competizione? «Quello che mi piace della Cento – dice – è lo spirito che unisce le persone, sia quelle che corrono sia tutti i volontari e amici che condividono con loro questa esperienza. Il fatto che ogni anno i partecipanti aumentino dimostra che c’è uno spirito autentico che attrae e che rappresenta l’anima della corsa».